Alberto Piccinini per “il Venerdì di Repubblica”
Un tale fa un numero al telefono e dice: «Allò». Gli rispondono: «No, è Alì». C'è anche la presunta "storiella araba" incastonata nel cupissimo Le petit soldat di Godard tra le 125 barzellette raccolte da Alberto Anile nel volume intitolato a un'altra battuta fulminante rubata al grande schermo: Una birra e uno straccio (Lindau). Barzellette nei film dunque. Di tutti i generi e le epoche.
Meno i film muti, altrimenti «sarebbe un'operazione letteraria, non cinematografica» scrive con ironia l'autore nel saggio finale. E niente film-barzelletta, niente Vanzina, la serie francese sui matti, neppure Bombolo («Pronto Ciampino?»; «Casa Laterza?», E quel che segue).
Alberto Anile è storico del cinema, conservatore della Cineteca Nazionale, autore di un bel saggio recente su Alberto Sordi. La regola del gioco riporta a uno stile della conversazione cinefila elegante, magari un tantino passé in tempi di ossessione per gli spoiler e meme da scuola elementare, assolutamente da conservare. La barzelletta che fa ridere Ninotchka: «"Cameriere, una tazza di caffè senza panna". "Mi spiace la panna è finita, devo portargliela senza latte?"».
La barzelletta più divertente del mondo versione Monty Python, che mai ascolteremo per non morire soffocati dalle risate. Marge in Fargo (1996): «La sai quella di quel tale che non potendosi permettere una targa personalizzata ha chiesto di cambiare il suo nome in J3L2404?».
Più difficile trovare barzellette laddove non ci sarebbe niente da ridere. Le petit soldat, basato sul rapimento e la tortura di un terrorista dell'Oas da parte di un gruppo rivoluzionario filoalgerino, accosta alle godardiane inquadrature di copertine di Lenin e Mao pure una barzelletta scema sulla forza dei russi contro l'intelligenza dei cinesi. Anile trascrive invece una storiella da Salò di Pasolini.
Al buio dell'oscuramento un tale crede di riconoscere l'amico che di cognome fa Perotto. Grida: «Sei Perotto?» E una voce risponde: «Quarantotto». Raccontata, come se non bastasse, «davanti al cadavere di una prigioniera» e con la voce, nel doppiaggio, di Marco Bellocchio. Il doppiaggio che ha sempre complicato le cose.
Come nella storia di una barzelletta essenziale nella nostra vita pubblica degli ultimi dieci anni: il bunga bunga. Anile ricorda il breve frammento che si ascolta nel film Una donna in carriera di Mike Nichols (1988) durante una cena tra colleghi: «Rispetteremo il tuo desiderio, avrai una morte dignitosa. Ma prima... friki friki». Nella colonna sonora originale del film, aggiunge, lo stupro collettivo viene chiamato keke keke, ma i comici milanesi - Bisio, Catania - che la raccontavano dagli anni 80 nello spettacolo Comedians usavano l'espressione bumba bumba. Bebo Storti diceva di averla scritta assieme a Gabriele Salvatores e aggiungeva: «Berlusconi dovrebbe pagarci i diritti».
Ma andando a ritroso si scopre che lo spettacolo ambientato in una scuola di stand-up fu messo in scena nella sua versione originale inglese a Broadway nel 1976, e proprio con la regia di Mike Nichols. Berlusconi uguale Carletto Dapporto. Nell'archeologia italiana del sorriso a trentadue denti l'apparizione del comico nei panni di se stesso in Polvere di stelle di Alberto Sordi conserva un'ombra di sintesi futurista, giustamente antologizzata: «C'era un cagnolino nel deserto. Correva, correva e pensava: Ah! Se non trovo un albero me la faccio addosso».
Ma l'effetto scatologico è nulla rispetto a una vera rarità sordiana, scovata da Anile dentro la sceneggiatura mai girata di Gladio: «Ci sono due mosche posate su una merda. Arriva una terza mosca e dice: "Volete sentire una barzelletta?" E le altre due: "Se è sporca no, stiamo mangiando"». Firmato Scola-Scarpelli.
Però la storiella definitiva del genere è quella che si ascolta in Desperado di Robert Rodriguez (1995): «Scommettiamo trecento dollari che riesco a pisciare in quel bicchiere laggiù senza far uscire fuori una sola goccia», eccetera. Raccontata da Quentin Tarantino e resa ultrafumettistica dal doppiaggio.
alberto sordi monica vitti polvere di stelle
La barzelletta è «la realizzazione momentanea ma perfetta della sospensione di incredulità» riflette Anile. Ci fa entrare dentro il film, accanto al personaggio che la racconta, come se quest' ultimo esistesse per davvero. Umberto Lenzi, regista del primo Monnezza, non sopportava che Tomas Milian raccontasse barzellette volgarissime ammiccando in camera. Qui si ricorda quella del cameriere che "non parlava chic". «"Senta per piacere, che c'è 'a principessa?" E lui risponde: "Sta a caca'"».
Eppure proprio quell'iperrealismo folle, accentuato dal doppiaggio di Amendola, fece esistere il personaggio anche fuori dai film. Curiosità laterali. «Preferisco il libro», espressione tornata di moda grazie a Valerio Lundini è un vecchio motto di Hitchcock intervistato da Truffaut. Dice: «Due capre stanno mangiando le bobine di un film tratto da un best seller e una capra dice all'altra: "Personalmente preferisco il libro"». Il tennista Nicola Pietrangeli faceva sbellicare Marcello Mastroianni con la barzelletta sul torneo di caccia in cui un giapponese affronta una zanzara con uno spadone.
«"Guardi che la zanzara vola ancora", gli dice il capo della giuria. "Si, ma non scopa più"». Marcello rimaneva riverso sul divano a sbellicarsi per alcuni minuti. Pirati dei Caraibi. La vendetta di Salazar (2017), Paul McCartney a Johnny Depp: «Uno scheletro entra in un bar e ordina una birra e uno straccio». La barzelletta, leggiadra come un haiku, ebbe un seguito esilarante quando l'attore raccontò a David Letterman gli sforzi fatti da Al Pacino per fargliela capire la prima volta
BARZELLETTE NEI FILM PIRATI DEI CARAIBI