Fulvia Caprara per "Specchio - La Stampa"
STEFANIA SANDRELLI - PARTHENOPE
«La mia giovinezza? È durata poco». Stefania Sandrelli risponde con la battuta che pronuncia nel nuovo film di Paolo Sorrentino Parthenope. D'altra parte, per lei, cinema e vita sono intrecciati da sempre, un cammino in cui è difficile tracciare confini e differenze: «Ho affrontato i miei personaggi come se fossero bei vestiti da indossare, la cosa preziosa di un film è proprio questa. Non succede sempre, e, anche quando accade, non è detto che un abito perfetto sia interessante.
Stavolta è accaduto, l'ho capito prima, dopo, e durante le riprese».
Perché dice che la sua è stata una giovinezza breve?
«Mi sono innamorata sul serio solo tre volte, ho avuto fidanzati, ma meno importanti. La prima di Gino Paoli, un amore grandissimo. C'era una diversità d'età, Paoli era già molto famoso, ho avuto l'impressione di vivere una storia da guardare al cinema. L'altra del mio unico marito, Nicky Pende, che mi manca sempre di più. E poi con Giovanni (Soldati, ndr). Non potrei vivere senza di lui. Quando ci siamo conosciuti, mi lamentavo per come andavano le cose con Nicky, piangevo sulla sua spalla. Giovanni è stato tenacissimo».
Cos'è che non andava nel matrimonio con Nicky Pende?
AMANDA SANDRELLI GINO PAOLI STEFANIA SANDRELLI 1
«Sua madre ripeteva "ci vuole pazienza", io non ne avevo e soprattutto non conoscevo a fondo il problema. Nicky aveva il vizio del bere, ma eravamo talmente innamorati ed era talmente bello stare tra le sue braccia, avevamo preso ambedue una "cotta" molto forte. Vivevamo in una casetta sul Tevere, io allattavo il nostro bambino, Vito, sotto un gazebo, portavo gli occhiali e vedevo nuotare nell'acqua non le pantegane che vedrei oggi, ma dei bellissimi castori. Nessuno ci crede, ma era così».
Come finì?
«Nicky era un uomo di grande cultura, biondo con l'animo negro… Insieme abbiamo fatto cose bellissime, che, fortunatamente, hanno rafforzato la mia esistenza, ma io non ero pronta ad affrontare certe difficoltà. Non è che voglia fare la mammola, anche io ho avuto i miei momenti, mi sono levata delle curiosità. .., ma Nicky sapeva nascondere bene i suoi demoni, io non capivo, anche perché ero astemia, mi ubriacavo con due dita di vino. È andato a giocare a pallavolo a Fregene anche il giorno in cui è nato nostro figlio.
nicky pende stefania sandrelli
A un certo punto, però, mi sono messa in testa di voler comprendere e nello stesso istante in cui ci sono riuscita ho deciso che l'avrei lasciato. Da quel momento la mia vita è cambiata, allora il divorzio consensuale non esisteva e lui non voleva divorziare, nel modo più assoluto.
Andavo dall'avvocato all'imbrunire, così Nicky non mi vedeva, prendevo il taxi sulla Salaria e dopo un'ora tornavo a casa. Amanda era piccolina, ma capiva tutto, non è stato facile. Nicky avrebbe potuto essere un buon medico, un buon marito, un buon padre, non è stato nessuna delle tre cose».
E con Paoli come era andata?
«Il tempo che ho vissuto con Gino era tutto nostro, notte e giorno. Lui viveva con Anna, ma erano separati in casa, non ho rotto nessuna coppia, e non ho mai visto Gino con la moglie. Avevamo età diverse, forse avevo un po' la sensazione che la nostra storia potesse finire, ma l'amore era stato forsennato».
stefania sandrelli giovanni soldati
Che cosa la fece innamorare di Giovanni Soldati?
«Sotto false apparenze Giovanni è sempre stato un furbetto. Quando ero nervosa mi veniva sotto aggricciando la faccia e chiedeva "Stefania, ma ti piace la mia faccia?". Io ne ero pazza, mi piaceva tantissimo, gli ho sempre voluto molto bene, ho conosciuto suo padre, la sua famiglia, è cominciata come un'amicizia. Adesso mi occupo di lui, abbiamo una casa fatta apposta per farlo stare bene, per conservare i nostri spazi, in modo che possano restare tali».
guido nicheli stefania sandrelli
Ha rimpianti?
«No, non credo proprio di averne. Penso che vivere con i rimpianti sia una delle cose più difficili e brutte che possano capitare nella vita. Sono sempre stata una persona consapevole, è difficile che mi consegni a qualcuno che possa deludermi fino in fondo. Di sorprese ne ho avute pochissime.
Una in campo finanziario, anche se i soldi non mi sono mai appartenuti e non li volevo neanche gestire, prima se ne occupava mia mamma, poi l'avvocato del mio agente, che è stato anche mio testimone di nozze. Quando ho capito che, sul piano economico, c'era qualcosa che non andava, non me n'è fregato nulla. Io lavoravo e basta, non mi vergogno a dirlo, non ho preso nemmeno la patente» .
A chi sente di dovere di più nella vita?
«Sicuramente al mio fratellone, se non avessi avuto lui che mi ha fatto capire il cinema dall'A alla Zeta, non avrei potuto fare niente, non sarei stata capace nemmeno di fare Divorzio all'italiana, Germi non mi avrebbe mai scelta. A Viareggio c'erano cinema meravigliosi, lui era un cinefilo, facevamo i filmini insieme, li conservo ancora tutti».
Come si convive, tutta la vita, con una bellezza e un fascino così prepotenti?
«Ma quando mai? Mi deve credere, mi piacevo, mi volevo bene, ma non mi trovavo bellissima, c'erano altre ragazze più belle di me. La sa una cosa? Mi piaccio molto di più adesso che prima».
Perché?
«Ho una consapevolezza più matura, sono più attenta alle cose importanti, e quindi, in qualche modo, sono migliore. Non vedo l'ora che mi vengano le rughette d'espressione intorno agli occhi, pensi che io non metto nulla, nemmeno una goccia di niente, quindi, prima o poi, mi verranno».
Non ha mai fatto lifting o simili, una rarità. Come mai?
stefania sandrelli giovanni soldati
«Amo i miei seni pazzamente, gli voglio un bene dell'anima, così come sono. Per decidere di darmi un'aggiustatina dovrei avere una motivazione molto più forte di quella estetica. Il mio corpo non è fatto di pezzetti, è un tutt'uno».
Cosa l'ha fatta più felice?
«Il cinema. Una cosa che mi è entrata nel sangue. Quel cinema che si vedeva un tempo e che oggi non c'è più.
(...) Mi sembra che, con il cinema, in questo momento, si stia facendo un po' di respirazione bocca a bocca».
In che senso?
«Ho fatto un paio di cose per le piattaforme, robacce, mi hanno distrutto, non mi gratificavano, in quelle esperienze non riuscivo a trovare niente. Non ci casco più, non perdo tempo. Preferisco nutrirmi dei miei ricordi, delle cose importanti, della contentezza di fare colazione la mattina con Giovanni, anche se, naturalmente, il cinema resta uno spettacolo straordinario che amo e continuerò ad amare per sempre».
(...)
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