Renato Franco per corriere.it. Estratti
Una carriera «simbiotica» (Paola & Chiara, l’apice con Vamos a bailar), una rottura decennale e una reunion che ha riacceso gli antichi fasti. Ora un nuovo progetto in solitaria, giudice a X Factor. Paola senza Chiara.
La tassa da pagare è comunque la domanda su di lei. Di solito tra sorelle ci si divide i compiti: chi era la ribelle e chi la conforme?
«Chiara è stata la più ribelle, quelle che ha fatto più casini, ma relativi, perché siamo state entrambe sempre molto disciplinate, ligie al dovere. La nostra è un’unione molto forte, che ha avuto un momento di difficoltà dopo 17 anni di carriera simbiotica. A un certo punto ha prevalso una certa dose di insofferenza».
paola e chiara al pride di milano 6
Chi ha lasciato l’altra?
«Il nostro sodalizio ha scricchiolato più da parte sua che da parte mia, Chiara ha iniziato a soffrire questo binomio. Entrambe abbiamo sofferto, ma forse io di più, sono la più piccola: lei aveva deciso la separazione e io l’ho subita. Ho dovuto assecondare la sua scelta e nel tempo ho cercato di comprendere le sue ragioni. Dopo 10 anni c’è stato il riavvicinamento artistico, ha vinto la voglia di rimettere insieme i cocci».
Ora di nuovo insieme per sempre?
«La reunion andrà avanti finché lo vorremo, siamo arrivate alla conclusione che Paola & Chiara ci saranno per sempre, anche se ognuna magari seguirà i propri progetti personali».
Tra i suoi progetti personali c’è «X Factor», a settembre su Sky.
«Sono sempre stata una fan del programma, mi sono spesso divertita e identificata, ho sempre sperato che mi chiamassero a farlo, era il mio piccolo sogno nel cassetto. Non ci ho dovuto pensare, ero felice e sorpresa, pensavo che ormai non sarebbe più successo».
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Dia un giudizio sugli altri giudici. Manuel Agnelli?
«Lo conosco da quando avevo 17 anni».
Fate generi lontanissimi, non la guardava dall’alto in basso?
«È una persona meravigliosa, ha un’aria snob, e forse per certi aspetti, musicalmente parlando, lo è perché il suo è uno stile ben preciso, non è un poppettaro, ma riesce comunque a comprendere tutti i linguaggi della musica. Non aveva WhatsApp e alla fine siamo riusciti a convincerlo a scaricarlo, il più felice è il suo manager che ha smesso di mandargli foto via mms a un euro l’una».
Jake La Furia?
«Anche lui lo conosco da tempo, è una fucina di battute, una dietro l’altra, è un cazzaro, fa morire dal ridere, è difficile restare seri con lui, potrebbe fare lo stand-up comedian, è sempre prontissimo».
Achille Lauro?
«Avevo un’idea sbagliata di lui, immaginavo che fosse distaccato, algido, un po’ snob, un po’ freddo, poco empatico. Invece ho trovato una persona speciale, di una dolcezza pazzesca, un gentleman, con bellissimi modi di fare».
Giorgia come se la cava come conduttrice?
«Con lei abbiamo la chat “Ma ora vediamo il filmato”, la frase che ripete più spesso. Ci siamo sempre volute bene. Mi ha stupito perché ha la naturalezza di chi ha sempre fatto la conduttrice».
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Non è trasgressiva?
«Poco. A me piace trasgredire solo sul palco. È un non luogo dove posso essere tutto: mi spoglio, posso essere oltraggiosa, posso esagerare. On stage mi sfogo. Nella mia vita privata invece sono molto semplice, non faccio niente di azzardato».
Ha vissuto anche un insuccesso profondo. Come lo ha gestito?
«Ho preso tante mazzate, i bassi sono bassissimi quando li vivi, ma l’insuccesso ti forgia, è una prova del fuoco. Quando non mi volevano senza mia sorella mi sono fatta i dischi da sola, mi sono reiventata come dj prima nei bar poi nei club. Mi sono sempre data da fare».
Chi le è stato vicino?
«Max Pezzali è una delle persone che mi ha aiutato emotivamente di più. In generale però mi sono sempre circondata da persone che mi dicono la verità, odio chi mi mente solo per lusingarmi».
Se ripensa a «Vamos a bailar»?
«La cosa più assurda è che quel pezzo fu bocciato inaspettatamente a Sanremo, eravamo convintissime che sarebbe stato preso, invece il direttore artistico Sergio Bardotti (era il 2000, conduceva Fazio, ndr) liquidò la canzone con parole poco carine, anche se poi ci chiese scusa. È stato un vortice: in estate eravamo abbacchiate dopo la bocciatura, poi il pezzo arrivò primo in metà Europa, numero uno anche a Londra: una magia».
Luca Guadagnino diresse il video della canzone.
«Cercavamo un regista diverso dai soliti che ci proponevano, ci piacevano gli outsider, i nomi nuovi. Ci dissero che a lui sarebbe piaciuto girare il video perché era un fan. Non lo vedo da allora, ma sul set fu molto divertente: una persona ironica, stralunata, con i capelli per aria».
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Ride: «Non so però se lui la ricordi come una cosa di andare fiero».