Estratto dell’articolo di Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
Ilenia Pastorelli alla conquista delle isole maggiori. Il 22 apre il Filming Italy Sardegna Festival a Cagliari, con Da Grandi di Fausto Brizzi, una sorta di remake di «Da grande» con Renato Pozzetto dove un bambina (lì era un bambino) che si sente trascurata dai genitori vuole diventare adulta, e il 24 il Festival di Taormina con «Lo sposo indeciso» di Giorgio Amato, dove lei è un’addetta delle pulizie dell’università dove insegna il prof di Filosofia Gianmarco Tognazzi: coppia improbabile, sta convolando a nozze, quando un imprevisto (l’impulso irrefrenabile di una minzione che non finisce più nel bagno della chiesa) manda all’aria tutto. Dietro, c’è una maledizione.
Lei crede nei sortilegi?
«Sì, se una persona ti vuole male, qualcosa di negativo ti arriva. Poi ho visto la serie di Muccino, A casa tutti bene, e Gesù mio quanto è difficile avere relazioni affettive normali».
Lei ha mai ricevuto proposte di matrimonio?
ilenia pastorelli non ci resta che il crimine
«Due, di recente. Il fatto è che credo nella convivenza ma non nel matrimonio, faccio fatica a firmare un contratto per l’eternità. Se mi è andata bene? Avoglia! Mi sono salvata. Vestita da sposa, mi sembrava di stare a Carnevale. Hanno fatto anche follie, un bravissimo tennista tornò dal torneo in Australia perché aveva un’urgenza impellente di provarci, ma, poverino, andò in bianco». […]
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E la maternità?
«Al momento non ci penso proprio».
E l’incapacità di prendere decisioni?
«Sono una di pancia, tendo a non rimuginare».
Le hanno mai fatto serenate, come le fa Tognazzi nel film?
«Sì, spesso, ma ero io che spingevo i ragazzi a farmele, quando abitavo alla Magliana. Venivano sotto casa mia a tutte le ore, mi cantavano Jovanotti o i neomelodici napoletani. I vicini non ce la facevano più».
Non rischia il cliché della romana coatta?
«No, ho fatto anche film, come quelli di Pif o di Dario Argento, in cui non ero coatta. Non voglio fingere di essere pugliese. Ma ci sono delle attrici del dopoguerra che hanno fatto della romanità la loro forza. Penso ad Anna Magnani a cui non mi paragono nemmeno per un’unghia».
Ha vissuto pregiudizi, venendo dal Grande fratello?
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«Mi hanno visto come un’intrusa, ero giudicata ancora prima di cominciare, le critiche più severe le ebbi quando non erano cominciate le riprese di “Jeeg Robot”, senza nemmeno avermi vista. Gabriele Mainetti credette in me, e così Carlo Verdone. Ho esordito col David di Donatello, e il brutto anatroccolo si è trasformato nel cigno bianco. Sono fortunata, ho sempre lavorato, ora esplorerò un film sulle piattaforme. Al debutto ricordo Gabriele che durante il provino mi chiese di piangere e non ci riuscivo. Mi diede un’altra possibilità. Mia madre mi disse: con tutte le bollette che dobbiamo pagare, non ti viene da piangere se te lo chiedono?».
[…]
Trentotto anni il prossimo 24 dicembre.
«Nascere quel giorno è una sfortuna micidiale, un sotto compleanno, tutti a risparmiare, amici e parenti, lo festeggio il giorno prima e il giorno dopo, mi fanno un solo regalo, però è grande aggiungono. Sarà».
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