Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”
elisabetta sgarbi editrice la nave di teseo
Elisabetta Sgarbi, fondatrice della Nave di Teseo, è nella casa di Ro Ferrarese dov' è cresciuta. Dove i genitori, dice, «non ci sono più, ma io li vedo» e dove da tempo non stava così a lungo. Da Ro, ha rinviato le uscite dei libri di marzo e aprile, ha diretto «l' operazione spericolata» di pubblicare l' autobiografia di Woody Allen in anteprima mondiale e per ora solo in ebook, ha lanciato collane digitali (come Gli Squali, di racconti noir) e la campagna social #iorestoaleggere. Per diletto, aiuta gli Extraliscio, conosciuti grazie allo scrittore Ermanno Cavazzoni, a promuovere il singolo Merendine blu.
Da Ro, prova anche a immaginare una Milanesiana in tempi di pandemia. Non potrà ripetere i 65 eventi in 13 città, con 210 ospiti dell' anno scorso e lo sa, anche perché è laureata in Farmacia, ha dimestichezza con la medicina, e la storica insegna di famiglia è attaccata alla sua cucina.
La farmacia che osservatorio è sul virus?
«Unico sulla paura, che è diventata primaria e a cui vorrei dedicare un numero della rivista Pantagruel . Ora come mai, tutti hanno bisogno di rassicurazioni su basi scientifiche. Io, per ereditare la titolarità della farmacia, ho sopportato studi che trovavo poco letterari, ma ora che quel bancone presidia un mondo sconvolto, sento la funzione etica del mestiere».
Lei è per le librerie aperte subito o più avanti?
«Senza librerie, l' editoria muore, ma non si può dire "ripartiamo" il giorno prima. La macchina ha una sua dinamica fisica: prima, le stamperie devono stampare, poi i magazzini movimentare gli ordini e ha senso riaprire con titoli forti. Inoltre, con la gente a casa e ingressi contingentati, molte librerie non potranno reggere i costi. Alla fine, la riapertura sarà molto lenta».
Insomma, le librerie non sono supermercati dove le masse svuotano gli scaffali.
«La fruizione è diversa, ma non è vero che i libri non siano beni di prima necessità.
Anzi, siamo arrivati impreparati alla pandemia perché non abbiamo letto abbastanza. Il rischio era scritto nelle ricerche e nei libri, ma siamo in mano a una politica che ama guardarsi, non leggersi».
Diceva che bisogna riaprire con libri forti, lei ne ha?
eugenio lio elisabetta sgarbi foto di bacco
«Molti, ma che avevo riprogrammato su maggio: il nuovo Joel Dicker; Capitalismo e ideologia di Thomas Piketty; la riedizione del Nome della Rosa di Umberto Eco coi suoi disegni mai visti Il discorso, però, è più complesso. Ci sono libri usciti il giorno della chiusura, come quello splendido di Ocean Vuong, che è lì, ma che non sarà recensito perché il sistema lo considera già vecchio. O c' è Allen, che fino a ieri non esisteva in forma cartacea. Mi è arrivata ora la prima copia: meravigliosa, gialla, ma è giusto che arrivi in librerie aperte davvero».
A SINISTRA GUIDO MARIA BRERA A DESTRA ELISABETTA SGARBI
Nonostante gli ebook, a marzo, le vendite di libri segnano meno 75 per cento.
«Nessun editore può salvarsi con gli ebook: erano il 5 o 6 per cento del mercato, ora hanno triplicato, ma restano una risorsa non sufficiente».
L' Associazione italiana editori stima, nel 2020, 49 milioni di copie in meno.
«Riaprire ora non risolverà. Il bilancio degli editori è sano con rese sotto il 30 per cento, ma così quante rese avremo?».
Quanta paura ha?
«Tanta e profonda. Lotto per far prevalere il bianco sul nero, ma dev' essere profonda anche la voglia di rinascere dando contenuti importanti».
Che ne sarà dei libri senza presentazioni?
«Dobbiamo aspettare il vaccino e prepararci alla prossima, eventuale, pandemia.
Sui virus, Eliana Liotta sta già scrivendo un saggio. Dobbiamo poi immaginare più eventi digitali: oggi, si può ordinare una pizza al volo con un' app, ma non un libro».
Lei cosa sta leggendo?
«Molte bozze. Leggo ad alta voce per verificare la bontà del testo, ma lo consiglio a tutti: ricorda le favole ascoltate da piccoli e fa compagnia se sei solo nella tua stanzetta».
Che perdita sono festival e saloni rinviati o cancellati?
«Ognuno è un' accensione di entusiasmi e l' editoria vive di questo. Bisognerà rispondere a tanta angoscia. Mi ha fatto effetto che, sentendo Petros Markaris, Paulo Coelho, Tahar Ben Jelloun, Joel Dicker, tutti, per prima cosa, mi hanno chiesto se ero in salute. E da tutti ho percepito che dobbiamo avere coraggio e dare un segnale che ci siamo».
Che fine farà la Milanesiana, prevista da giugno?
«Avevo in mente anche giornate sulla scienza. Una sui vaccini, avendo io prodotto e diretto il film Nove lezioni di scienza . Non voglio dirmi che non farò la Milanesiana. Purché viva un mondo che ha bisogno di cultura, mi adatterò alle condizioni più macchinose. Bisogna aspettare i decreti, capire se i posti a sedere sono uno sì e due no e da quando e come affrontare i costi.
GIUSEPPE ELISABETTA E CATERINA SGARBI
Intanto, immagino eventi a porte chiuse, trasmessi sui social. Voglio tenere Bormio, Ascoli Piceno, Napoli Ragiono su eventi all' aperto con forte distanziamento. Non si può spegnere una pratica che amiamo. Battiato canta "i desideri non invecchiano quasi mai con l' età" e neanche con la paura, vorrei aggiungere».
Sulla Milanesiana d' autunno ha più speranze?
«Sì, sogno di ripartire come nell' aforisma di Chamfort in cui la mamma offre la marmellata al figlio, che dice: dammene troppa».
vittorio e elisabetta sgarbi alla fondazione cavallini sgarbi elisabetta sgarbi milanesiana ELISABETTA SGARBI elisabetta sgarbi 1