Giovanna Vitale per "la Repubblica" - Estratti
Non c’è solo lo scandalo di un servizio pubblico che non svolge la missione per cui è pagato dai contribuenti: informare sui principali fatti del giorno, come il voto francese di sicuro era, tanto da meritare sulle reti concorrenti un lungo speciale — fino a notte a fonda — con ospiti in studio e inviati sul posto.
C’è pure l’aggravante della testata all news, sulla carta deputata a trasmettere in tempo reale le notizie di cui tutto il mondo parla, che domenica sera pensa bene di aprire il telegiornale non già con il risultato transalpino, bensì con il “Festival delle città identitarie” in corso a Pomezia, condotto da due meloniani di ferro: Edoardo Sylos Labini e Incoronata Boccia. In prima fila, il direttore di Rainews Paolo Petrecca, seduto a godersi «la splendida voce di Alma Manera », ovvero (secondo Dagospia) la sua nuova compagna. Cosa che ha mandato su tutte le furie la redazione.
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Ha dell’incredibile quanto accaduto l’altro ieri sera in Rai. Mentre le tv del pianeta facevano a gara per commentare in diretta l’esito delle elezioni francesi — incluse Mediaset e La7, premiata con un boom di ascolti — i tre principali canali pubblici mandavano in onda programmi già visti, commedie americane e show musicali.
Neppure uno straccio di approfondimento era stato previsto per un’elezione tanto cruciale: salvo che sulla terza rete, ma alle 23,15, per far posto, prima, a una replica di Report. Oltre allo specialino di un’oretta scarsa che Rainews ha chiuso però alle 21 per occuparsi d’altro. «Forse perché disturbava palazzo Chigi?», la domanda del Pd.
Fatto sta che decidere di aprire il Tg delle 22 con il Festival di Pomezia, anziché con la Francia, ha scatenato la rivolta del sindacato interno.
«Mai la nostra testata aveva toccato il fondo così, mai aveva abdicato alla sua missione informativa in occasione di un appuntamento tanto importante », l’attacco del Cdr di Rainews. «Chiediamo al direttore come sia possibile prevedere un approfondimento diverso quando tutte le tv del Continente hanno gli occhi puntati sul voto d’Oltralpe. Verrebbe da pensare che alla debacle della destra preferisca non dedicare troppo spazio», insiste. Per poi lanciare l’affondo: «In una serata come questa Petrecca ritiene opportuno dare spazio a un evento non scevro da interessi e legami personali», l’allusione alla performance canora della fidanzata illuminata dai riflettori Rai.
Apriti cielo. Il meloniano si attacca al pc e, oltre a pretendere «una spiegazione formale» sulle allusioni del Cdr, annuncia «una diffida nei vostri confronti all’Ordine dei giornalisti » e la richiesta di «difesa legale per calunnia». Una minaccia.
In spregio alle più elementari regole sindacali. Seguita dal più classico degli scaricabarile sul vicedirettore di turno, Ida Baldi, che a sera rimetterà il mandato e a cui aveva raccomandato di riservare alla Francia «tre affacci: alle 21,45, a metà festival e in coda». Un affaccio. Di pochi minuti. Per le elezioni che hanno stupito il mondo.
E adesso? «La Rai così non è più servizio pubblico, è TeleMeloni. A doversi dimettere è Petrecca, non la vicedirettrice», attacca Elly Schlein.
Ma Petrecca, scudato dal centrodestra, nega la censura e denuncia «attacchi personali». Mentre il Cdr promette ricorso. E rincara: «Ricordiamo che il direttore della testata è responsabile sempre e lui aveva lasciato la redazione per essere a Pomezia ». A gustarsi lo spettacolo. Mentre le tre reti generaliste fischiettavano e la concorrenza godeva.
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