Piero Colaprico per “la Repubblica”
Anna Maria Bernardini de Pace è, nella vita e nel lavoro, quello che si definisce una forza della natura. E la natura, si sa, può essere di volta in volta vista come buona o come cattiva. A volte brutale.
Quindi, a Milano come nel resto d'Italia, si può trovare chi di lei, neo avvocata di Francesco Totti, ex capitano e bandiera della Roma, parla malissimo, come ha fatto di recente e in chiaro il regista Gabriele Muccino: «L'ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per cinque anni», accusandola di adottare strategie dentro e fuori l'aula di giustizia «schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci. I figli?
Traumatizzati a vita». E c'è chi, a Milano, dice più o meno lo stesso, ma restando nell'ombra, e spiegando che un po' è spietata e un po' conosce così tante persone influenti da poter intimorire chiunque non sia "corazzato".
Sembra un'esagerazione, e in ogni caso non sono pochi quelli che continuano a volerla come avvocata, come amica, come sponsor: come successo, ad esempio, a Luca Bernardo, primario di pediatria al Fatabenefratelli, alle ultime comunali competitor del sindaco Beppe Sala per il centrodestra, una decisione che ha visto lei, che è radicale, insieme con Licia Ronzulli, berlusconiana ortodossa, nel ruolo di suggeritrici.
La prima super-tappa della scalata milanese - non lo ricorda quasi più nessuno - era cominciata per Bernardini de Pace con Tangentopoli, e cioè con l'inchiesta giudiziaria che bombardò in parte il sistema della corruzione pubblica: difendeva Laura Sala, la moglie separata di Mario Chiesa, politico rampante e tirchio.
Lui voleva darle, in sede di divorzio, una minima parte del suo stipendio ufficiale da presidente del Pio Albergo Trivulzio. Praticamente una mancia. Lei - era il febbraio '92, l'avvocata accompagnò la signora nell'ufficio di Antonio Di Pietro, allora pubblico ministero - si sfogò ed emerse così, ex abrupto, direbbero i giuristi, il "denaro nero" del faccendiere. Un pozzo profondo nel quale il divorziando Chiesa, già detenuto per mazzette nel carcere di San Vittore, trascinò alla fine un bel po' di socialisti (e non solo).
L'avvocata Bernardini de Pace porta i suoi 74 anni con grande leggerezza. Nella sua cittadina di mare pugliese la ricordano tra le altre cose per la sua avvenenza giovanile.
Ma, com' è ovvio, resta la sua testa spregiudicata ad averne consolidato la fama (e le parcelle). Sposata e poi divorziata da un suo professore universitario, padre delle due figlie, non s' era laureata subito. Aveva mollato i corsi, ma «non volendo essere mantenuta», diceva agli amici, s' era rimessa sui libri: a 34 anni è entrata nello studio milanese dei genitori. E qui, così si dice, «litigava forte con la madre, perché frequentava un uomo sposato».
Quindi, ufficio in proprio. All'inizio si occupava di diritto d'autore, è stata consulente di Caterina Caselli, ha seguito vari artisti, compreso Fabrizio De Andrè, e di alcuni, come Ornella Vanoni e Mario Lavezzi, è rimasta amica. A trasformarla in matrimonialista era stato - ed è vero - il suggerimento di Indro Montanelli, che l'aveva voluta nell'87 come collaboratrice del "Giornale": «Francesco Alberoni parla di Innamoramento e amore, vedrai quanto aumenteranno i divorzi, lascia gli artisti e passa al diritto di famiglia».
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Un'idea azzeccata: recentemente Flavio Briatore, prima Simona Ventura, prima ancora Gianfranco Funari, ma anche Romina Power e Al Bano, Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti, Nina Moric e Fabrizio Corona. E, ovviamente, anche una clientela composta da persone che meno si parla di loro e meglio è: industriali, finanzieri, gente con i danée. I suoi studi sono diventati recentemente cinque, in varie parti d'Italia, e le cause trattate sono circa 300 l'anno (considerate le ferie dei tribunali, una al giorno).
Lei, che continua a scrivere, si vanta essere la giurista che ha inventato "una soluzione efficace", anche se a misura di ricco, per i casi di separazione: la casa matrimoniale resta ai figli e i genitori si alternano. Farlo ai Parioli o in corso Magenta è certo più facile che al Quartaccio o al Giambellino, ma insomma sostiene che marito e moglie possono combattersi, ma riguardo i figli devono "essere alleati". E per i figli dei separati ha scritto anche un "Manuale di sopravvivenza".
Per le sue parcelle, considerate da alcuni troppo alte, ha avuto qualche rogna con l'ordine degli avvocati: risulta una sospensione di tre mesi nel lontano 2009. Intanto lei, mentre infuria la tempesta sul divorzio tra Totti e Ilary Blasi, se ne sta in Puglia. A fare che? Anche se a taluno ricorda la matrigna di Biancaneve, a preparare, insieme con le nipoti, marmellate con la frutta dei suoi alberi.
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