Renato Franco per il “Corriere della Sera” - Estratti
Nata a Venezia ma cresciuta a Mestre, nelle case popolari dei ferrovieri. «Ero un’adolescente ribelle. Ero la capobanda dei bambini in quei tre palazzoni — 180 famiglie — con un grande giardino al centro.
Avevo messo tutti sotto, ero sempre per strada, a scuola andavo malissimo».
(...)
Da dove nasceva quello spirito ribelle?
«Non so, ero un maschiaccio, sono sempre stata una bambina e poi una donna libera. Non ascoltavo mai mia mamma, ricordo che una volta tornai a casa insanguinata dopo che mi ero ferita a una gamba con la punta di un cancello, mia mamma mi vide piena di sangue e mi riempì di botte. Lei reagiva così al mio essere un maschiaccio».
Che anni sono stati?
«Bellissimi. Meravigliosi. Eravamo felici e non lo sapevamo, avevamo poco, ma avevamo tutto anche se dovevamo fare i conti con i soldi. Sono quella che sono perché ho quel vissuto e arrivo da lì».
Anche rimanere incinta a 17 anni faceva parte del suo percorso di ribellione?
«Ho incontrato questo ragazzo in piazza Ferretto, la piazza principale dove facevamo le vasche, e ho frainteso la prima cotta dell’adolescenza con l’amore per sempre. All’epoca facevo la parrucchiera e lui era bellissimo: sono rimasta incinta praticamente subito, manco sapevo come si facevano i bambini».
I suoi genitori come la presero?
«Non avevo il coraggio di dirglielo, e infatti non dissi niente, non ne abbiamo mai parlato, anche se avevano intuito, ma prevaleva il contesto, la vergogna, lo scandalo. I miei amici mi dicevano che non potevo tenere Elisabetta, ma ancora una volta ho fatto di testa mia. I miei dovettero firmare per il matrimonio “riparatore” perché ero minorenne. Il 13 giugno del ’68 mi sposai e Francesco la sera stessa mi mollò per andare a Roma per fare l’attore».
Quasi un anno dopo chiese la separazione.
«Andai a Roma e mi innamorai subito».
Ancora?
«Un colpo di fulmine, ma per la città».
Ora a Roma sta girando il nuovo film corale di Ozpetek, «Diamanti».
«Con Ferzan ci lega una profonda amicizia, è entrato meravigliosamente nella mia vita, da tempo mi diceva che voleva entrassi, anche solo con una partecipazione, in un suo film. Io ho resistito moltissimo, mi sono inventata qualsiasi cosa per fuggire».
Come attrice che voto si dà?
«Non so darmi dei giudizi. Sinceramente mi detesto sempre in tutto quello che faccio, non mi piaccio mai. Mi sono vista nella serata per Padre Pio e non ho dormito tutta notte da tanto non mi piacevo».
Cosa non le piace?
«Non mi piace niente di me».
Cosa cambierebbe?
«Tutto, sono sempre stata molto insicura. Il rivedermi mi inquieta. Non mi sopporto. Mentre amo la Mara che sta a casa, che adora cucinare per gli amici, che pulisce, quando mi rivedo truccata, pettinata, con il tailleurino, penso che avrei potuto fare meglio. Ho sempre paura di sbagliare, di non essere all’altezza».
Quel comunicato letto a Sanremo, l’accusa di essere stata megafono di TeleMeloni: se si guarda indietro?
«La mia storia professionale dimostra chi sono, amo la Rai e sto lì da 30 anni, non da quando è arrivata Giorgia Meloni. Il comunicato? Non avrei mai dovuto leggerlo. Punto».
«Io ho resistito moltissimo» è il suo refrain. Ogni anno dice che è l’ultimo anno di «Domenica In». Ammetta che la tv è una droga e non riesce a farne a meno.
«Ma no, non è vero. Quest’anno ero decisa, come mi ha insegnato Arbore, mio ex compagno e amore, bisogna lasciare quando le cose vanno bene».
Ma poi ha cambiato idea, come al solito...
« Domenica In è il mio tallone d’Achille, non potrei fare nessun altro programma, è un format adattato a me, Domenica In sono io, il mio modo di essere, i miei amici... La Rai anche questa volta mi ha chiesto di fare un altro anno, e allora sono andata da mio marito che non gli sono venuti i capelli dritti solo perché è pelato... e ogni volta è così.
melania rizzoli mara venier mara venier
Sono un casino di donna».
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