Francesca Angeleri per torino.corriere.it - Estratti
Porta il nome mitologico di una principessa greca. E anche le sembianze. Edelfa Chiara Masciotta, Miss Italia 2005, ha avuto molte vite. È stata ballerina, laureanda in giurisprudenza, miss appunto, attrice, interiore designer. L’ultima, è la professione che ha scelto per la vita. Due cose non cambiano e non perdono di valore: l’essere mamma e anche torinese.
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Se si digita su Google il suo nome ne viene fuori: professione attrice.
«È stata una bella parte della mia vita».
Ma non una passione?
«In qualche modo sì, venuta dopo la vittoria a Miss Italia, però. Sempre ho avuto un’attrazione per l’arte ma la mia dimensione era la danza. Le scarpe con le punte le ho messe molto molto presto. Iniziai al Teatro Nuovo. L’ho anche insegnata la danza. La scuola si chiamava Emozioni in Movimento, adesso ce l’ha in gestione una mia ex allieva».
E poi?
«A 15 anni ho avuto un brutto incidente con il tendine d’Achille. Ancora oggi mi dà dei problemi».
È per questo che si è buttata nel mondo di Miss Italia?
«Io non ci pensavo neppure al concorso. È stata mia mamma a iscrivermi, senza dirmelo. Un giorno mi arriva questa chiamata…io frequentavo giurisprudenza, tra l’atro mi mancavano sei esami alla laurea della triennale. Ballavo e studiavo, una vita semplice. Poi ho fatto il provino ed è andata come è andata».
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«Lei sembra molto serena rispetto a quel periodo, per nulla «montata». Che ricordi ha della sua vittoria come Miss?
«Sicuramente è stata una bellissima esperienza. Principalmente perché mi ha permesso di viaggiare intorno a tutto il mondo, di conoscere un sacco di realtà. E poi ho studiato. Quella è una cosa cui sono arrivata personalmente, ho frequentato dei corsi di recitazione prima al Teatro Stabile, andavo a seguire le lezioni tra un viaggio e l’altro da Miss. Poi ho iniziato a fare degli stage di recitazione a Roma e anche a Milano. Il concorso mi ha dato grande visibilità ma avrei voluto avere più tempo per approfondire le mie conoscenze, invece dovevo presenziare a moltissimi eventi istituzionali. Io avrei voluto impegnarmi per diventare una brava attrice».
Le dispiace? Le sembra di avere perso dei treni?
«Non mi pare di avere perso nulla. Però non ho avuto il tempo di fare chissà quali interpretazioni memorabili».
Per quale motivo ha lasciato il mondo della recitazione?
«A tre anni, il mio primo figlio (Andrea, avuto dal regista televisivo Roberto Cenci, ndr) si è ammalato di diabete di tipo 1. Oggi, grazie alla ricerca, la tecnologia dà un grande aiuto nella gestione della patologia. Allora, la cosa giusta da fare per me è stata lasciare tutto e stare dietro a lui al 100%. Non ho mai avuto un ripensamento e ne sono felice. Il diabete di tipo 1 non è genetico, è una patologia immuno depressa che si presenta soprattutto in età pediatrica. Io sostengo l’Agd Piemonte-Associazione Aiuto Giovane Diabetico e tutti gli anni organizzo una gara di golf per raccogliere fondi che aiutino i bambini e le loro famiglie».
Questa malattia è stata anche il suo punto di svolta?
«Mi sono ritrovata a scegliere e ho scelto. Ho ribaltato la mia vita e anche il mio lato artistico. E mi sono iscritta allo Ied».
Oggi lei ha fondato Edera, uno studio di progettazione trasversale insieme all’architetto e fotografo Daniele Ratti. È felice?
«Immensamente. Quando mi trovo davanti al mio foglio bianco si risveglia tutta la mia creatività. Professionalmente ci completiamo a vicenda. In questo periodo siamo stati concentrati sui 60 anni aziendali di Guido Gobino. Con il supporto di suo figlio Pietro abbiamo organizzato delle residenze d’artista in azienda e gli artisti sono stati selezionati da Damir Ivic, Marinella Senatore e Nicola Lagioia. Il primo evento musicale sarà proprio domani».
Lei è legata all’ex calciatore del Torino Alessandro Rosina, con cui ha avuto i suoi bimbi Alessio e Aurora. Come vi siete conosciuti?
«Avevamo, senza saperlo, degli amici in comune. È stato molto naturale. Ci siamo conosciuti qui a Torino. È iniziata e sta andando avanti. Bene».
Toro o Juve?
«In teoria sarei juventina…ma adesso lui gioca a golf. E anche i bambini».
Nel 2019, lei ha avuto un incidente violento. Come andò?
«Era novembre, una serata piovosa. Ero uscita da poco dallo Ied e stavo attraversando sulle strisce pedonali in corso Matteotti. Una macchina mi ha presa in pieno. È stato molto traumatico e ne porto i segni ancora oggi».
Cosa le accadde?
«Devo tanto a due medici, li definisco i miei angeli custodi, l’otorinolaringoiatra Libero Tubino e il chirurgo plastico Andrea Margara. Ho dovuto affrontare cinque operazioni, mi sono ritrovata senza naso. Piena di cicatrici in faccia che continuavano a produrre delle cisti. Ma non voglio lamentarmi, sono qui e ne sto parlando. Sto anche diventando sorda da un orecchio, come conseguenza sempre dell’impatto. Ma non me la sento al momento di fare un’altra operazione».
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