Estratto dell'articolo di Michele Bovi per www.huffingtonpost.it
Persino il sassofonista più famoso nella storia del cool jazz e della bossa nova aveva un soffio ucraino nelle guance: da papà e mamma ebrei emigrati in America, ma originari del Paese oggi governato da Volodymyr Zelensky, era stato registrato all’anagrafe di Filadelfia come Stanislao “Stanley” Gayetzky, trasformato anni dopo per buona sorte e memorabili dischi nel più orecchiabile nome d’arte di Stan Getz.
Nella storia musicale dell’Ucraina c’è chi ha compiuto il percorso inverso a quello di Stan Getz: nati altrove e approdati a Kiev, come il concertista V?ktor Stepanovyc Kosenko (1896 – 1938) tra i più apprezzati autori europei di composizioni per bambini. Kosenko, nato a San Pietroburgo, aveva lasciato la Russia in contrasto con il regime stalinista e ottenuto la naturalizzazione ucraina.
Il divieto nonostante Ciaikovski
Musica e geopolitica peraltro hanno sempre rappresentato un connubio fortemente distintivo in quell’area. A partire da Mykola V?tal?jovyc Lysenko (1842 – 1912) considerato il padre della musica ucraina. Autore dell’opera “Taras Bulba” ispirata al romanzo omonimo di Nicolaj Gogol’, Lysenko pretese sempre che i suoi lavori lirici venissero rappresentati esclusivamente da libretti in lingua ucraina. A Ciaikovski che entusiasta di “Taras Bulba” gli proponeva di mettere in scena l’opera a Mosca, Lysenko negò il consenso per l’esecuzione in lingua russa.
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Componeva musica religiosa anche Mykola Dmytrovyc Leontovyc (1877 – 1921) autore di “Šcedryk” (in ucraino Serata di abbondanza) brano corale diventato nell’adattamento di Peter Wilousky, altro musicista ucraino naturalizzato statunitense, il canto natalizio “Carol of the Bells” utilizzato anche dalla Disney per il film “Mamma ho perso l’aereo”.
L’antenato di Bella Ciao
Trovò ospitalità definitiva negli Stati Uniti anche Mishka Ziganoff (1889 – 1967) il musicista che compose nel 1919 “Oi Oi di Koilen”, la cui struttura melodico-armonica subì progressive trasformazioni fino a divenire uno dei brani in assoluto più significativi della competizione politica: “Bella Ciao”.
I musicisti che diventano famosi all’estero riscuotono titoli governativi, simili ai nostri cavalierati. È quanto accaduto alla cantante e violinista Assia Ahhtt che nel 2013 ha conquistato la scena americana con il singolo “If Only Tonight” ed è stata nominata Artista Onoraria d’Ucraina. Così come Oleksandr Valerijovyc Ponomar'ov nominato per sette volte Cantante dell’anno in patria e dopo la partecipazione all’Eurovision Song Contest del 2003 con la canzone in lingua inglese “Hasta la vista” proclamato a sua volta Artista Onorario d’Ucraina.
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Esclusi dall’Eurovision Song Contest
kalush orchestra vince l' eurovision 6
Nell’edizione 2022 ha gareggiato e vinto il gruppo Kalush Orchestra. Ma a superare la selezione pubblica era stata la rapper Alina Paš, costretta però a rinunciare. L’artista fu accusata di aver intrapreso nel 2015 un viaggio nel territorio conteso della Crimea, passando per il confine russo ed esibendo al rientro documenti falsi alle autorità ucraine.
Tre anni prima un incidente analogo era toccato alla cantante e produttrice discografica Maruv. L’artista aveva vinto la selezione per rappresentare l’Ucraina all’Eurovision Song Contest ma aveva accettato di esibirsi in due concerti in Russia. Era intervenuto addirittura il vice primo ministro alla Cultura per attestare che “gli artisti che non riconoscono l'integrità territoriale dell'Ucraina non dovrebbero rappresentare il Paese ad una manifestazione internazionale”. [...]
kalush orchestra vince l' eurovision 5
Non corre rischi del genere la cantante e conduttrice televisiva Nadija Dorofjejeva (1990) inclusa dal 2022 nella lista nera delle star ucraine a cui è vietato l’ingresso nella Federazione Russa per mezzo secolo a causa del dissenso manifestato verso quella che Mosca definisce “operazione militare speciale”.
Le voci amate dalla Casa Bianca
Certo l’ideale è farsi rappresentare da artisti che abbiano consapevolezza della scienza politica. Come Zlata Ohnjevic, di origini italiane e serbe, parlamentare ucraina del partito radicale ma anche cantante classificatasi al terzo posto all’Eurovision Song Contest del 2013.
Meglio di Zlata Ohnjevic aveva fatto nel 2004 Ruslana Stepanivna Lyzycko, cantante e attivista politica, conquistando il primo posto dell’Eurovision Song Contest. Anche grazie a tale vittoria in quello stesso anno Ruslana fu designata per il più prestigioso riconoscimento in patria, quello di Eroina dell’Ucraina e le venne assegnato dal segretario di Stato statunitense Colin Powell l’Oscar internazionale delle Donne Coraggiose.
vladimir horowitz riceve la Presidential Medal of Freedom da ronald reagan
Il primo segnale di pubblico apprezzamento della Casa Bianca verso artisti ucraini risale al 1986 quando Ronald Reagan conferì la Presidential Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile, al compositore Vladimir Horowitz (1903 – 1989), naturalizzato statunitense, protagonista di una serie di concerti tra Mosca e Leningrado all’insegna del nuovo clima di dialogo e distensione tra USA e URSS.
Così Iryna Mykolaïvna Bilyk, ancora oggi attiva nell’industria musicale, si esibì nel 1995 per il presidente Bill Clinton: Iryna ha prodotto finora dodici album musicali, di cui cinque in russo e uno in polacco. Un’impronta di internazionalità diffusa, ancor più testimoniata dalla circostanza che all’Eurovision Song Contest artisti ucraini hanno rappresentato anche altri Paesi: Eduard Eduardovic Romanjuta nel 2015 cantò con il vessillo della Moldavia e Alekseev nel 2018 interpretò la canzone “Forever” per conto della Bielorussia.
Dov’è la Donna più bella?
Qualcuno si è dileguato. Per esempio la cantante e conduttrice televisiva Vira Viktorivna Haluška, che ha scelto come nome d’arte Vera Brezneva, in memoria di Leonid Breznev coriaceo segretario generale del Partito comunista sovietico. L’artista che nel 2010 era stata definita dalla stampa “Donna più bella dell’Ucraina”, già componente del gruppo pop VIAgra, ha vissuto e lavorato preferibilmente in Russia. Dal 2022 le notizie che la riguardano sono rare e contraddittorie.
Secondo alcune fonti risiederebbe tuttora a Mosca, secondo altre avrebbe lasciato la Russia per impegnarsi nel volontariato a favore dei profughi ucraini in Polonia e in Italia. Così come si sono perse le tracce di Odessa Barbie, nome d’arte di Valeria Lukyanova, compositrice, soprano lirico e showgirl caratterizzata dalla conturbante somiglianza con la bambola americana. Nel 2014, anno della guerra in Donbass, si era trasferita a Mosca, oggi chissà. [...]
Alcune storie di musicisti ucraini sono state materia di indagini. Quella del cantautore Vladimir Michajlovic Ivasjuk (1949 – 1979) è ancora oggi fonte di tenebrose congetture. Ivasiuk è stato l’autore delle canzoni più popolari ed eseguite negli anni Settanta in tutta l’Unione Sovietica: brani che esprimevano soprattutto amore e devozione nei confronti dell’Ucraina.
Il sospetto palesato dalle autorità di Kiev è che siano state percepite da Mosca come sorgente della rinascita del sentimento nazionalista. Il 18 maggio 1979 Ivasjuk fu trovato impiccato in un bosco alla periferia di Leopoli. Motivazione ufficiale: suicidio. A Kiev sostengono che dopo la sua morte la radio di Stato sospese la diffusione delle sue composizioni e i suoi dischi furono tenuti a lungo fuori commercio.
Il compositore del caso Moro
Di altri due musicisti ucraini si occuparono anche i servizi segreti italiani. Inquietante è stato il caso di Igor Markevitch (1912 – 1983). Compositore e direttore d’orchestra tra i più stimati in Europa ottenne la cittadinanza italiana sposando la duchessa Topazia Caetani. Markevitch fu a lungo oggetto di indagini perché sospettato di essere un elemento di vertice delle Brigate rosse con un ruolo decisivo in ordine al sequestro di Aldo Moro.
L’altro musicista ucraino monitorato dai nostri apparati di intelligence fu il tenore Anatolio Solovianenko. Una storia dal sapore salottiero rispetto alla drammaticità del caso Moro che tuttavia disegna circostanze di una geopolitica di cui resta memoria lontana.
Anatolio Solovianenko disco serata a mosca
È tutto scritto in un documento datato 12 dicembre 1964 inviato dall’Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del Viminale, al ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani: la velina informava che il Partito comunista aveva ordinato alle sezioni dell’Emilia-Romagna e della Toscana di fare incetta di cartoline per “Napoli contro tutti”, la trasmissione della Rai che in quell’edizione sostituiva “Canzonissima” nella gara canora abbinata alla Lotteria di Capodanno.
In “Napoli contro tutti” si sfidavano i brani più significativi di ciascun Paese: l’obiettivo, secondo l’informativa del Viminale, era di far arrivare la canzone “Serate a Mosca”, interpretata dallo sconosciuto tenore ucraino Anatolio Solovianenko, al secondo posto, subito dopo l’insuperabile “‘O Sole Mio” cantata da Claudio Villa, con la conseguenza di un’umiliazione per gli Stati Uniti, nel programma rappresentati dalla popstar Neil Sedaka che interpretava i brani “Love Is a Many Splendored Thing” e “Ritmo di Broadway”, e la dimostrazione della crescita tra gli italiani delle simpatie verso il più importante Paese dell’est.
Il documento avvertiva che “senza adeguate contromisure” il Partito comunista avrebbe facilmente raggiunto il suo scopo. Finì con Claudio Villa e “‘O Sole Mio” al primo posto (voti 780.104), Gigliola Cinquetti al secondo con “Non ho l’età” (201.017 voti) e Solovianenko al terzo posto (180.190 voti), poi ancora la Cinquetti con “Anema e core” e ancora Villa con “Torna a Surriento”. Distanziata, al sesto posto, un’altra canzone straniera, “La violetera” interpretata dall’artista spagnola Encarnita Polo. Per Neil Sedaka e gli Stati Uniti canterini fu un’avvilente disfatta: non riuscirono nemmeno ad accedere alla serata finale.