DAGOREPORT
L'ultimo atto (indecente) del governo Monti è la resa incondizionata alla ragione e alle regole della diplomazia internazionale. E speriamo che la restituzione dei due marò alle autorità indiane sia davvero l'ultimo capitolo di un bilancio nerissimo dell'esecutivo tecnico.
GIULIO TERZILa brutta figura dell'Italia di Rigor Mortis si è consumata tra il voto delle politiche di fine febbraio e l'incarico per un nuovo esecutivo consumatosi l'altro giorno al Quirinale.
E qualcuno (maligno) potrebbe anche sospettare che il "trionfale" ritorno in patria dei due fucilieri della Marina, proprio alla vigilia del voto, sia stata anche una mossa propagandista di chi sedeva a palazzo Chigi e contemporaneamente girava le piazze per raccogliere consensi con la sua Lista Civica.
Così, trattati come agnelli sacrificali al mercato all'ingrosso della Farnesina, i due marò accusati di aver sparato e ucciso degli inermi pescatori in acque lontane, tornano per essere giudicati in India. Lì dove il nostro ambasciatore, Daniele Mancini, è stato preso in ostaggio dopo che il nostro Paese aveva violato le intese sulla riconsegna dei "prigionieri" autorizzati a far ritorno in Italia per partecipare alla tornata elettorale.
MARIO MONTI LEGGE RESTART ITALIADetto che l'ambasciatore Giulio Terzi, ha dimostrato di non essere all'altezza del compito affidatogli per grazia di Gianfranco Fini (ma questo era noto nel mondo della diplomazia già dai tempi che era stato promosso da Berlusconi alla sede di Washington), quel che appare insopportabile e indecente è che il premier Monti scarichi tutte le colpe dell'immorale vicenda marò sulle spalle del suo responsabile degli Esteri.
DANIELE MANCINIL'Affondatore della Bocconi solo per codardia nemmeno si rende conto che sarebbe inaudito se l'esecutivo fosse stato tenuto all'oscuro della più grave crisi diplomatica in cui si è imbattuta l'Italia negli ultimi anni. Ma grazie a una stampa a dir poco compiacente se non lecchina, ieri gli uffici del premier sono arrivati alla sfrontatezza di far sapere ai cronisti che "palazzo Chigi e Quirinale non sono stati coinvolti in modo adeguato nella decisione". Tirando in ballo, appunto, Giorgio Napolitano, che ha poco gradito l'accostamento con gli "errori" della Farnesina.
Ma li leggono i giornali Rigor Mortis e il suo staff? I professoroni non si sono leccati i baffi quando i corrispondenti diplomatici dei giornaloni li hanno coperti di encomi per aver strappato i due marò alle sgrinfie della giustizia indiana?
TERZI E MAROE pensare che il governo Monti, a dare ascolto ai media scodinzolanti, era nato sulle spoglie dell'improponibile Berlusconi proprio per ridare credibilità all'Italia. Se la affidabilità di un Paese venisse misurata non soltanto con lo spread (bancario) ma pure attraverso i suoi gesti diplomatici oggi potremmo vantarci di aver indossato la maglia nera in Europa e nel mondo.
I DUE MARO GIRONE E LATORRESOS CORRIERE, FLEBUCCIO DE BORTOLI RESTA O VA VIA?
A proposito dei giornaloni dei Poteri marci. Ieri il direttore del Corrierone, Flebuccio de Bortoli, ha spiegato al Comitato di redazione che le notizie riportate da Dagospia (e non solo) di sue imminenti dimissioni, non sono fondate. La rappresentanza sindacale, facendosi portavoce di Flebuccio, ha riportato il messaggio all'assemblea dei giornalisti riunita in via Solferino.
Forse con altrettanta sollecitudine il Cdr avrebbe dovuto mettere fine pure alle voci che circolano nelle redazioni di Roma e Milano sul prossimo arrivo al Corriere di Giulio Anselmi in duplex con l'attuale responsabile de "la Stampa", Mario Calabresi. Di sicuro c'è che il primo aprile scade il quadriennio di Flebuccio alla guida del quotidiano dei Poteri marci. E soltanto allora sapremo chi è stato vittima del "pesce d'aprile".