E qui Geolier si dimostra esattamente per quello che è. Giù la maschera pic.twitter.com/n2fp38mYGO
— Il sopracciglio di Ancelotti (@AncelottiIl) February 12, 2024
Massimo Gramellini per il Corriere della Sera - Estratti
Mi accingevo a scrivere un elogio sperticato di Geolier, capace di restare calmo davanti alla platea che lo aveva fischiato e alla sala-stampa che gli aveva fatto perdere il Festival. Che lezione di maturità, a soli vent’anni.
Avrebbe potuto incendiare gli animi, atteggiandosi a vittima di un complotto. Invece ha ridimensionato persino i sospetti di razzismo
(...) Ecco, mi accingevo a scrivere tutte queste belle cose, quando Geolier è tornato a casa sua e, purtroppo, si è affacciato al balcone.
Se talvolta il ritorno dell’eroe può essere irto di pericoli, l’affaccio al balcone risulta sempre esiziale. Il rapper ha guardato di sotto, dove c’era una folla che lo osannava e sparava fuochi d’artificio in suo nome, e non si è tenuto più: «Visto che loro hanno fischiato noi, fischiamo noi loro!», li ha aizzati in napoletano. Da pompiere a incendiario nel volgere di poche ore.
Quale dei due sarà il vero Geolier? Forse entrambi. Anche lui, come tutti, contiene moltitudini. Proprio per questo mi permetto di dargli una dritta: si tenga lontano dai balconi. Senza scomodare precedenti eccessivi, per informazioni può chiedere al suo concittadino Di Maio, che su un balcone abolì addirittura la povertà .
FESTE, FUOCHI D’ARTIFICIO E POLEMICHE A NAPOLI IL RITORNO DA STAR DI GEOLIER
Fulvio Bufi per il Corriere della Sera - Estratti
E adesso intorno al non vincitore di Sanremo, che fa parlare di sé più di chi l’ha vinto, c’è una città che si divide. Perché ormai Geolier non è più rapper, hip hop o quello che è. Geolier è fenomeno, e intorno ai fenomeni c’è sempre chi lancia il cuore e chi lancia sospetti. Lo amano in tanti, la maggior parte da sempre, altri da una settimana. A Napoli e non solo a Napoli. Ma chi diffida di lui, pur se ha numeri ridotti, ha peso in città e nell’intero Paese perché parla indossando il lutto delle vittime del crimine, di chi ha incrociato quella parte di Napoli violenta e sanguinaria e ne è stato travolto.
Solo che con quella Napoli lì Geolier non c’entra. Pure se viene dalle stesse periferie che sono diventate simbolo del crimine, e di criminali ne ha conosciuti sicuramente.
Pure se le ha cantate, quelle periferie, e le ha cantate per come sono, senza addolcirle o nasconderne i difetti e i drammi. Anzi, arrivando anche a scimmiottarne atteggiamenti e valori in qualche vecchio video tutt’altro che edificante.
Ma se ha dovuto aggiungere due repliche al concerto previsto a giugno allo stadio Maradona, e sono sold out tutte e tre le date (roba che nemmeno Pino Daniele), vuol dire che ci sono già centocinquantamila persone con il biglietto in tasca per andare a vederlo. E certo non sono centocinquantamila criminali.
gaetano manfredi premia geolier
(...)
E Geolier, che ovviamente il discorso se lo sarà preparato, ha risposto con parole sicuramente acchiappa-like: «Quando un prodotto esce da Napoli i napoletani ne diventano proprietari. Quindi io sono proprietà di Napoli».
Di tutta Napoli, non solo di quelli del rione Gescal di Secondigliano che domenica sera erano tutti in strada per festeggiarlo al ritorno dalla Liguria. Né dei milioni di follower che conta sui social, e che non sono nemmeno tutti napoletani, anzi non lo sono per gran parte, visto che fa più download al nord che nella sua città.
Ma allora perché di uno così amato c’è chi parla con diffidenza se non con toni apertamente ostili? Che lo faccia qualche media impegnato a trasformare pure Geolier in terreno di scontro tra sinistra e destra sorprende poco. Né sorprende, se si ha appena un briciolo di conoscenza della vita di strada in certi quartieri, che Emanuele abbia avuto un amico appartenente a una famiglia di camorra, e che si sia anche fatto fotografare con lui, senza però che sia mai emerso, in tante indagini e processi, che ne abbia condiviso le attività.
Non si può invece ignorare che la deflagrante notorietà di Geolier abbia spinto a uscire dalla propria dolorosa riservatezza un uomo come il regista teatrale Franco Cutolo, papà di Giogiò, il giovane musicista ucciso l’estate scorsa per un litigio in strada da un minorenne dei Quartieri spagnoli. Cutolo definisce Geolier «un impresentabile». «Ho saputo che è uno dei miti dell’assassino di mio figlio e non mi sorprende», scrive sui social. Aggiungendo di sapere che il rapper andò ai funerali di Giogiò e si espresse con chiarezza contro la violenza e la criminalità.
«Ma quel che conta è ciò che lui rappresenta nel look, nel modo di parlare, nel modello che offre ai ragazzi della strada. Certi simboli fortificano la malavita, e se la malavita si fortifica saranno uccisi altri Giogiò». Cutolo è critico anche con il sindaco Manfredi («Mi dispiace che si sia prestato») ma più di lui lo è Daniela Di Maggio, la mamma di Giogiò: «Premiando Geolier e non mio figlio che messaggio ha voluto dare alla città? Sono indignata».
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