Estratto dell’articolo di Laura Martellini per corriere.it
«Sono stupita da tanto clamore. Mi hanno chiamato amici dall’Italia per avvertirmi dell’appello di Carlo Verdone che si chiedeva sui social dove fossi. Eccomi, vivo a Miami e sono la sua Sandy!»: a parlare dall'America con il Corriere della Sera è Natasha Hovey, l'attrice protagonista di «Acqua e sapone» che il regista ha ricordato un giorno fa a 40 anni dall'uscita, domandandosi con nostalgia: «Emanavi dolcezza e grazia, la luminosità del tuo viso non poteva non incantare. Dove sei ora, Natasha?».
Casa a Miami
La risposta arriva da una bella villetta con salottino esterno di Miami dove Natasha Hovey, 56 anni, vive oggi con suo marito di professione medico reumatologo e il figlio David, 24 enne. «Dopo Acqua e Sapone e Compagni di scuola, girati con Carlo, e altri lavori per la Rai, alcuni sceneggiati, mi sono trasferita in Francia per amore di mio marito, con cui ho costruito la famiglia che ancora oggi è tutto per me. I miei si sono separati, volevo una vita diversa. Una storia che fosse per sempre. Così sono volata a Parigi e ho sposato il mio compagno, nel 1999, trovandomi a vivere una specie di transfert: il sentimento che avevo per il cinema si è trasformato in un amore assoluto verso mio marito, parigino, e il nostro ragazzo».
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Nessun rimpianto
Senza nessun rimpianto: «A volte ho provato con David a rivedere i film con me ragazzina protagonista, ma una pellicola come Acqua e sapone ha un umorismo che in Francia non è così immediato. Siamo diversi. Mio figlio poi parla poco l'italiano. Nostalgia? Quando sono più malinconica succede che pensi alla carriera che avrei potuto fare e a cui ho rinunciato, vedo tante mie colleghe d'allora che oggi sono attrici affermate. Ma quando mi sento bene sono felice del successo che ho avuto e penso, oh my God, la ragazzina di quei film ha dato forma alla donna che sono oggi».
Quanti ricordi
Come andò con Verdone? Lei era una ragazzina di appena 15 anni (16 compiuti sul set), lui un regista già affermato. «Io mai avrei pensato di poter lavorare nel cinema. Avevo difficoltà a comunicare, ero piuttosto riservata. Mia madre, di origine olandese, per avere un ricordo dei miei 13 anni mi portò un giorno a fare qualche scatto in bianco e nero da un fotografo, che le consigliò di proporre il mio volto alla pubblicità. Così feci qualche spot, ma rimanendo muta: da una réclame per un prodotto contro la forfora mi scartarono perché dovevo dire una frase, ma non riuscii a proferire una parola! Mamma per sbloccarmi mi iscrisse a una scuola di recitazione, e piano piano mi sciolsi.
Quando feci il primo provino per Carlo Verdone ero già capace di recitare qualche battuta. Alla prima selezione gli diedi una mia foto in cui comparivo truccatissima per una rivista di abiti da sposa e fu in quel momento che scattò in lui la molla: incarnavo la perfetta donna-bambina. Mi disse poi di aver scritto la sceneggiatura tenendo davanti a sé quell'immagine.
Quando mi presentai al secondo casting mi prese. Aveva già visto centinaia di ragazze anche nel nord Italia. In comune io e lui avevamo anche la scuola: il Nazareno, a Roma». La famosa scena del bacio? «Guardi, del set mi ricordo soprattutto le grandi risate. Si scherzava sempre. E in quell'occasione c'erano attorno a noi decine di tecnici e operatori. Mia mamma sempre presente. Oggi non so se sarebbe possibile girare un film di quel genere. Ma non c'era malizia, in Acqua e Sapone. Solo tanta tenerezza».
Con le sorelle nella «sua» America
Natasha si è strasferita dunque da qualche anno in America con la sua famiglia: «Una mia sorella vive accanto a me, l'altra in Oregon. Mio padre era di Boston, e io ho la doppia nazionalità. Con la mia famiglia però abbiamo scelto di vivere a Miami perché è più vicina al nostro spirito latino. Mi trovo bene, anche se è un posto de matti!» azzarda in romanesco.
La sua giornata? «La città è piena di gatti, molti dei quali non sterilizzati, che vivono in condizioni di estrema necessità. Non hanno da mangiare, non un riparo. Così con altri volontari ci occupiamo del loro sostentamento. Io stessa ne ho sei: alcuni vanno e vengono dal salottino esterno della casa allestito su misura per loro. Ci sono anche due orsetti lavatori, e qualche opossum. E mio figlio, ovviamente: come tutti i genitori pensavamo per lui a un futuro di medico o avvocato, e invece è diventato film producer. Si vede che era destino..».
Ritorno in Italia
L'Italia? Dimenticata? «Torno due tre volte l'anno, anche perché mia mamma la adora è si è stabilita a sud di Napoli. La prossima volta andrò a trovare anche Carlo. Intanto può stare sicuro che lo contatterò, privatamente. Dai social mi tengo alla larga: non ne ho bisogno. Se inizi a usarli non smetti più, come con il computer. Va bene così. Ma mi domando: come mai tutta questa attenzione per questo intervento così carino e elegante di Carlo a proposito di un film uscito 40 anni fa? Forse le persone hanno bisogno di leggerezza, con quel che succede nel mondo...Di serenità e di evasione».