Matteo Castagnoli per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Se ci ripenso adesso mi viene da piangere. Ma ho lavorato su me stessa e non ho più voglia di stare male». A parlare è Randi Ingerman, 56 anni, attrice e modella di Filadelfia, negli Stati Uniti, ma dal 1995 in Italia. Il riferimento è alla vicenda in cui l’attrice è stata vittima della sua avvocata, la 45enne Serena Grassi, che le ha fatto credere di aver vinto migliaia di euro in cause mai intentate.
In particolare, in un procedimento instaurato contro «Ubi Banca per il ristoro di danni subiti per effetto del mancato oscuramento della segnalazione dalla Centrale dei rischi di Banca d’Italia», ha fatto credere alla sua assistita di aver avuto ragione ottenendo un risarcimento di 277 mila euro, quando invece la causa era stata persa. All’ex avvocata di Ingerman, finita sotto indagine dopo la denuncia dell’attrice, sono contestate le ipotesi di patrocinio infedele e di falso.
Che cosa è successo?
«Tramite un amico mi sono rivolta a uno studio di avvocati per una pratica legata a una banca. In quel momento non avevo tanta disponibilità economica. E l’avvocata Serena Grassi, che collaborava con quello studio, mi ha assistito. È entrata nella mia vita piano piano e ho preso fiducia».
Ma nessuna delle cause che lei diceva di aver vinto era vera. Alcune perse, altre addirittura mai intentate.
«Sì, le sentenze avevano perfino il timbro e le firme dei giudici. Ma questo è solo l’inizio. Mi ha creato per anni una serie di danni».
Che cosa ha provato?
«In quel periodo stavo già malissimo, sono invalida al 100% per epilessia. Tutto questo stress non mi fa bene. E lei ha approfittato delle mie debolezze: ero imbottita di antiepilettici, avevo avuto una crisi nel bagno turco con un’ustione e sei settimane all’ospedale Niguarda. La mia priorità in quel periodo era stare bene. Anche se è terribile, è giusto che quanto successo venga fuori. Bisogna stare attenti con chi si ha a che fare. Non dico che tutti gli avvocati sono così, ma se questa vicenda può aiutare qualcuno, sono contenta».
E adesso come sta?
«Ho lavorato su me stessa, emotivamente e psicologicamente. Ho imparato da questa storia. Ma non potevo sapere. Lei non mi aveva chiesto nemmeno alcuna parcella. Ha cercato di rovinarmi la vita, mi auguro che finisca in galera con un buon psichiatra».
Con che spirito affronterà il processo?
«Non “vivrò” il processo, lo seguiranno per me due avvocati di cui, invece, mi fido molto e a cui ora mi sono rivolta: Davide Steccanella e Annamaria Bernardini de Pace. Credo nella giustizia, vediamo che cosa succederà».
Secondo lei perché l’ha fatto?
«Non ne ho idea. Senza motivazione. Una professionista equilibrata non fa certe cose.
Ora sto abbastanza bene. Sto cercando di andare avanti e fare qualcosa nel mio piccolo».
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