Estratto dell'articolo di Nicoletta Verna per “la Stampa”
È il 3 giugno del 1964, e nell'appartamento londinese di Jimmy Nicol suona il telefono. Dall'altra parte c'è un uomo che lui conosce solo superficialmente, e che pronuncia poche, concitate parole. È la telefonata che gli cambierà la vita. […] poche ore prima una persona ha perso i sensi ed è stata ricoverata in ospedale con una tonsillite acuta. Quella persona è Ringo Starr. E l'indomani i Beatles devono partire per uno dei tour più importanti della loro carriera.
George Martin e Brian Epstein […] precipitano nel panico. […] Allora a Martin viene in mente un ragazzo che ha appena conosciuto, un bravo batterista che ha suonato in un disco di cover dei Beatles. […] Jimmy, ovviamente, accetta. Accetterebbe anche gratis, ma Epstein gli offre 2.500 sterline a esibizione più 2.500 di bonus. […] Si taglia i capelli in stile mop-top, indossa l'abito di Ringo, impara le canzoni. Ventisette ore dopo, incredulo ma determinato, è sul palco dei Giardini di Tivoli, a Copenhagen. Parte She loves you: è l'inizio di una leggenda che però resterà piccola, privata. Il tour prosegue, Olanda, Hong Kong.
Jimmy si gode la vita, le donne e le limousine. Il successo: è un Beatle. E durante le prove non si risparmia. Quando gli chiedono «Come va?» ripete compulsivamente: «It's getting better», «Va meglio»: nel '67 Getting better diventerà un pezzo di Sgt Pepper proprio in ricordo, dice Paul Mc Cartney, di quel ragazzo che per dieci giorni ha coltivato il sogno di diventare l'uomo più famoso del mondo, e non ce l'ha fatta.
[…] il sentimento che prova è universale: la speranza, l'illusione. Forse trova il coraggio di rivelare a se stesso che Ringo Starr non è poi un batterista così eccezionale. E nutre, da qualche parte, la fantasticheria che possa avvenire un miracolo. Il miracolo, però, non avviene. Ringo guarisce e li raggiunge in Australia. Jimmy è così depresso che non riesce a salutare nessuno: parte di notte come un ladro, mentre gli altri Beatles, quelli veri, dormono. All'aeroporto Epstein gli regala un assegno di 500 sterline e un orologio d'oro con la scritta: «Dai Beatles e Brian Epstein a Jimmy - con apprezzamento e gratitudine».
Di quei dieci giorni gli resta solo questo. E una frase, spietata, di John Lennon: «Tu sei migliore di Ringo. Ma purtroppo hai perso la nave». […] È irrilevante sapere com'è proseguita la vita di Jimmy Nicol: quando quel che sarebbe potuto succedere è così notevole, ciò che è davvero successo non importa. Importa, però, riconoscere il tratto universale di questa storia. Perché la sensazione di avere prima o poi perso la nave accomuna veramente tutti.
Ma qual è, per l'esattezza, questa sensazione? Come possiamo definire il sentimento di quando pensiamo a «cosa sarebbe successo se»? Sebbene sia così frequente e familiare, nella lingua italiana non esiste un termine per indicarlo. Forse perché la gamma di emozioni che include è troppo ampia, complessa.
[…] Ci sentiamo vittima di un'ingiustizia, poiché siamo stati depauperati di una possibilità che ci spettava di diritto. Infine, è un sentimento intriso di desiderio, quel tipo di desiderio nostalgico che proviamo per i luoghi sconosciuti, l'innato e umanissimo istinto di pensare che il più bello dei mari è quello che non navigammo. Tendiamo a credere che l'occasione persa sia sempre migliore di quella realizzata.
Ed è un inganno della mente, quello che la psicologia cognitiva chiama bias di conferma: il processo per cui selezioniamo le informazioni ponendo più attenzione su quelle che rafforzano le nostre convinzioni e ignoriamo quelle che le contraddicono. Ci interroghiamo a sufficienza sui risvolti negativi di ciò che rimpiangiamo? Jimmy Nicol avrà prima o poi realizzato che, razionalmente, la sua vita è stata più longeva e probabilmente meno tragica di quella di John Lennon? […]
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