“ONE GOD, ONE FARINELLI E... ONE BARTOLI” - AL TEATRO DEL MAGGIO TRIONFA "SUPERCECILIA" NELLE PIUME DEL GRANDE CASTRATO – MATTIOLI: "RECITAL? CONCERTO? ONE WOMAN SHOW? DI CERTO, È UN GRANDE SPETTACOLO. CINQUE BIS E PUBBLICO IN DELIRIO PER SANTA CECILIA DELLE COLORATURE CHE SI METTE PURE A BALLARE, CLAMOROSO - LA FINE DELLA SERATA È COSÌ SBRACATA SUL VERSANTE TRE TENORI O CROSSOVER CHIC. E TUTTAVIA IL BAROCCO ANCHE QUESTO ERA. INSOMMA, CI STA ANCHE UN PO' DI BARACCONATA (O BAROCCONATA?)" – VIDEO

-

Condividi questo articolo


Alberto Mattioli per lastampa.it

 

cecilia bartoli cecilia bartoli

«One God, one Farinelli!», si dice che esclamasse una lady sconvolta dal canto di Carlo Broschi detto Farinelli, evirato cantore dai meriti irraggiungibili, forse il più grande cantante della storia dell'opera. Possiamo tranquillamente aggiungere «one Bartoli!», perché il suo «Farinelli tour», al di là degli esiti artistici pur ragguardevolissimi, è un caso, appunto, unico, che si fatica anche a definire: recital? Concerto? One woman show? Di certo, è teatro musicale.

cecilia bartoli cecilia bartoli

 

L'epifania della divina più divisiva si è verificata giovedì al Teatro del Maggio dove, da quando ci è approdato Alexander Pereira, l'afflusso di grandi nomi è tale che si rischia l'assembramento. Santa Cecilia delle colorature, si sa, a Pereira è legata fin dai bei tempi di Zurigo e poi di Salisburgo, ha scaricato la Scala quando la Scala ha scaricato l'amico Alex e di conseguenza farà di Firenze la sua base italiana: di nuovo il prossimo marzo, pare.

 

Intanto, è sbarcata con i «suoi» Musiciens du Prince-Monaco e con il suo direttore di – meritata – fiducia, Gianluca Capuano per questo «Omaggio a Farinelli» che ha scatenato dei clamorosi omaggi per lei, con acclamazioni, battimento di mani e piedi, lanci di fiori, urla e cinque bis.

 

cecilia bartoli cecilia bartoli

Si diceva che non è stato un semplice recital. Piuttosto, uno spettacolo vero e proprio, dove le arie (molte delle quali, per la verità, Farinelli non le ha mai cantate) e i brani strumentali venivano incastrati le une negli altri con cadenze degli eccellenti solisti dell'orchestra, mentre lei, aiutata dal disinvolto mimo-servo di scena Xavier Laforge, cambiava vestiti, si truccava da Cleopatra mentre i suo boys agitavano flabelli, recitava controscene, lanciava piume e perfino, nelle danze di Ariodante, ballava. La Bartoli balla, clamoroso. Come dire: «Garbo laughs!».

 

cecilia bartoli cecilia bartoli

Ora, la voce di Santa Cecilia non è mai stata colossale né lo è diventata con il tempo. Però non è vero, come accusano i bartolofobi, che «non si sente», perché sarà pure piccola ma è tutta «di punta» e benissimo proiettata, anche in un sala grande come quella del teatro del Maggio (ma speriamo comunque che per le prossime ostensioni fiorentine sia disponibile la Pergola, più adatta da ogni punto di vista).

 

bartoli farinelli bartoli farinelli

Quello che sbalordisce di superCecilia è che, dopo trentacinque anni di carriera, non ci sia belluria vocalista che non le riesca ancora perfettamente: dalla lunghissima, spiazzante messa di voce con la quale entra in scena in un recitativo accompagnato del Polifemo di Porpora all'interminabile cadenza dell'acrobatica aria di Melissa dell'Amadigi di Gaula di Händel, in un'eccitante gara all'ultimo fiato con l'oboe di Pierluigi Fabretti e la tromba di Thibaud Robinne.

 

cecilia bartoli cecilia bartoli

E tuttavia, fuochi artificiali a parte, i momenti più toccanti, di una bellezza semplice e patetica, indifesa e poeticissima, erano le arie liriche. Meravigliosa «Lascia la spina» dal Trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel, una specie di gara con sé stessa a produrre il piano più piano, e tutti innestati su un legato lunghissimo (e dove credete che sia squillato il cellulare del solito criminale deficiente? Ovviamente qui); sublime «Sol da te, mio dolce amore» dall'Orlando furioso di Vivaldi (magnifico anche il flauto di Jean-Marc Goujon, ma malissimo aver tagliato il daccapo), idem l'aria dell'Ode per il giorno di Santa Cecilia di Händel con un altro «obbligato» sensazionale, quello del violoncello di Robin Michael.

 

cecilia bartoli 1 cecilia bartoli 1

Bartoli non è mai stata soltanto una cantante da fuochi d'artificio, ma artista a tutto tondo: la novità è che oggi il secondo aspetto prevale sul primo. «Al tempo degli effetti si è aggiunto quello degli affetti», scrive giustamente Giovanni Vitali sul programma di sala. E questo ormai anche nelle aspettative e nel riscontro del pubblico. Infatti alla fine senza voce non è rimasta lei ma gli spettatori, a forza di urlare.

 

Eccellenti, lo si è già capito, l'orchestra e Capuano: chi pensa che dirigere una serata così significhi solo «accompagnare» capisce davvero poco di questo repertorio, di opera e forse in generale di musica.

 

pereira bartoli pereira bartoli

Poi, certo, nella lunga serie di bis si è scherzato molto, forse troppo, con lei che canta canzoni napoletane barocchizzate (Santa Lucia luntana con la tiorba? Fatto!) o in mezzo a un'aria trombettuta di Agostino Steffani ficca un «Summertime» a tradimento. A tratti, la fine della serata è così sbracata sul versante Tre Tenori o crossover chic. E tuttavia il Barocco anche questo era, istrionismo, autocompiacimento, gioco, stravaganza, follia, il sublime in bilico sul ridicolo. Insomma, cI sta anche un po' di baracconata (o barocconata?).

farinelli farinelli farinelli farinelli i castrati farinelli, cuzzoni e senesino i castrati farinelli, cuzzoni e senesino farinelli farinelli cecilia bartoli cecilia bartoli

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, LA DESTRA DELLA DUCETTA È ORMAI PADRONA DI PALAZZO CHIGI – MESSI IN CONDIZIONE DI NON NUOCERE SALVINI E TAJANI, RALLEGRATA DA UN’OPPOSIZIONE PIÙ MASOCHISTA CHE MAI, ACCOMPAGNATA DALLA GRANCASSA DI RAI E MEDIASET, POMPATA DALLA GRAN PARTE DEI QUOTIDIANI, LA NUOVA FRONTIERA DA CONQUISTARE PER MELONI E IL SUO IDEOLOGO FAZZOLARI È IL POTERE MILANO-CENTRICO DELLA FINANZA, CHE NEI DECENNI PASSATI HA TROVATO SEMPRE UN INTERLOCUTORE DISPONIBILE NELLA SINISTRA E NEL BERLUSCONISMO - ORA, LADIES E GENTLEMEN, SI CAMBIA MUSICA! E QUELL’EPOCA DEVE ANDARE IN SOFFITTA. E DOPO LO SBARCO MENEGHINO DI ANTONIO ANGELUCCI, LA PARTITA È CONTINUATA COL DISEGNO DI CREARE UN TERZO POLO BANCARIO CON BPM-ANIMA-MPS, COL SUPPORTO DI MILLERI-DEL VECCHIO E CALTAGIRONE. MA L’UNICREDIT DI ANDREA ORCEL SI E’ MESSO DI TRAVERSO...

DAGOREPORT - L’OPPOSIZIONE LATITA, SALVINI È IN COMA POLITICO E TAJANI È ANESTETIZZATO DALLE MOINE MELONIANE DI DIVENTARE NEL 2029 CAPO DELLO STATO: IL GOVERNO E' SOLO FRATELLI D'ITALIA - LE UNICHE SPINE NEL FIANCO DELLA DUCETTA ARRIVANO DAL PARTITO: DOPO LA CORRENTE DEL “GABBIANO” RAMPELLI, AVANZA QUELLA DI LOLLOBRIGIDA E DONZELLI – ALTRI GUAI POTREBBERO ARRIVARE DA  VANNACCI, CHE A BRUXELLES INCIUCIA CON I NEO-NAZI TEDESCHI DI AFD, E SOGNA DI DRENARE I VOTI DELLO ZOCCOLO POST-FASCIO DELLA MELONI – L’IDEOLOGIA SAMURAI DI FAZZOLARI, IL “MISHIMA” DI PALAZZO CHIGI: DIMENTICARE BERLUSCONI, GIORGIA MELONI E' A CAPO DEL PRIMO, VERO GOVERNO “DE’ DESTRA”, COL COMPITO DI CAMBIARE I CONNOTATI DEL PAESE, ECONOMIA-FINANZA COMPRESA (VASTE PROGRAMME...)

È PROPRIO VERO, COME DICE L’OCSE, CHE GLI ITALIANI NON COMPRENDONO PIÙ QUEL CHE LEGGONO. ACCADE ANCHE A GIULIA BONAUDI, NUOVA STELLINA DEL FIRMAMENTO “MELLONIANO” DELLA RAI, CHE CI ATTACCA PER L’ARTICOLO SULLA SUA FULMINANTE CARRIERA: “DAGOSPIA SI SORPRENDE CHE UNA DONNA 33ENNE CONDUCA UN PROGRAMMA. È LO SPECCHIO DI UNA MENTALITÀ GERONTOCRATICA, FORSE NON SOPPORTA L’IDEA CHE UNA GIOVANE POSSA RITAGLIARSI UNO SPAZIO”. MA QUESTO DISGRAZIATO SITO NON HA MAI TIRATO IN BALLO LA SUA ETÀ. E COMUNQUE NON SI TRATTA DI “UNO SPAZIO”, MA DI ALMENO QUATTRO. IN RAI NON ERANO VIETATI PIÙ DI TRE CONTRATTI DA AUTORI?

DAGOREPORT – LA MELONA DOVREBBE SPEDIRE PANETTONI E SPUMANTE A CONTE & TRAVAGLIO: È SOLO GRAZIE A UNA OPPOSIZIONE DISUNITA CHE PUÒ SPADRONEGGIARE – I GRANDI VECCHI DELLA POLITICA CERCANO DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE DA AFFIANCARE AL PD EVANESCENTE DI ELLY SCHLEIN. E DAL CILINDRO DI PRODI E' USCITO IL NOME DI ERNESTO MARIA RUFFINI – SE RENZI E' DISPONIBILE, CALENDA NO. MA SUL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE FIOCCA LO SCETTICISMO: COME PUÒ UN ESATTORE DEL FISCO RACCOGLIERE IL CONSENSO DEGLI ITALIANI CHE, AL PARI DELLA DUCETTA, CONSIDERANO LE TASSE "UN PIZZO DI STATO"?