Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
Report torna l’8 ottobre. Sempre su Rai3 ma alla domenica, alle 20.55. Sigfrido Ranucci, lei dal 2017 ne è il conduttore.
Con che spirito riparte?
«Tranquillo. Credo nella qualità del nostro lavoro».
Ma le tocca la domenica.
«Sì, il contesto competitivo è cambiato: avremo contro Fabio Fazio, Gramellini, le partite, e forse, chissà, anche qualche fiction Rai... è come entrare in una jungla».
Cominciate in anticipo?
«Sì. E, considerando che abbiamo chiuso più tardi la scorsa stagione, abbiamo avuto un mese anziché due o tre per ripartire».
Report cambierà?
«Avremo 40 minuti in più. Quando saremo a regime mi piacerebbe utilizzarli per andare alla ricerca di quei battiti di ali di farfalla che altrove producono uragani».
Il budget è lo stesso?
«Il costo al minuto era già diminuito la scorsa stagione, quest’anno cala ancora. Siamo un esempio virtuoso, considerando che facciamo ascolti anche con le repliche».
sigfrido ranucci servizio di report su daniela santanche 18 novembre 2012
La produzione è Rai?
«Sì, a partire da me che sono dipendente Rai, e guadagno dieci volte meno di altri».
Andrebbe altrove?
«No, in Rai mi sono sempre sentito libero. Poi ci sono stati momenti più difficili e altri meno […] La Rai ha avuto il problema di sostituire Fazio e ha deciso di farlo con me: da soldato ho messo le mie truppe a disposizione. Dopodiché, stavamo bene come stavamo».
Ricomincerete con l’inchiesta su Santanchè?
«Sarà tra i nostri temi, in fondo è una delle donne di destra più forti sulla scena.
Ma parleremo anche di sanità, infiltrazioni mafiose in Veneto, del caso Caivano e di quello di Brandizzo. E ci sarà un’inchiesta sui partiti a dieci anni dalla fine del finanziamento pubblico».
Il contratto di servizio Rai dovrebbe tornare a contenere il richiamo al giornalismo d’inchiesta?
«L’ho sostenuto per primo. Ma poi contano anche i fatti. Penso anche che in questo Paese la libertà di stampa dovrebbe rientrare nell’agenda politica: io ho alle spalle la Rai col suo ufficio legale, ci sono giornalisti che lavorano in piccole realtà condizionate dai potentati locali».
[…]
Qualcuno dice che lei in Rai rappresenta quelli che resistono, che sono rimasti.
«Sono affezionato alla Rai dove sono cresciuto incontrando professionalità eccezionali. Non mi sento un eroe: sono rimasto per amore».
Non sente aria di epurazione?
«Sento che è difficile lavorare con questa nuova organizzazione per generi».
Difende TeleKabul?
«Difendo quella Rai3 che era un pezzo dell’identità della Rai che stiamo perdendo».
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