Claudia Catalli per “la Stampa” - Estratti
«I politici di oggi sono buffi, ma non mi fanno ridere. Anzi mi infastidiscono. Mi fa ridere ciò che è involontario, come le candid camera». A parlare è Nino Frassica, ospite dell'Ortigia Film Festival, in una pausa dalle riprese del film Arrivederci Tristezza di Giovanni Virgilio. Il 21 agosto torna al cinema con 30 anni (di meno), mentre in autunno lo vedremo in tv con Fabio Fazio su La 9 e Don Matteo in Rai.
Partiamo da "Arrivederci tristezza", che commedia è ?
«Un film di buoni propositi dove diamo molta importanza alla psicologia e alla psicoterapia».
Nel film lei e Alessio Vassallo siete due uomini con il cuore spezzato.
«Il film è una lezione per tutti gli uomini str**i e violenti: soffriamo, ma anziché vendicarci troviamo la forza in noi stessi per andare avanti. È importante dirlo chiaro oggi: l'amore può finire, le donne possono lasciarci e non c'è da reagire con violenza».
Il fenomeno dei femminicidi è sempre più allarmante.
«Sono quasi sempre uomini lasciati dalle donne che pensano di essere "padroni" e reagiscono in modo orribile. Dico io, perché invece le donne non ci ammazzano se le lasciamo?»
Ad agosto la vedremo in "30 anni (di meno)", nei panni di?
«Interpreto il marito omosessuale di Greg. Qualche movenza 'femminile' l'ho messa, ma senza esagerare. È una commedia leggera».
Qual è il segreto di Nino Frassica?
«A differenza di molti che si sono fermati, bloccati, o non hanno avuto la forza, io sono andato dritto come un treno. Quando ho iniziato c'erano tanti talenti, ma nessuno di loro è andato avanti. Chi si è sposato, chi ha cambiato lavoro».
Se non le fosse andata bene cos'altro avrebbe fatto?
«Sempre l'attore, anche in una piccola compagnia. Ho voluto fare solo questo, indipendentemente dal successo e dal guadagno».
Come vive la popolarità?
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«A me piace il calore della gente. Certo se mi capita un pullman di fan non mi metto a fare la foto uno per uno, meglio una foto di gruppo!»
I social li usa?
«Uso Facebook, lo trovo divertente e interessante, anche se per finire qualche barzelletta devi cliccare, ormai per ottenere un clic in più fanno di tutto. Poi è pieno di fake news. Un paio di volte mi hanno persino dato per morto».
Come ha reagito?
«Lì per lì ci sono rimasto male, poi l'ho presa a ridere».
(…)
Cosa la fa ridere oggi?
«L'imprevisto, quello che non mi aspetto, i comici surreali come Lillo e Greg, Maccio Capatonda, Valerio Lundini».
Il politicamente scorretto è un limite per la comicità?
«Il comico non ha mai seguito regole, e il politicamente corretto oggi purtroppo è esagerato. È corretto nella vita, non nella comicità. Poi dipende sempre da cosa intendiamo per scorretto».
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C'è una cosa che non ha ancora fatto e in cui vorrebbe cimentarsi?
«Vorrei mischiare quello che ho imparato al cinema, nella fiction, nella recitazione con l'improvvisazione».
Trova che cinema e tv oggi godano di buona salute?
«Assistiamo a un boom, non si erano mai fatti tanti film e tanta fiction come oggi. C'è una quantità incredibile di prodotti. E tanta richiesta da reti e piattaforme».
La quantità c'è. La qualità?
«Abbiamo registi e registe brave».
Una regista che ammira?
«Roberta Torre. Il suo Tano da morire era un capolavoro. Fece un'operazione fantastica e giusta, prendeva in giro i mafiosi. Del resto vanno presi in giro, fanno una vita terribile, sono latitanti, si ammazzano tra loro... Diventa pericoloso quando sono rappresentati come quasi eroi, bisogna fare attenzione».
Ha visto il film-caso dell'anno "C'è ancora domani"?
«Mi è piaciuto molto, è fatto bene e uscito al momento giusto. Gli incassi sono importanti perché fanno lavorare» .
Alterna cinema, fiction e varietà, cosa predilige ?
«Il varietà, perché non ho copioni da seguire».
Con Fazio si sente libero?
«Certo, il nostro patto è quello».
Pensavo fosse deriderlo...
«Ma noi scherziamo, mi piace "metterlo in mezzo"».
A che punto è con il suo nuovo libro "Fiero di essere Piero"?
«Lo consegno a settembre, si chiama così perché tutti i personaggi si chiamano Piero».
Perché?
«È un nome come un altro. L'anno scorso ho scritto "Paola. Una storia vera", stavolta i protagonisti sono maschi».
Scrivere le piace?
«Moltissimo, la libertà che ho sulla carta è imbattibile. Anzi no, ora che ci penso i pittori sono gli artisti più liberi in assoluto. Hanno di fronte la tela bianca, sta a loro riempirla senza dover dar conto a nessuno».
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