Gloria Satta per "il Messaggero"
L'icona della musica, ma anche l'uomo vulnerabile scomparso a soli 42 anni al termine di un decennio di eccessi e dopo aver rivoluzionato il rock' n'roll, lasciato il segno nell'immaginario collettivo, influenzato decine di cantanti nel mondo e incarnato sul palco la rivoluzione sessuale.
Elvis Presley è stato l'idolo delle folle e insieme il figlio dell'America destinata a perdere l'innocenza con l'assassinio prima di John F. Kennedy, poi di Martin Luther King: oggi, a 45 anni dalla morte, il cantante rivive nel grandioso, scintillante e attesissimo film Elvis di Baz Luhrmann, protagonista il 30enne Austin Butler che, reso dal trucco molto somigliante all'originale, canta con la propria voce, in alcuni momenti fusa con quella di Presley, e dà i brividi.
IL TRAILER
«Ma io non mi sono limitato a confezionare un semplice biopic, ho cercato di scavare a fondo nell'umanità del personaggio», spiega il visionario regista australiano, 59 anni, all'attivo successi come Moulin Rouge, Romeo + Giulietta, Il grande Gatsby, «la vita di Presley, mito della mia giovinezza, è la tela ideale per raccontare i cambiamenti dell'America tra gli anni '50 e i '70 e per esplorare temi universali come il successo, l'ambizione, il dolore, la speranza. Elvis è un film musicale ma non parla soltanto di musica».
Congelato dalla pandemia, sbarcherà nelle sale italiane il 22 giugno prossimo e in quelle americane due giorni dopo. Ma le prime immagini del trailer, appena divulgato da Warner Bros, danno un'idea del progetto: spettacolare e coinvolgente, coloratissimo ed emozionante in puro stile Luhrmann, Elvis sembra avere tutti i numeri per replicare, e magari superare, il successo di Bohemian Rhapsody, il biopic su Freddie Mercury.
Ecco Elvis bambino avventurarsi sotto il tendone del circo nella natìa Memphis attratto dallo spettacolo, eccolo nel coro gospel in chiesa (e il pastore lo esorta: «Quando hai cose troppo pericolose da dire, canta»), eccolo ancora per la prima volta sul palco vestito di rosa e in paillettes mentre il pubblico lo prende in giro, «tagliati i capelli, fiorellino». Compare quindi Tom Hanks, il cattivo della storia: è il Colonnello Parker, il manager avido e senza scrupoli del cantante.
«Vorrei rappresentarla, è pronto a volare?», chiede al primo incontro con Elvis the Pelvis che poi rischierà la galera per il suo dimenarsi sul palco, «ma se non mi muovo non so cantare», e che vuole approfittare del successo prima che finisca, «ho 40 anni e verrò dimenticato». Completano il cast Olivia DeJonge (Priscilla Presley, la moglie del protagonista), Helen Thomson e Richard Roxburgh (i genitori), Kelvin Harrison Jr. (BB King).
RESPONSABILITÀ
Per il ruolo del cantante, Butler (Yoga Hosers, I morti non muoiono, C'era una volta a Hollywood) ha sbaragliato concorrenti più famosi di lui come Ansel Elgort, Aaron Taylor-Johnson, Miles Teller, Harry Style. «Per somigliare sempre più a Elvis mi sono preparato per un anno», rivela l'attore, «ad entusiasmarmi è stata la possibilità di esplorare l'umanità di un personaggio che ha rappresentato uno specchio della società e, nella cultura popolare, è diventato quasi un supereroe. Ho studiato ore e ore di concerti, interviste, apparizioni pubbliche, ma ho guardato attentamente anche le movenze di Presley che cambiavano da un decennio all'altro. Sentivo una grande responsabilità nei confronti della moglie Priscilla e della figlia Lisa Marie».
La lavorazione di Elvis è avvenuta in Australia e si è interrotta a causa del Covid che ha colpito anche Hanks e la moglie Rita. «Il film è finito quando il mondo, a causa della pandemia, era cambiato», dice Luhrmann, «e ora invito il pubblico a vederlo in sala: mentre stiamo tornando alla normalità, quella di Elvis è la storia ideale da seguire tutti insieme, per condividere con gli altri le emozioni».
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