LA PRECISAZIONE DI BARBARA FLORIDIA
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago,
BARBARA FLORIDIA - FOTO LAPRESSE
Alimentare il retroscenismo da palazzo e ascoltare suggeritori poco schietti e molto "interessati" fa cadere nell'errore di offrire una narrazione delle cose assolutamente distante dalla realtà.
Gli Stati Generali e la nomina del futuro presidente della RAI sono due fatti assolutamente distinti tra loro. I primi sono organizzati con la reale intenzione di offrire un luogo di dialogo e di dibattito utile al Parlamento per arrivare a una riforma del Servizio Pubblico.
BARBARA FLORIDIA - FOTO LAPRESSE
Questo è l'unico obiettivo che per me conta davvero. La nomina del nuovo presidente è in mano al dialogo tra partiti, e il MoVimento 5 Stelle ha già detto a più riprese che non parteciperà al voto visto il metodo che è stato utilizzato dalla maggioranza.
Mettere in connessione le due cose è semplicemente falso, oltre che piuttosto ridicolo visto lo sforzo organizzativo enorme e la presenza di personalità e di esperti nel corso della due giorni, che è sotto gli occhi di tutti.
Mi resta solo un unico interrogativo: se la commissione di vigilanza fosse stata presieduta da un uomo, quale sarebbe stato il corrispondente di "curvacea" che avreste utilizzato?
Sen. Barbara Floridia
DAGOREPORT
Mentre Giampaolo Rossi è asserragliato nel suo ufficio al settimo piano di Viale Mazzini, impegnato a ricevere ordini dal Bunker Chigi e da via della Scrofa che immancabilmente si traducono in penosi fallimenti (Barbareschi, Monteleone, Latella etc.), il 6 e il 7 novembre a Palazzo Giustiniani andrà in scena un grottesco spettacolo di italica ipocrisia: gli Stati Generali della Rai, due giorni di bla-bla per discutere ‘’come tenere la politica fuori dalla Rai’’ (sembra una battuta di Crozza ma è così…)
Caparbiamente voluto dalla curvacea presidente della commissione di Vigilanza, la pentastellata Barbara Floridia, il primo giorno della baracconata comincia giustamente con una attrice che fa satira, Geppi Cucciari, subito tampinata da una star della commedia siculo-lombarda, Ignazio La Russa. C’è poi molta attesa per le nuove supercazzole catodiche del ministro del “Pensiero solare” e aedo dell’”Infosfera globale”, Alessandro Giuli.
Un paio di sottosegretari (Alberto Barachini e Federico Freni) non possono mancare per permettere agli ospiti di andare al bar con uso di bagno per abbeverarsi poi al verbo della Floridia e dell’amministratore (molto) delegato di Viale Mazzini, Giampaolo Rossi.
Dopodiché, fiato ai tromboni!, perché inizieranno i ‘’lavori’’: tavola rotonda, e speriamo anche calda con supplì e filetti di baccalà, con il mitologico Francesco Giorgino che dovrà gestire gli interventi di Aldo Grasso, Marcello Veneziani, Roberto Zaccaria e Michela Ponzani.
Un altro tavolo è apparecchiato per il pensiero “quattro stagioni” di Monica Maggioni, Paolo Celot e Roberto Nepote. Sulla ormai perduta libertà d’informazione sono stati convocati Paolo Borrometi, Valerio Nicolosi e Stefania Battistini (l’inviata del Tg1 messa nel mirino da Putin).
giorgia meloni bruno vespa cinque minuti
La prima giornata verrà chiusa con un confronto (a mani nude?) tra il consigliori principe della Melona, il “portinaio” Bruno Vespa, e il comunista della cellula Cairo-La7, Giovanni Floris.
Nella seconda giornata s’inizia con altri pippotti istituzionali: Sergio Costa (M5s), il ministro del Made in Italy Adolfo Urso (Fdi), Alessandro Morelli (l’uomo di Salvini in Rai), Augusta Montaruli (FdI) e Maria Elena Boschi (Iv). Ci sarà la fila. Per uscire…
Ma i fuochi d’artificio sono attesi nel pomeriggio, starring Mario Sechi (Libero), Marco Travaglio (Fatto), Alessandro Sallusti (Giornale), Emiliano Fittipaldi (Domani), Franco Bechis (Open) e Fiorenza Sarzanini (vicedirettrice Corriere). “Tutti a guida di quotidiani cartacei e online, ce ne fosse uno di una rete televisiva o di un telegiornale”, ha sottolineato Lettera 43.
Gli Stati Generali (dell’ipocrisia politica) dovrebbero chiudersi con una inutile chiacchierata tra i lottizzatori di casa Rai: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Nicola Fratoianni, eccetera.
A cosa servirà tanto can can parolaio? Forse lo possiamo intuire leggendo l’intervista concessa al “Tirreno” dalla contiana Barbara Floridia. Alla domanda: “A un mese dall'insediamento del nuovo Cda Rai non è stato ancora votato il presidente di garanzia.
È un'anomalia mai vista. Che strumenti ha la Commissione di vigilanza per superare l'impasse?”, la presidente della Vigilanza risponde: “Serve un accordo tra i gruppi. Al momento c'è un disaccordo evidente non sulla persona ma sul metodo che la maggioranza ha messo in campo. Gli Stati generali saranno l'occasione anche per contribuire a superare l'impasse”.
Non è certo un mistero l’obiettivo del degrillizzato Giuseppe Conte di accaparrarsi la prima poltrona del Tg3 lasciata vacante da Mario Orfeo (traslocato a “Repubblica”) in cambio del voto a favore del cartonato di Gianna Letta, Simona Agnes, da tempo in trepida attesa della presidenza di viale Mazzini (che fa gola all’abile e profondo esperto di cose Rai, il consigliere del Cda Rai, il leghista Antonio Marano).
Ma sia Conte che Floridia sono stati già avvisati dalla sbrigativa Elly Schlein: in caso di un colpo di mano dei 5stelle con la nomina della Agnes in cambio del Tg3, che storicamente è in quota Pd, si chiude per sempre qualsiasi tipo di rapporti tra i due partiti di opposizione.
E poi c’è in ballo il fattore tempo: fino alla Costituente di quello che resta in piedi del movimento di Grillo e Casaleggio, in agenda a fine di novembre, l’Avvocato del fu popolo è paralizzato: non si può permettere di sputtanarsi con gli iscritti chiamati a votare mettendo in campo una tale trattativa con la maggioranza.
Inoltre Conte si ritrova i neuroni divisi tra due compagni di viaggio: Goffredo Bettini che teorizza il campolargo Pd-M5s, unica via per battere il governo Meloni e un Marco Travaglio che rivendica una ‘’terza via’’ con un M5s distante da sinistra e da destra e magari teme di vedere l’ambizioso Conte che, in cambio di un posto da ministro, si accoccola a domestico di Elly.
Conte non sa che pesci prendere e temporeggia: ultimamente ha parlato un paio di volte con Bettini, ma non è detto che rigetti la linea Travaglio, contestata anche da molti giornalisti all’interno del “Fatto Quotidiano”.
La pochette dell’ex doppio premier è appesa ai rapporti di forza che usciranno dalla Costituente (se vincerà e con quanti voti preleverà la sua missione di trasformare il movimento in un partito), visto i pessimi umori messi in campo da Beppe Grillo (muoia il M5s con tutti i filistei).
simona agnes gianni letta (2) GOFFREDO BETTINI giuseppe conte francesco rutelli goffredo bettini roberto gualtieri foto mezzelani gmt024 BEPPE GRILLO E GIUSEPPE CONTE - ELEZIONI REGIONALI IN LIGURIA - VIGNETTA BY ROLLI PER IL SECOLO XIX
roberto sergio giampaolo rossi