Ilaria Ravarino per "il Messaggero"
«Raffaella Carrà è stata per il mondo latino quel che gli Abba sono stati per il nord Europa. Solo che gli Abba erano quattro, lei una sola». Quando Nacho Álvarez nomina Carrà suo mito da quando, da bambino, la vide sulla Rai captata dalla parabola a Montevideo - è chiaro che a parlare, prima che il regista, è il fan.
Del resto, per firmare un film come Ballo Ballo - su Amazon dal 25 gennaio, dopo un passaggio ai festival di San Sebastian e Torino serviva una passione al limite della devozione per l' italiana più famosa nel mondo ispano-americano. Ispirato alla carriera di Carrà, e animato da 13 delle sue canzoni (da Ballo Ballo a Tanti Auguri, e Tuca Tuca) il film d' esordio di Alvarez classe 1986, uruguaiano con nonno spagnolo - si ambienta a Madrid a fine anni Settanta, quando in televisione regnava l' ottusa censura franchista e il massimo dell' ambizione per le ragazze era trovare un marito che le sposasse.
In questa cornice si muove la storia di Amparo (Verónica Echegui) e Maria (Ingrid García-Jonsson), ballerina arruolata nel corpo di ballo della seducente Rosa, sorta di Carrà mora che scandalizza i censori, fra cui il padre dell' innamorato della ragazza. Una trama semplice per un musical «tra la fiaba e il cartone animato», ispirato al film Mamma Mia! ma costato venti volte meno (52 milioni il film con le canzoni degli Abba, 3 milioni quello di Alvarez), anche grazie al cospicuo risparmio sui diritti delle canzoni: «Abbiamo preso tutte le hit firmate da Gianni Boncompagni ma le abbiamo fatte ricantare dalle attrici. Mancando la voce di Carrà, abbiamo potuto pagare di meno. Per fortuna Raffaella è stata molto soddisfatta del risultato».
raffaella carrà explota explota
La versione italiana sarà l' unica ad avere i testi tradotti (a cantare sono le doppiatrici Renata Fusco e Domitilla D' Amico), mentre gli altri paesi ascolteranno le canzoni in spagnolo: «I successi di Raffaella non sono facili da cantare ha spiegato García-Jonsson li puoi urlare ai party quando sei ubriaco, ma cantarle è un' altra storia: Carrà ha una voce forte, rock, canta velocemente e con un tono alto. Ho dovuto esercitarmi a lungo».
Quanto a Carrà, che nel film compare in un rapido cameo (l' ultima volta al cinema era stata nel 1980, in Barbara di Gino Landi), il film non sarebbe potuto nascere senza il suo consenso. «Non ho mai pensato di fare un film sulla sua vita, perché sapevo che non avrebbe accettato spiega Alvarez quando l' ho incontrata, nella sua casa a Roma, mi ha detto di aver rifiutato una proposta di Netflix per una serie biografica. Del mio film le piaceva il fatto che un ragazzo giovane come me fosse interessato alle sue canzoni. E che il mio riferimento fosse Mamma Mia!, un film che lei adora».
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L' incontro con Carrà, ottenuto solo dopo aver scritto la sceneggiatura, è un film a parte, una sorta di scambio di ostaggi ottenuto con la complicità dei co-produttori (insieme a Rai Cinema) della Indigo Film, gli stessi di Paolo Sorrentino. «Raffaella non rispondeva alle nostre richieste e non sapevamo come fare. Poi un giorno il team della sua trasmissione (A raccontare comincia tu, ndr) ha scritto alla Indigo perché Raffaella voleva intervistare Paolo. E così hanno offerto Sorrentino in cambio di un incontro con me».
Letta la trama del film, Carrà non ha voluto interferire.
Una sola richiesta: «Mi ha pregato di non stravolgerle le canzoni come ha fatto Paolo ne La grande bellezza».
GLI SHOW Ma c' è lo zampino di Carrà anche nelle coreografie il celebre colpo di testa, le mosse del Tuca Tuca che inizialmente ricalcavano quelle degli show spagnoli anni Settanta: «Ma a lei non piacevano. Mi ha detto: perché non copi le mie? Io mi ero trattenuto perché temevo di dover pagare i diritti. Col suo consenso abbiamo cambiato in corsa».
Il risultato è un film leggero, gioioso e pop, un tributo scanzonato alla regina di una televisione che non c' è più: «In Spagna abbiamo un' ossessione per lei racconta Echegui, presto anche nella serie Amazon 3 Caminos, con Andrea Bosca io la guardavo quando faceva Ciao Raffaella. Sensuale, erotica, libera e senza filtri. Ma non era una Cicciolina: era pura, esplosiva avanguardia». Per Alvarez, che intanto già pensa a un Ballo Ballo 2, nessuno può superarne il mito: «Se Raffaella fosse nata negli Stati Uniti, oggi sarebbe una superstar. Come lei, forse, oggi c' è solo Lady Gaga».
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