Anna Gandolfi per corriere.it
Costantino Vitagliano, il 10 giugno sono 50.
«Fino a non molto tempo fa mi sarei stranito: dai, 50 anni. Mezzo secolo. Adesso li sento tutti».
Come va la salute?
«Dire bene sarebbe un’esagerazione: mi hanno diagnosticato una malattia autoimmune qualche mese fa e ho perso venti chili. Le cure però sembrano funzionare, sto scalando il cortisone che dava effetti collaterali. Navigo a vista».
Costantino (ieri come oggi il cognome è optional) è «il tronista», termine nato con lui ed entrato nel gergo dello spettacolo. Influencer ante litteram («Mi fotografavano con una maglia, un cappello, qualsiasi cosa e il giorno dopo era esaurita»), allo stesso tempo anti influencer («Con i social è tutto finto, filtrato, in tv si registra. Io sono sempre stato uno “in diretta” nel bene e nel male»), negli anni 2000 inanellava un ingaggio via l’altro. Milanese di Calvairate, cresciuto nelle case popolari di via Ugo Tommei, ha esordito nelle discoteche («animatore, cubista, spogliarellista»), faceva i casting come modello
(«Con il mio book stavo in fila per ore, anche se a volte le file le saltavo») e macinato lavoretti in tv («la prima volta a 17 anni: velino moro in salopette sexy nella trasmissione Viperissime di Antenna 3, che imitava Striscia»). Poi il decollo, il pubblico di Uomini e Donne conquistato, la fama di «bello e dannato», i programmi tv e l’empireo delle ospitate. «Ne facevo anche tre, quattro a sera, 365 giorni l'anno: gente in delirio, tutti a urlare il mio nome».
E adesso?
«Adesso le ospitate in discoteca non si fanno più: ci sono gli eventi nei negozi, nei centri commerciali».
Nel 2024 qual è il suo lavoro?
«Quello di prima, uso la mia immagine».
Costantino Vitagliano: «Costantino con Alessandra Pierelli nel 2004: la loro storia «sbanca» Uomini e Donne. Al programma di Maria De Filippi Vitagliano deve il balzo di notorietà
Quanto ha guadagnato negli anni d’oro?
«Tanto. Basti dire che per sfizio mi sono comprato di botto una Bentley da 250 mila euro, che avevo sei-sette case. Non riuscirei a quantificare. A un certo punto le richieste erano troppe, l'agenzia per limitare le serate ha alzato il cachet al massimo andando oltre i diecimila euro per un’ora. E invece di diminuire le domande aumentavano. Ho guadagnato io e fatto guadagnare gli altri».
Oggi quanto costa avere Costantino a un evento?
«Molto meno di allora, ovviamente. Duemila euro più le spese per 90 minuti. Però posso scegliere».
Prima non poteva?
«Volevo fare tutto. In pratica non dormivo».
E adesso cosa sceglie?
«Spesso chiedono di raccontare quegli anni e lo faccio volentieri. Mi chiamano anche nei negozi: valuto. L’altro giorno mi contattano per presenziare a un aperitivo a 700 chilometri da Milano, proponendo 500 euro. Replico: scusate, no. Risposta: altri lo fanno! Allora chiedetelo agli altri...».
IRENE PIVETTI COSTANTINO VITAGLIANO
Tirano sul prezzo.
«Si vede di tutto. Se non mi pagano non vado».
Il bilancio dei 50 anni?
«Positivo, ho realizzato tutto quello che desideravo da ragazzino».
Che era?
«Essere il più bello. Non il calciatore, non altro: erano gli anni 90 e volevo essere solo e soltanto il più bello di tutti. Per un periodo ce l’ho fatta. Guardavo la tv, vedevo vestiti di lusso, macchine, vacanze: sono nato in periferia da una famiglia semplice e avevo fame di tutto. Volevo fare un sacco di soldi».
Quanto crudo realismo.
«Ho dato a me e ai miei ciò che non avevo avuto. Oggi passo più tempo possibile con mia figlia Ayla (8 anni), la vera gioia. Sono contento di darle ciò che a me è mancato: mamma e papà lavoravano sempre per mantenerci. Lui, Orazio, guardia giurata; lei, Rosa, faceva le pulizie. Sono arrivato dove sono permettendo alla mia famiglia di condurre una vita un po’ diversa da quella da cui ero partito. Poi le case popolari mamma non le voleva lasciare perché ci era legatissima…».
Costantino, bello e basta. Cosa replica?
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«Per costruirmi il fisico mi allenavo almeno due ore al giorno, seguivo diete drastiche: è impegno. Dopo le scuole medie papà ha sentenziato: se non vuoi studiare devi lavorare. Eccomi facchino all’Ortomercato di Milano, barista, animatore in discoteca, spogliarellista. Lavavo i bicchieri al Bolgia umana di Jannacci che insisteva: ti do 50 mila lire in più, hai una bella presenza, vai in sala. Al bar di mio zio in viale Piceno arrivava Pamela Prati. Anni strepitosi».
(...)
Tronista per eccellenza. Si è mai sentito uomo oggetto?
«Ero richiesto, mi sono gasato per anni. La gente mi cercava, arrivavo e via il delirio. Non mi sono mai sentito usato in senso negativo. Nell’immaginario collettivo sono io quello ai piedi di Lele Mora nelle foto ammiccanti: fake. Io e Lele Mora abbiamo lavorato insieme ma Costantino di piedi non ne ha mai baciati né massaggiati, mai. Né in senso letterale né metaforico».
Vi sentite ancora, con Mora?
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«L’ho sentito poco tempo fa, quando si è saputo del mio problema di salute».
Un inciso. Alla fine del 2023 a Costantino Vitagliano è stata diagnosticata una malattia grave: «Stavo facendo controlli in ospedale. Hanno visto una macchia: l’aorta ombelicale era passata da 21 millimetri a 36. “Tu non te ne vai da qui”.
L’aorta poteva esplodere e non ce ne sarebbe stato più per nessuno. Per 40 giorni ho pensato di avere un tumore, dovevo stare a riposo assoluto. Oggi faccio due iniezioni nella pancia a settimana. Ho ricominciato ad allenarmi, cose leggere. Sono cambiato fisicamente: non è facile tuttavia vado avanti. Sui social c’è chi mi ricorda le iniezioni, chiedono se ho preso la terapia. Nel mondo virtuale tanti insultano, non credono alla malattia, ma ci sono anche persone fantastiche».
Ha detto: tre volte sono caduto, tre mi sono rialzato.
«Una è questa. Mi sto rialzando».
Poi ci sono le inchieste.
«L’agenzia che mi seguiva, guidata da Lele Mora, è crollata. Io ho sistemato i miei conti con il fisco. Dieci anni fa mi chiedevo come mi sarei ripreso. Da re delle ospitate ero diventato “ospite non gradito”. Ho venduto proprietà, usato i guadagni. Non avete mai visto lacrime: gli investimenti mi hanno permesso di restare in piedi».
La terza caduta di Costantino?
«Nel periodo del successo. Per sei, sette anni ho vissuto a mille. Lavoravo sempre, non staccavo mai. Pensavo solo a girare, piacere, farmi pagare. Intorno al 2007 ho iniziato a cedere. Mi dava fastidio pure sentire il mio nome, guardarmi allo specchio. Un giorno sono svenuto tra gli spasmi. È iniziato il tour negli ospedali, gli esami erano a posto. In verità erano attacchi di panico, un malessere che ancora non si comprendeva: sei strano, reagisci che non hai niente! Ho staccato la spina».
Cosa ha fatto?
«Sono partito. Sono andato anche negli Usa. Un grosso network televisivo americano mi ha raggiunto e mi ha proposto un programma: dovevo andare sulle spiagge, inviato tra i ragazzi. Ho risposto no».
Perché era sovraccarico?
«No, perché ero stupido. Non uscivo dalla logica del guadagno. Sarebbe stato un balzo internazionale però in Italia incassavo di più. Mi avrebbero dato in un mese quello che da noi prendevo in qualche giorno. Solo con le chat telefoniche in un anno ho fatturato un milione di euro».
Ci spieghi le chat telefoniche.
«Le fan chiamavano un 899 e parlavano con me, mi ascoltavano. A volte raccontavo la mia giornata, cosa facevo, cose normali».
Ha detto: nel mondo dello spettacolo per quelli come me non c’è più molto posto. In che senso?
«Che c’è molta finzione, è tutto patinato. La mia vita invece è vera. Io sono vero nel bene e nel male, anche esteticamente. Zero ritocchi, il botox mica lo uso…».
C’è qualcosa che non rifarebbe?
«Dei miei 50 anni rifarei tutto».
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