Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “la Stampa”
In Italia la linea più breve fra due punti è l'arabesco: Flaiano, al solito, aveva ragione. Infatti al San Carlo di Napoli pare proprio che il nuovo sovrintendente sarà Carlo Fuortes. Era il posto dove voleva metterlo il governo per fargli lasciare quello che occupava, di amministratore delegato della Rai. Per liberarlo, fu scritto un decreto ad hoc per vietare ai pensionati stranieri di dirigere teatri italiani, leggi il francese Stéphane Lissner che sovrintendeva appunto a Napoli.
Lissner fece resistenza e polemica, i giornali dei titoloni e alla fine lo stesso Fuortes mollò la Rai ma si chiamò fuori dal San Carlo (anche perché avrebbe preferito la Scala). Se ne parlò molto per qualche giorno poi, come tutte le polemiche italiane, anche questa finì nel limbo. Adesso è quasi certo che la situazione si sia sbloccata e che Fuortes traslochi a Napoli.
Prossime partite del Risiko dei teatri, Firenze e Milano. Al Maggio si dà per scontato che l'attuale commissario, Onofrio Cutaia, succederà a sé stesso come sovrintendente, a meno che non si debbano portare i libri in tribunale a causa di una situazione economica catastrofica, in una città dove tutti si dicono attaccatissimi al loro teatro ma nessuno tira mai fuori un fiorino per farlo vivere.
Sempre lo stesso decreto-Lissner, concesso e non dato che diventi legge e che non sia pieno di vizi di forma e di costituzionalità, impedirebbe a Dominique Meyer, in scadenza nel '25, un secondo mandato alla Scala, scatenando la guerra di successione. Detto questo, Fuortes a Napoli è una doppia buona notizia. Intanto per il San Carlo, perché un teatro lirico Fuortes l'ha già diretto, l'Opera di Roma, e a giudizio di tutti tranne i sindacati, anche molto bene.
Che il più antico teatro d'opera del mondo in ininterrotta attività fosse considerato dal governo, oltretutto sovranista e identitario (e nulla, in Italia, è più identitario del melodramma) una specie di deposito per manager sgraditi è abbastanza grave, né per cacciare Lissner c'era alcuna valida motivazione artistica. Ma almeno, e questa è la seconda buona notizia, a dirigerlo va un grande professionista e non qualche oscuro figuro "d'area".
sangiuliano lissner onofrio cutaia
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