Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, ti confesso che quanto alle élites e al diffuso risentimento nei loro confronti il mio pensiero è semplice semplice. Se vado in giro preferisco incontrare uno che nel suo mestiere ne sappia e ne abbia esperienza. Per quanto mi riguarda, non ho il benché minimo dubbio di far parte delle élites intellettuali di questo Paese, perché _ questo da quando avevo 19 anni _ che non passa giorno senza che io trascorra tra le cinque e le otto ore a leggere e studiare.
lucetta scaraffia col marito ernesto galli della loggia
Detto questo non faccio parte di alcuna loggia, di alcun salotto, di alcuna cosca intellettuale, di alcun club di possidenti. Non ho il benché minimo rapporto né con un giornale né con una corrente d’opinione né con un similpartito. Non sono mai più entrato in un’università dal giorno in cui mi laureai con 110 e lode. Detto in breve me ne strafotto di tutto e di tutti.
Proprio per questo allibisco a leggere le poche e volgari righe che un “anonimo milanese” ti ha scritto a proposito del mio amico Ernesto Galli della Loggia, righe alle quali tu hai voluto dare una particolare visibilità. Ho conosciuto Ernesto quarant’anni fa, quando era ancora un giovane e semisconosciuto intellettuale fresco di laurea negli studi storici. Aveva un tale talento nello scrivere e nel mettere in piedi i suoi ragionamenti, che gli proposi subito di collaborare al “Paese Sera”.
WALTER VELTRONI AMBASCIATORE NOAR GILAN FIAMMA NIRENSTEIN
Ricordo come fosse ora il suo primo articolo: un articolo sulla pubblicità di una camicia maschile. Bellissimo. E come tale giudicato dal nostro direttore di allora, Aniello Coppola. Risale a quel tempo il rapporto di Ernesto con Fiamma, che era una ragazzina che lavorava al “Paese Sera” e la cui parentela con Franco Fortini non le giovava nemmeno un po’.
Ernesto, che è oggi il miglior editorialista politico/intellettuale da prima pagina di un grande giornale, ha poi proseguito un suo magnifico itinerario forte solo del suo talento e dei suoi polpastrelli quando sbattono sui tasti di un computer.
Non fa parte neppure lui di alcun cosca, di alcun salotto, di alcuna corrente d’opinione forte e diffusa, di alcun club di possidenti. Siamo soliti vederci da soli, una volta al mese, noi due a cena. Parliamo dei libri che abbiamo appena letto e di quelli che intendiamo leggere. Talvolta è lui che mi dà delle imbeccate, talvolta il contrario.
Al tuo velenoso (e invidioso) lettore anonimo vorrei dire che se vuole, una volta può partecipare anche lui a questi nostri conversari. Sempre che lui ne sia degno, perché di certo sono dei conversari da élite. Chiaro?