Livia Taglioli per gazzetta.it
La Juve supera lo Spezia 1-0, conquista il quattordicesimo risultato utile consecutivo in campionato e conquista la quarta posizione, a una distanza probabilmente provvisoria di 5 lunghezze dalla vetta, in attesa dell’esito di Napoli-Milan in programma in serata. Con l’Atalanta che deve recuperare una partita ma ora è attardata a -6. Il gol della vittoria è realizzato da Morata, a segno dopo 21 minuti. Per lo spagnolo è la prima rete del 2022, la sesta in campionato: il suo ultimo centro risaliva allo scorso 18 dicembre, nel 2-0 contro il Bologna. Quarta sconfitta consecutiva invece per la squadra di Thiago Motta.
VLAHOVIC C’È, A SEGNO MORATA
Tornano in due, Rugani direttamente in campo dal 1’ e Bernardeschi in panchina, ma sono fuori Bonucci, De Sciglio e Dybala (Allegri ha parlato di un “problemino al flessore”), oltre ad altri sei già previsti (Chiesa e Kaio Jorge, McKennie e Zakaria, Alex Sandro e Chiellini). Centrocampo dunque obbligato con Arthur centrale e Vlahovic confermato titolare, per l’ottava gara su 8 nel mese trascorso a Torino. Allegri schiera un 4-3-3 elastico, che diventa 3-5-2 in fase di possesso
Lo Spezia parte con un 4-3-3 a specchio, che gioca con linee molto compatte e grande aggressività. E’ la Juve a fare la gara: la incanala su ritmi bassi ma imposta con buona intensità; lo Spezia pressa, strappa parecchi palloni in mezzo o sulla trequarti, ma non arriva praticamente mai al tiro. Fourneau tollera un gioco deciso, lo Spezia non arretra, la Juve indottrinata da Allegri tesse la sua tela con pazienza e al 21’ trova il corridoio giusto: Locatelli inventa il suo terzo assist, che Morata trasforma nel suo sesto gol in campionato.
Poi il copione non cambia, anzi i bianconeri abbassano un po’ il baricentro, come a voler attirare in avanti i liguri. Locatelli cresce e si conferma abile incursore, non solo nell’occasione dell’assist, Cuadrado si spolmona su e giù, perdendo un po’ di lucidità. Vlahovic lotta da par suo, ma ancora è servito poco e male. A mancare in casa bianconera sono un po’ di decisione nel tiro e un po’ di qualità nell’ultimo passaggio. Soprattutto il cross non viene quasi considerato come arma letale per innescare l’attaccante serbo.
PARTENZA COL BRIVIDO— Rientra in campo una Juve forse troppo rilassata. A suonare la sveglia ci pensa dopo 6 minuti Gyasi, che di testa raccoglie un cross di Verde e impegna Szczesny, che si accartoccia sulla linea e para la conclusione ravvicinata. Alza i giri la Juve, Nikolau stoppa una botta di Morata, i bianconeri tornano in sella al match. I liguri non si danno per vinti, Fourneau ora distribuisce generosamente gialli (anche al Bernardeschi, nel frattempo subentrato a Pellegrini, che dunque salterà la Samp), Szczesny non passa inosservato (leggi grande chance per Agudelo al minuto 80).
Rispetto alla prima frazione la Juve rischia qualcosa di più, ma non smette di cercare il raddoppio, complice qualche fessura in più fra le linee liguri. Il gioco si fa meno macchinoso, i giocatori della Juve giocano meno spalle alla porta. Ma non per questo riescono a vedere spesso negli occhi Provedec. Anzi, col passare dei minuti devono guardarsi le spalle e far sempre trovare il muro pronto: lo Spezia non molla. Kean prende il posto di Vlahovic negli ultimi 5 minuti regolamentari: anche lui sarà utile nella diga con cui la Juve blinda il risultato, in un finale al cardiopalma, fra il forcing finale dello Spezia ma anche il raddoppio sprecato da Morata su assist di Cuadrado.
MAX ALLEGRI ALLENATORE DELLA JUVENTUS