“LA MORTE DI PAPA’? UN INCUBO CHE SPESSO MI VIENE A TROVARE” – ANGELINA MANGO, EX ALLIEVA DI "AMICI", FIGLIA DI LAURA VALENTE, CANTANTE DEI MATIA BAZAR, E DEL COMPIANTO PINO MANGO, SALIRA' PER LA PRIMA VOLTA SUL PALCO DI SANREMO – “PAPA’ CI HA LASCIATO A SOLI 60 ANNI ED È STATO PESANTE PERCHÉ NELLA MIA TESTA SI È SCATENATO L'INFERNO. MAMMA NON VERRA’ AL FESTIVAL PERCHÉ SE VIENE LITIGHIAMO. PROMETTO CHE LE TELEFONERÒ QUANDO SARÒ VICINO ALLO SCLERO” – VIDEO

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Luca Dondoni per la Stampa - Estratti

angelina mango angelina mango

 

«La vita non mi ha riservato solo gioie, anzi, ho sofferto molto e certi dolori non se ne vanno mai». Angelina Mango la talentuosa figlia del mai dimenticato Pino Mango e dell'ex cantante dei Matia Bazar Laura Valente, sarà in gara per la prima volta al Festival di Sanremo con La noia. Una cumbia sudamericana scritta insieme a Madame e composta con Dardust, uno dei produttori più ispirati del nostro panorama.

 

Come ha vissuto la scomparsa di suo padre che tutt'ora celebriamo come una delle voci più belle del nostro canzoniere?

«Come ho detto in un mio sfogo durante una serata con i co-inquilini nella casetta di Amici nel 2022, ricordo che iniziai il liceo scientifico a settembre e a dicembre morì papà. Aveva solo 60 anni ed è stato pesante perché nella mia testa si è scatenato l'inferno; ho memoria di tutte quelle telecamere fuori da casa nostra. Un incubo che spesso mi viene a trovare».

 

E per uscire da quell'incubo sono serviti la famiglia, il fidanzato, gli amici fidati.

pino mango laura valente pino mango laura valente

«Tutti, tutta la famiglia mi ha dato la spinta giusta per risolvere un sacco di menate che mi facevo. Mi hanno aiutata a convincermi che avrei dovuto vivere la mia vita».

 

Ascolta mai le canzoni del papà?

«Ogni tanto capita e no, se sta per chiedermi se mi fa male quando le ascolto le rispondo di no. Anzi, è bello sapere che possa ascoltare la sua voce quando voglio anche perché l'eredità di mio padre non è solo fatta di musica, canzoni e cose di questo genere. C'è molto, molto di più».

 

Perché per Sanremo ha scelto una cumbia? Chi le ha fatto scoprire questo ritmo messicano? C'è qualcosa che la lega in maniera particolare?

angelina mango angelina mango

«Ci siamo visti in studio con Dardust e nei momenti di difficoltà esorcizzavano cercando il divertimento. Con lui e con Madame c'è stata questa visione comune e la cambia è stato un ritmo che è piaciuto a tutti quasi naturalmente. Tutti e tre abbiamo vissuto vite che non ci hanno permesso di annoiarci molto eppure la noia è un qualcosa che, per chi lavora tantissimo, è addirittura uno stato ideale. Cantare di noia su una musica allegrissima è perfetto».

Non ci si sarebbe mai aspettati una connessione fra lei e Madame.

«Quando a livello artistico c'è una differenza e a livello umano non ce ne sono va tutto bene. E' il modo in cui ci si approccia e la sensibilità che fanno nascere un'intesa comune».

 

La noia non è un pezzo facile e la sua voce è messa a dura prova.

«Non voglio escludere nulla e nessuna delle mie vocalità. Qui c'è tutto anche se non è un pezzo che mi mette in una situazione semplice però è il mio lavoro e spero di riuscire a farlo bene. Il testo è molto profondo e nonostante sia un up-tempo segue lo stesso approccio diretto e crudo che ho cantato in un mio pezzo intitolato "Fila indiana"».

 

angelina mango angelina mango

Cosa farà nei duetti? Un pezzo di papà?

«Al momento non si può dire ma è una cosa profonda che sento di cantare lì».

Sua mamma, Laura Valente, sarà a Sanremo?

«No perché se viene litighiamo. Il lavoro sarà tanto ma prometto che le telefonerò quando sarò vicino allo sclero per chiederle di tranquillizzami. Sarò a Sanremo solo col mio team e non voglio la famiglia perché sentirei troppa attenzione e carico emotivo. Devo cercare essere tranquilla».

angelina mango angelina mango

 

Al festival lei è una delle più attese e molti scommettitori sono pronti a mettere una fiche sul suo risultato finale.

«Da un certo punto di vista è un onore ma dall'altro un peso che non voglio portare. Faccio la mia gara e non guardo fuori».

 

 

(…)

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