Marco Molendini per Dagospia
C'è un antico vezzo a cui i politici non si sottraggono: spararla, meglio se grossa, scegliendo un tema assai popolare e usare le reazioni come cassa di risonanza. Difficile trovare un'altra lettura per le uscite fuori tempo massimo dell'europarlamentare leghista e candidata in Toscana per la Lega Susanna Ceccardi e per il controcanto di Georgia Meloni a proposito di Imagine, canzone fra le più popolari e suonate del mondo, scritta nel 1971 e, per la verità, non nuova ad anatemi, a volte ridicoli. Come è in generale ridicolo stare a dibattere se Imagine sia o meno una canzone marxista.
Non credo, con tutto il fervore dell’epoca, che John Lennon si sia messo a scrivere la sua canzone nella camera da letto della tenuta di Titte hurst park ad Ascott pensando voglio scrivere un inno comunista. È vero, però, che il suo testo pur essendo ispirato a un sentimento di concordia universale, ha più volte suscitato reazioni. Come quando, tre anni fa, in Pakistan venne definita inno dell'ateismo e perciò proibita a scuola. Qualche tempo prima era stata proibita in una scuola religiosa del Devon perché ritenuta anti religiosa. E qualcun altro pensò di vietarne l'uso in molte chiese, anno 2012, ai funerali per quel suo verso «imagine there's no haeven» (immagina che non ci sia un paradiso).
Sempre in Gran Bretagna, quando venne fatta una sorta di hit parade delle canzoni più suonate durante le esequie (la più gettonata era My Way di Sinatra), si scoprì che un quarto delle agenzie di pompe funebri rifiutava l'uso di Imagine. Anche l'accusa di essere una canzone ideologicamente comunista non è nuova: finchè era vivo, Lennon non se ne occupava più di tanto.
L'autore di Working class hero rispondeva «può essere un manifesto comunista ma nel mondo non ci sono governi veramente comunisti e io non mi sento particolarmente comunista né parte di alcun movimento politico». Piuttosto idealizzava una patria immaginaria, Nutopia, che avesse come inno nazionale tre secondi di silenzio.
Ma il contenuto di Imagine più che altro è farina di un pacifismo sognatore anni 70, figlio della filosofia peace & love, ispirato ad alcuni versi elementari di Yoko Ono, scritti quando faceva parte del movimento di artisti Fluxus e contenuti nel libro Grapefruit del 64. Brevi epigrammi come Cloud piece: «Imagine the clouds dripping/Dig a hole in your garden to/put them in» (Immagina le nuvole che gocciolano / Scava una buca nel tuo giardino / per metterle dentro). E come Tunafish sandwhich piece: «Imagine one thousand suns in the/sky at the same time./Let them shine for one hour/Then, let them gradually melt/into the sky/Make one tunafish sandwich and eat» (Immagina mille soli /nel cielo allo stesso tempo/lasciali brillare per un'ora/ Quindi, lasciali sciogliere gradualmente nel cielo/ Prepara un sandwich al tonno e mangialo). Ma il testo è stato suggerito anche da un libro di preghiere, Christian prayer, che gli aveva regalato Dick Gregory, attore e combattente dei diritti civili. Una canzone schierata, ma che c’è di male. Fossi stato la Ceccardi o la Meloni avrei risposto che non me ne fregava nulla di stare a disquisire su un brano amato nel mondo e che appartiene alla storia, a meno che non volessi alzare un po’ di canizza, tipo quelli che amano abbattere le statue o disquisire se Via col vento sia un film razzista.
marco molendini foto di bacco salvini ceccardi meloni paul mccartney, john lennon e george harrison 2 lennon, yoko ono e mccartney i beatles yoko ono, john e julian lennon salvini ceccardi