Renato Franco per corriere.it - Estratti
Per Mara Venier «è stata un’estate complicata, diciamo pure da incubo». L’incubo è iniziato a luglio. «Avevo cominciato da poco a girare il film di Ferzan (Ozpetek), avevo dei fastidi all’occhio, vedevo male ma pensavo fosse colpa degli occhiali sempre sporchi. Non ci ho fatto caso, non gli ho dato peso, è stato un errore mio, se avessi capito subito che qualcosa non andava avrei guadagnato tempo».
La diagnosi?
«Un’improvvisa emorragia alla retina dell’occhio destro che nel giro di 5 giorni si è espansa sempre di più. Un lunedì sera guardando la tv mi sono resa conto che vedevo solo metà televisore, ho chiuso l’occhio sinistro e mi sono accorta che non vedevo niente: tutto scuro, tutto nero. La mattina dopo ero già in sala operatoria».
Ora come sta?
«Pochi giorni fa ho fatto la terza operazione, me ne aspettano altre due. È una cosa lunga, sperando di riguadagnare la vista. Ora vedo qualcosa, ma ancora molto sfuocato. Sono in buone mani, ma è stato un trauma».
L’umore?
«Non è dei migliori, mi ha aiutato l’impegno nel film di Ozpetek, dal punto di vista psicologico lavorare mi ha fatto bene, mi ha spinto a reagire e andare avanti. Per due volte sono stata operata e il giorno dopo ero sul set. Si addiceva al personaggio, con gli occhiali, sempre dimessa e struccata». Sorride: «Perfetta per il ruolo».
Le cause?
«Ho fatto analisi, controlli, tac, ma a oggi non abbiamo capito perché è successo. Io penso ci sia una componente di stress».
Per aggiungere altro stress ora comincia la nuova edizione di «Domenica In» (al via il 15).
«Ma no, lavorare mi aiuta a distrarmi. Passo il tempo tra una riunione di redazione e una visita di controllo: sono tutta tv e medici. Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, non sono più una bambina e qualche acciacco d’altra parte devo pur averlo».
Con «Domenica In» non riesce proprio a smettere?
«Anche quest’anno avevo deciso di non farla più, ma non so dire di no. Questa però sarà davvero l’ultima, anche se lo dico da sei anni. Giuro: questa è l’ultima, è una promessa che faccio prima di tutto a me stessa».
(...)
Ha intervistato tutti: l’ospite più difficile?
«Beh, Naomi Campbell è stata insopportabile: non voleva rispondere a niente, è arrivata con 8 ore di ritardo e a ogni domanda continuava a ripetere is my privacy. Le avevamo dato quaranta milioni di lire, e due risposte dammele no?!».
L’ospite più generoso?
«Ricordo Tony Curtis incontrato in una suite al Four Seasons, dicevano che avevo solo mezzora. Lui si è presentato in mutandoni, giacca da smoking e guanti da driver: era divino e non andava più via. Mi voleva invitare a cena, ma io parlavo quattro parole in croce di inglese».
La delusione?
«Andammo a casa di Glenn Ford, una villa stupenda a Beverly Hills. Ci fece aspettare, poi ci ha ricevuto in camera da letto: era tutto buio, tutto cupo, c’era una flebo, una puzza di alcol tremenda, il pappagallo per i bisogni sotto il letto. Fu il crollo di un mito. Ho guardato i miei e me ne sono andata via. Quel momento però mi è rimasto impresso per sempre, mi ha fatto capire Hollywood e lo star system: li vedi e li immagini come imperatori, ma alla fine sono tutti soli e infelici».
Tempo di bilanci: l’orgoglio professionale?
«Ero conosciuta solo come la compagna di Renzo (Arbore), non venivo certo considerata per il mio valore, ma perché ero la fidanzata di un grande. Avevo un complesso di inferiorità nei suoi confronti, ero insicura, non avevo grandi ambizioni — non sono ambiziosa, tutto mi è capitato per caso. Grazie a Renzo arrivai alla Domenica In 1993-94 e improvvisamente diventai una che conta, ero considerata, quel riconoscimento mi ha reso molto orgogliosa. Con la mia prima Domenica In ho dimostrato di valere qualcosa, se dopo tanti anni sono ancora qua vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto».
La delusione più grande?
«Quando la Rai mi chiuse la porta in faccia: signora Venier lei è troppo vecchia, non ci serve più. Il direttore di allora, Giancarlo Leone, disse chiaramente al mio agente che ormai Mara Venier rappresentava una televisione vecchia, non andavo più bene. Fu un colpo tremendo, improvviso. Una settimana prima mi avevano detto che avremmo parlato del futuro e invece poi nessuno mi ha più risposto al telefono».
A chi deve dire grazie?
«In quel momento mi ha salvata Maria (De Filippi). Mi chiamò per Tú sí que vales, dovevo fare una sola puntata e sono rimasta tre anni, conquistando un pubblico più giovane, da lì sono rinata. E poi la Rai mi ha richiamato. Il mio agente in sede di trattativa mi disse che non dovevo dire subito di sì, ma a cena con il dg Orfeo e il direttore Teodoli dopo due bicchieri di prosecco ho ceduto di schianto».
Il bilancio sentimentale?
«In amore non ho avuto delusioni, ho amato e sono stata riamata incondizionatamente. Ho sempre seguito il cuore, non ho mai calcolato nulla. Con Renzo siamo uniti come non mai, lui ogni tanto mi ricorda che sono sposata, ma sono legata a un uomo intelligente (Nicola Carraro), che non ha gelosie retroattive e mi lascia libera di voler bene alle persone che ho amato. Voglio bene a Renzo, a Jerry (Calà)».
Pure a Jerry Calà? Nonostante lui l’abbia tradita già alla vostra festa di matrimonio?
«Jerry me ne ha fatte di tutti i colori, ma ormai è un fratello, è famiglia. Mi rende molto orgogliosa avere vicino a me le persone che ho amato».
(...)
Tanti partner in tv: con chi ha legato di più e con chi di meno?
«Mi sono sempre trovata bene con tutti. Pippo (Baudo) è stato un maestro di televisione, Renzo un maestro di cuore: mi spronava a essere me stessa. Non posso dimenticare Corrado, aveva qualcosa di diverso: una persona normale, empatica, generosa, ironica. L’ho adorato».
Tra 50 anni dove si vede? Inferno, Paradiso o ancora «Domenica In»?
«Sono più da Paradiso che da Inferno, dai. Però mi vedo bene ancora a Domenica In».
E meno male che poche righe fa aveva promesso di smettere.
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