L'INTERVISTA INTEGRALE DI CLINT EASTWOOD SU ''ESQUIRE'' (PER LANCIARE IL SUO FILM E PURE IL FIGLIO)
http://www.esquire.com/entertainment/a46893/double-trouble-clint-and-scott-eastwood/
Arianna Finos per ''la Repubblica''
Clint Eastwood punta su Donald Trump, perché "è uno tosto, no?", senz'altro la scelta migliore in un'America affidata alla "pussy-generation", generazione di fighette che "ha paura di dire le cose vere e ci sommerge di politicamente corretto". Si esprime con la solita rude franchezza, l'attore e regista che a 86 anni vanta una delle carriere più longeve di Hollywood.
Di inossidabile fede repubblicana, Eastwood è la prima grande star a schierarsi pubblicamente per il candidato repubblicano alla presidenza, mentre i colleghi, prima su tutti Meryl Streep (con cui Clint ha girato I ponty di Madison County), sostengono compatti Hillary Clinton. E se Eastwood mette le mani avanti "il mio non è un endorsement, non appoggio nessun candidato né ho parlato con Trump", si tratta di una indicazione di voto forte e chiara.
L'occasione dell'annuncio politico è una lunga intervista rilasciata alla rivista Esquire, nel numero di settembre, insieme al figlio Scott, attore emergente. Mentre il padre sta completando il suo ultimo film, Sully, con Tom Hanks, il 34esimo nella sua carriera di regista, Scott arriva al cinema con il Suicide Squad.
"In segreto siamo tutti stanchi della correttezza politica - dice Eastwood. - Oggi siamo nel pieno della generazione "kiss-ass", la generazione "pussy". le timorose fighette: questo non si può dire, questo non si può fare, tutto è proibito. Altrimenti piovono accuse di razzismo". E' evidente il riferimento a Trump: "E' uno che dice quello che gli passa in testa, e spesso non si tratta di concetti così buoni. Capisco da dove arrivano, ma non sono sempre d'accordo con lui".
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Eastwood, che quest'anno non ha partecipato alla Convention repubblicana, ammette che gli brucia ancora quella che definisce "la cosa sciocca" fatta alla Convention del 2012 a Tampa, in cui parlò con la sedia vuota come se stesse intervistando Barack Obama. Spiega che l'idea gli era venuta vedendo che gli altri speaker erano ripetitivi. Cercando quindi qualcosa di più forte e incisivo, si era ispirato alla frase di una canzone di Neil Diamond, And no one heard at all/not even the chair, "ho pensato: questo è Obama". Il regia boccia come noiosa tutta l'attuale campagna alla presidenza.
Se dovesse scegliere tra i due candidati non avrebbe dubbi: "Trump è uno tosto. Lei invece ha dichiarato che intende seguire le orme d Obama". Hillary sarebbe colpevole di aver fatto troppi compromessi per fare politica, "io ho rinunciato a farne e sono sicuro che Ronald REagan avrebbe fatto lo stesso".
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