Stefano Lorenzetto per il Corriere della Sera - Estratti
A Pamela Anderson, la sex symbol della serie tv Baywatch , vengono attribuite ben 14 copertine su Playboy . Vabbé che seno è singolare ma per fortuna sono due, come diceva Tom Antongini, segretario di Gabriele D’Annunzio, però il record va quasi dimezzato: tra il 1990 e il 2016 ne ebbe 9. Maria Rosaria Omaggio, nel suo piccolo, apparve per la prima volta sull’edizione italiana di Playboy nel maggio 1976, poi nel luglio 1980 e ancora nel novembre 1982.
Non risulta di colleghe che abbiano collezionato altrettante copertine sul mensile per maschi defunto nel 2020. Ma anche, sempre per la sua bellezza, su Playmen , Stern , Ciné Revue , Interviú , Guida Tv , sui familiari La Domenica del Corriere e Gente , sui fumetti Skorpio e Il Monello , sulle cartoline con la maglia della Roma allegate al Guerin Sportivo .
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Lei ha avuto quattro mariti.
«Ho sposato solo il primo, Salvatore Vanacore, impresario dello spettacolo conosciuto a Canzonissima . Siamo rimasti insieme per 14 anni. Le altre sono state convivenze».
Durate quanto?
«L’ho rimosso. Dai 4 ai 7 anni, credo. Sono per la qualità, non per la quantità».
Direi per l’una e per l’altra.
«Ciò che loro sono stati continuano a essere. Ora vivo sola. Da quando, non lo so».
«Il primo era anziano ma molto simpatico», raccontò.
«Lui 32 anni, io 17. Ai miei occhi era un uomo maturo».
I cronisti la avvistarono con i figli di Giovanni Leone, tra Quirinale e yacht, insieme a Mita Medici e Carole André.
«Con le nostre madri, però: la mia conosceva donna Vittoria, moglie del presidente. E con Monica Guerritore. Eravamo ragazzine. In compenso non hanno mai scritto che ho studiato antropologia culturale con il professor Alfonso Maria Di Nola».
No, in effetti.
«Se un uomo si occupa di certi temi, è un guru ispirato, vedi Franco Battiato. Se lo fa una donna, è una strega».
Di che temi sta parlando?
«Di quelli trattati nei miei libri: estasi, medianità, divinazione, alchimia, ufologia».
Fra i suoi molti spasimanti si annoverava Julio Iglesias.
«È vero. E pensi che non l’ho mai incontrato di persona».
È ancora innamorata?
«Purtroppo no. Se lo fossi, vivrei con un uomo».
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Aderirebbe al Me too?
«Non ha senso. Mi sono sempre difesa nel momento in cui certi fatti accadevano».
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Le manca non avere figli?
«Moltissimo. Ho fatto di tutto per rimanere incinta, incluso un intervento all’utero.
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Perché si fanno pochi figli?
«Le tante responsabilità che un’unione comporta ostacolano la paternità e la maternità. Un triste paradosso».
Avrebbe rinunciato a recitare pur di diventare madre?
«Non serviva. Sarei riuscita a sostenere entrambi i ruoli. Ma non da sola. Senza l’aiuto dell’altro, non ce la fai».
Oggidì un utero si affitta.
«No, no. Non voglio nulla a tutti i costi, tantomeno un figlio. Lei avrebbe accettato di diventare padre ricorrendo a un donatore? Non lo avrei fatto neppure con un ovulo mio e il seme del mio uomo».
Nel 1999 dichiarò a «Marie Claire»: «Da quando ho modificato la mia casa secondo i dettami del feng shui, sento circolare energie migliori».
«Che balordaggine. Non l’ho mai detta. Cercavo l’armonia. Ho capito che l’energia è materia. Parlo di ricerca interiore. L’architettura non c’entra».
E' istruttrice di taiji quan.
«Diplomata qui a Roma con la cinese Li Rong Mei, che ora vive in Svizzera. L’equilibrio è l’arte degli opposti. Si può raggiungere anche con una disciplina marziale all’apparenza violenta. Ho fatto lo stesso attraverso la voce».
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Chi le propose di spogliarsi per le riviste maschili?
«Il mio agente. Ora che ci penso, l’ultimo l’ho avuto un anno fa. Devo trovarne uno».
Mostrarsi nuda non le procurava imbarazzo?
«È difficile anche nei film, dove almeno c’è una storia. Ma erano foto artistiche. Posavo per Playboy nello studio del grande Angelo Frontoni e sapevo già che sarei entrata nell’immaginario collettivo. Capirà, tre edizioni da mezzo milione di copie ciascuna...».
E i suoi compagni?
«Orgogliosi, ma vergognandosi di esserlo».
Sua madre non la dissuase?
«No. La prima copertina, a 19 anni, certificò che ero un oggetto del desiderio».
Quindi una donna oggetto?
«Conta la luce che emetti: quella non ha tempo».
Ma il tempo passa.
«Non lo vivo come una linea Maginot. Ho la fortuna di non avere labbra sottili e seno piccolo, quindi non sono mai ricorsa al chirurgo estetico. Ma c’è ancora tempo, appunto».
È pur sempre del 1954.
«Un errore propalato da Wikipedia. Sono nata l’11 gennaio 1957. Se avessi voluto truccare l’età, di anni me ne sarei tolta dieci, non tre».
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