Silvia Fumarola per la Repubblica - Estratti
francesca pascale paola turci foto di bacco
«Sono una lettrice ammiratrice di Fernanda Pivano», spiega Paola Turci «non l'ho mai incontrata ma ho avuto la fortuna di conoscere Enrico Rotelli, suo assistente per dieci anni, che ha scritto Nanda e io. L'ha raccontata in modo intimo, privato: è una bellissima lettura».
Domani la cantautrice porterà in scena con Rotelli al Teatro Franco Parenti lo spettacolo Nanda e io, pensato per la Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, dedicata alla timidezza. A quindici anni dalla scomparsa, la traduttrice e scrittrice rivive sul palco anche attraverso la musica di Patti Smith, Fabrizio De André, Lou Reed e Bob Dylan.
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Tema della Milanesiana è la timidezza. Ne ha sofferto?
«Sì certo, e in qualche modo quella matrice è rimasta, anche se poi tutti i fiori sbocciano e si trasformano. [...]».
Un'artista è una donna pubblica, le ha creato qualche difficoltà?
«Andare sul palco non richiede uno sforzo, anzi, c'è il desiderio di arrivare e fare esplodere quello che provi. La timidezza non esiste più. Quando mi chiedevano di cantare non esitavo, ovunque mi trovassi ero pronta».
E dopo l'esibizione?
«Quando finiva questa trance era come tornare nel mio buchetto, nel mio mondo che poi era grande. Ero una persona pubblica, malgrado me stessa. Il mio mestiere è l'unica ragione di vita».
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È rimasta colpita dall'attenzione suscitata dal legame con Francesca Pascale?
«Metto sempre in conto tutto, tranne l'invasione in qualcosa che scegli di non rendere pubblico. Per me la cosa pubblica è la musica e basta».
Il 12 settembre compirà 60 anni: fai i conti con l'età?
«No. Faccio i conti con il mio stato di salute, quello conta per me: i numeri restano tali. Dipende da come si vive l'età, ci penso quando mi capitano degli incidenti e fatico col corpo e la mente. Se sto bene, l'energia vitale arriva. Ricordo in modo preciso quando mi arrampicavo da bambina, pesavo trenta chili e mi sentivo forte. Su quello lavoro».
La sua cicatrice ora fa parte del passato?
«Può anche diventare cicatrice interiore. La mia ha camminato per tanti anni, fino a che l'ho fermata».
Che ha pensato quando l'Italia non ha firmato la dichiarazione Ue sui diritti Lgbt?
«Che fosse tristemente coerente con quello che succede oggi, con le scelte del governo. Essere sorpresi vuol dire anche non accettarle».
Si vincerà la battaglia contro le discriminazioni?
PAOLA TURCI E FRANCESCA PASCALE CON GIANNINI E LUXURIA ALLA CITTA DEI DIRITTI DI TORINO
«Questa domanda mi fa pensare a quando avevo 20 anni. Credevo che la conoscenza, la cultura, avrebbero aiutato a non ripetere gli errori della storia: il razzismo, l'apartheid, le discriminazioni. Invece mi sono accorta che è possibile tornare indietro. Mi affido alle nuove generazioni, che hanno idee più cosmopolite e aperte. I miei nipoti ventenni, con cui faccio bellissimi discorsi, mi fanno ben sperare».
Sua moglie va alle manifestazioni, si espone in prima persona. È mai tentata di dirle di fare un passo indietro?
«Non potrei mai. Sono molto contenta di come affronta le battaglie in cui crede».
Le ha cambiato la vita?
«Sinceramente no. Ma mi ha permesso di interrogarmi su certi limiti e pregiudizi che uno può avere, ed è anche fisiologico avere, ma che sono superficiali».
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