Valerio Cappelli per il Corriere della Sera - Estratti
FRANCA VALERI STEFANIA BONFADELLI CARLA FRACCI
«Sono stata il bastone della sua vecchiaia e lei il bastone della mia giovinezza», dice Stefania Bonfadelli, cantante lirica e regista, tornata nella sua Verona col marito Robert e la figlia Lavinia. Stefania è stata la figlia adottiva di Franca Valeri.
Vi siete conosciute nel...
«1986, quando vinsi il Concorso Battistini che Franca aveva fatto nascere col suo compagno, il direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi. Avevo 18 anni. L’opera era la prima passione di Franca, andava alla Scala già a 8 anni, nel palco di un amico di famiglia, il poeta Paolo Buzzi.
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STEFANIA BONFADELLI FRANCA VALERI SOPHIA LOREN
L’esperienza si concludeva con la recita al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti.
«Negli anni facemmo anche varie tournée, ricordo in Iraq la foto di Saddam Hussein ovunque. Vennero degli ufficiali con pacchi di dollari, in uniforme verdastra e coi baffoni, sembravano tanti Saddam, ci dissero: da parte del nostro presidente. Il Festival si intitolava Da Nabucodonosor a Saddam Hussein».
Franca ci confidò il cruccio di non aver mai fatto una regia alla Scala.
«In realtà non così tanto, l’unico cruccio è di non aver avuto un figlio».
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Alla fine adottò lei.
FRANCA VALERI MAURIZIO RINALDI 34
«A 88 anni ebbe la polmonite, a forza la portai in ospedale. Volevano darle un farmaco a cui era allergica. Mi opposi. I medici mi dissero: lei è parente? No. Questa cosa la fece pensare. Mi disse: non ho nessuno, vorrei che tu mi accompagnassi nella vecchiaia. Ne parlammo con Zeffirelli e Patroni Griffi, nel loro caso i figli adottivi erano gli ex compagni. Non era la stessa situazione. Io poi ho la mia famiglia d’origine. Ma è stato semplice. Nel 2008 mi ha adottata. Franca ed io non abbiamo mai vissuto insieme, eravamo nello stesso palazzo, su due piani diversi».
Il vostro rapporto ha avuto vari step. Avete amato lo stesso uomo.
STEFANIA BONFADELLI FRANCA VALERI 2
«Come coppia, lei e Maurizio Rinaldi sono stati insieme dal 1963 al ’78. Ma il rapporto durò trent’anni. Poi lui ebbe altre relazioni e raccontava tutto a Franca. Era un uomo libero, infedele, affascinante. A lei non piacevano le cose semplici. Il loro rapporto si trasformò. Erano indispensabili l’uno all’altra. Li univa la musica. Quando Maurizio si ammalò gravemente di tumore al polmone, Franca perse l’equilibrio. Non era preparata. Entrai in azione. Non so neanch’io dove trovai la forza. Ho sostenuto anche Franca».
Ma quando Maurizio si mise con lei...
«Franca all’inizio mi vide con sospetto. Ne soffrì. Ma capì la sincerità dei miei sentimenti, e che potevo essere non una nemica ma un’alleata. Diceva: non posso schiavizzare qualcuno solo perché lo amo, dobbiamo continuare la nostra pseudo famiglia, non voglio perderla. Ci ha unite l’amore per la stessa persona. Aver amato in tempi diversi la stessa persona, non sempre divide due donne, le può anche avvicinare. Non so perché è difficile a capire e apprezzare una situazione del genere».
Franca fu straordinaria nel passare dall’amarezza e dal dolore, all’amore per lei. Lei, la grande rivale, divenne sua figlia.
«È vero, ma come coppia non stavano più insieme. Maurizio morì nel 1995. Aveva 17 anni meno di Franca e 30 più di me. Io ero molto giovane, mi sembrava Dio».
Rinaldi sul podio non fece una grande carriera.
«Non aveva il carattere per farla, quando alzava il gomito tranciava giudizi su alcuni grandi direttori. Maurizio veniva da una famiglia importante nella musica, il nonno compositore, la mamma violinista, il papà critico. Erano amici di Respighi. Ma nel privato non era guascone. Era dolce e depresso».
Di cosa parlavate, lei e Franca?
«Di musica, dei nostri amati cani, la dinastia dei Rori. Mi spronava, era coraggiosa, dai, fai le regie... Poi prese a parlare della guerra, argomento che aveva sempre rimosso. Non l’ho mai vista arrabbiata, ma quando fu ucciso Mussolini lei andò a piazzale Loreto. Mi disse di non aver provato pietà. Comodo giudicare il passato quando non lo si è vissuto, diceva. Un giorno tornò con la carriola nella sua casa alla periferia di Milano per prendere il carbone, vide i tedeschi che portavano via alcuni condomini. Lei si salvò per un attimo. E tu cosa hai fatto, le chiesi? Niente, ho aspettato che se ne andassero e sono andata a prendere il carbone. Era così, tac tac tac».
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Certo.
«Mi sono battuta per farle intestare il Valle (amava il teatro, anche se diceva mi fanno fare la scavalcamontagne, ogni sera un paesino). Lì dal ’47 portò quasi tutte le sue 15 commedie. Franca è stata la prima attrice comica, e anche commediografa. Prima c’erano caratteriste.
stefania bonfadelli foto di bacco
Una targa la ricorda, ma non si dava pace che restasse chiuso, com’è ancora oggi. Dicevano che non poteva far cinema perché andavano le maggiorate. Lei si ricavò il ruolo di comico. I suoi personaggi sono maschere. Ogni giorno per strada incontro una sora Cecioni: cosa ascolterebbe di musica? L’Aida con gli elefanti a Caracalla. Mentre la Signorina Snob, Ravel, très chic».
Temeva la vecchiaia?
«Diceva di aver stentato a entrarvi perché si era tenuta a lungo sulla mezza età; e di non riuscire a immaginare il mondo senza di lei. Era una battuta. Ma era ingorda di vita, fino all’ultimo momento. A 96 anni per portare fuori il cane cadde e si ruppe otto costole. Non ha più camminato. Stava sulla sedia a rotelle. Ci vedeva pochissimo. Chiamai Einaudi, mandarono una ragazza a cui Franca dettò i suoi due ultimi libri. Dall’ultima tournée tornò distrutta. Il teatro era la sua vita. Le consigliai di smettere e non mi parlò per quattro giorni. Poi disse: hai ragione, sto scrivendo una commedia dove sto sempre seduta».
Ha avuto attrici eredi?
«Direi di no, pensava che le attrici comiche oggi sono attaccate alla realtà e parlano di attualità e politica, diventa cabaret. Luciana Littizzetto? Sono comicità diverse. Forse l’unica che le somigliava era Anna Marchesini».
Si rivedeva nei film?
«Alla tv guardava solo i suoi film e l’opera. Quando andò a trovarla Sophia Loren (avevano fatto insieme Il segno di Venere, Franca l’aveva anche scritto), preparai tè e biscottini. Dalla cucina sentivo i loro discorsi. “Hai visto Franca che carriera che abbiamo fatto” diceva Sophia. Sembravano due ragazze».
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