Lettera di Pierluigi Panza a Dagospia
La bayadère spettacolo di apertura della Stagione di balletto del Teatro alla Scala è stato cancellato (tutte le date previste: 30 e 31 dicembre e 5, 7, 8, 12 e 13 gennaio) causa positività al COVID di alcuni ballerini.
Fin qui, direte voi, tutto “normale”: c’è il benzinaio colpito da COVID e chiude la pompa (sta a casa e non guadagna) e c’è il ballerino colpito da COVID e si chiude tutta la baracca di un corpo di ballo di lavoratori dipendenti tutti pagati anche con parte dei più di trenta milioni all’anno che lo Stato versa alla Scala prendendoli dalle tasse di tutti (anche da quelle del benzinaio mai andato alla Scala).
Alle storiche lagne dei ballerini (non tutelati, in pensione troppo tardi - cioè, tipo i parlamentari, vorrebbero lavorare pochi anni e passarne molti da pensionati, naturalmente non vogliono, però, essere dei liberi professionisti) nell’ultimo anno si è aggiunta quella della morte della danza che segue quella dei teatri chiusi.
Una lamentela perorata recentemente anche da Roberto Bolle ma, si badi bene, una lamentela mossa da membri di corpi di ballo che dallo scoppio del COVID si sono visti pagare gli stipendi dallo Stato senza lavorare grazie al FIS, la cassa integrazione dello spettacolo.
Essendo “dati sensibili” tutelati la Scala non fornisce numeri o percentuali di ballerini no-vax (tuttavia, di altre categorie di dipendenti, come medici o insegnanti, vengono fornite le percentuali) che, secondo indiscrezioni, non solo esistono ma pure in numero forse superiore alla media nazionale dei no-vax.
Con super tutela sindacale, basta praticamente che un paio di ballerini (altre volte sono i coristi) risultino positivi, che scattano meccanismi di tutela e quarantena. Tutti in sicurezza, tutti a casa, spettacolo saltato, introiti persi, Stato che paga i ballerini a casa loro. Tutti contenti a parte chi aveva acquistato il biglietto e chi paga le tasse. E, in più, lamentela dei ballerini…
Tutto questo mi sembra un po’ troppo facile e mi sembra che da parte di alcuni manchi fortemente un’etica della responsabilità. Fino a quando lo Stato può sostenere un danno economico pagato da tutti ma generato da chi, per scelta, non si vaccina? Proviamo a trattare i ballerini come il benzinaio che li paga: chi non si vaccina non lavora e sta a casa (il posto gli viene mantenuto) a stipendio zero. Così vedremo quanto uno crede davvero nelle proprie cause.
Ieri sera il programma Report ha mostrato come i grandi player digitali (Google, Amazon) e televisivi (Premium, DAZN) si impossessino dei nostri dati derivati dalle scelte di gusto che operiamo con un click o il telecomando. Eppure non vedo in giro manifestazione no-Google o gente che butta i telefonini in mare.
Quando si tratta di una misura straordinaria di salute pubblica fioriscono, invece, i no-vax, per scelta personale ma a danno di tutti alcuni dei quali, poi, non è che proprio vengano chiamati a fare i conti delle loro scelte: stanno a casa ballando la balalaica con i soldi dello Stato che li mantiene.
roberto bolle roberto bolle bayadere scala 5