Francesco Merlo per il Venerdì-la Repubblica
È stato l' italiano più famoso e al tempo stesso più rispettato, il re repubblicano, quello che i Savoia non ci hanno concesso, «ma è inutile chiedersi come sarebbe il nonno a cento anni.
Semmai chiediamoci perché cento anni sembrano passati da quando è morto e non da quando è nato». E Lapo Elkann vuole dire che l' Italia, da quel 24 gennaio 2003, ha cominciato a contare sempre meno «anche perché nessuno l' ha protetta come la proteggeva lui.
E guarda che anche quella era un' Italia fragile. C' erano però alcuni giganti, alcun grandi italiani». Lapo dice che «l' italiano che oggi più somiglia a mio nonno è Mario Draghi. Non parlo del carattere e neppure delle abitudini, ovviamente. Ma del fatto che, di nuovo, c' è un italiano che tutti conoscono e tutti ci invidiano, mai coinvolto nelle tignose controversie nazionali, con il cuore in Italia e la testa nel mondo».
Lapo è il nipote che indossa ancora gli abiti del nonno «senza bisogno di correzioni sartoriali: ho le sue stesse misure, e in famiglia sono il solo. Né mio fratello né mia sorella e neppure tra i nipoti c' è qualcuno che gli somiglia fisicamente così tanto. E questo ha contato molto, perché il corpo impone sempre le sue leggi. Io poi volevo pure somigliargli, nel senso che lo imitavo, che è invece il modo peggiore di somigliare a qualcuno». Per la verità, gli dico, lo imitavano tutti. «In questo ero anche io come tutti i giovanotti italiani, di destra e di sinistra.
Era un modello, era l' eroe. E però io lo imitavo in privato e, voglio dire una cosa: me lo sono goduto così, soltanto perché ero suo nipote». Sembra un manuale di psicanalisi: il nonno severo che diventa indulgente solo col nipotino: «Con me non sentiva l' obbligo di educare che i padri sentono per i figli. E dunque il suo affetto era liberato. E infatti per tanti anni siamo stati complici, felicemente complici, al mare, al ristorante, negli incontri che aveva non solo con i grandi del mondo».
Al mare? È molto italiano l' amore per il mare, è il romanticismo italiano. «È vero, ma c' è l' accidia estiva sulla spiaggia, il mare delle patelle e delle sdraio, e c' è il mare di Moby Dick, il luogo della libertà e della civiltà occidentali, del rischio, il mareggio come metafora della vita».
Tra i tanti aforismi di Gianni Agnelli è famoso quello sul vento: "Mi piace" disse "perché è la sola cosa che non si può comprare". «Appunto. Gli devo anche questo. Uno dei momenti più belli fu quando nel 2001 partecipammo e vincemmo la regata di Cowes. Chi ama il mare dovrebbe, fosse pure una volta sola, almeno assistere se non partecipare alla Fastnet Race che dal porto sull' isola di Wight raggiunge il faro di Fastnet, aggira quel leggendario sperone roccioso al sud dell' Irlanda, e si dirige verso Plymouth. La forza del vento e delle onde sono tali che è come andare sulle tracce del diluvio.
Anche se non so se ci vuole più forza spirituale di quanta ne avrà bisogno, per restare nella nostra metafora iniziale, Mario Draghi nella politica italiana, così legata ai piccoli spazi».
lapo elkann john elkann alessandro nasi andrea agnelli al matrimonio di john
L' avvocato, che sarebbe morto solo due anni dopo, usava la barca - quella si chiamava Stealth, che vuol dire furtivo e invisibile al radar - anche per gli incontri di lavoro, e non solo per ricevere Kissinger o Schumacher:
«Credeva nella creatività, un valore - diceva - che li comprende tutti e sapeva come stimolarla: la passeggiata al posto della scrivania, la conversazione al posto della conferenza, e se capitava anche la barca al posto dell' ufficio». E come festeggiavate? «Ci scambiavamo regali: io gli davo un paio di bretelle e lui mi donava un vestito».
La psicanalisi lo prevede persino come disturbo: Grandparent Syndrome.
lapo e john elkann camera ardente gianni agnelli
Ma forse, verso il nonno d' Italia, era una sindrome nazionale. Diciamo che oggi io non ne soffro più. Oggi sono Lapo. La somiglianza con l' Avvocato non è più cercata, non è più voluta».
Gli piaceva essere chiamato "avvocato", una professione che non aveva mai esercitato?
«Lo preferiva a senatore perche diceva che era un nome d' arte».
carlo, nicola e marella caracciolo
Nel giornalismo italiano l' intervista è un genere che comprende diverse specie e sottospecie, c' è l' intervista dialettica e quella registrata, e poi ancora la confessione, il dialogo conflittuale
Ecco, genere nel genere, c' è pure "l' intervista a Lapo", che non è il racconto del privato ma è il feticismo del privato, più in là del voyeurismo, i dettagli morbosi come sostanza, l' autenticità a buon mercato, insomma un codice che una volta era solo dei giornali specializzati in gossip... : tu giochi con questi giornalisti?
«No. Non sono uno che gioca con nulla, ovviamente mi accorgo della morbosità, ma a volte tirarmi fuori mi fa bene, anche se poi mi rendo conto che non serve. Pensa al principe Harry. Non faccio un paragone perché lui con me non c' entra nulla, ma sicuramente fa vendere giornali.
Per il resto sono di più gli italiani che sento vicini dei soliti, inevitabili odiatori. E dei superborghesi che si scandalizzano e poi in segreto: vizi privati e pubbliche virtù. Io non mi arrabbio quando mi dicono che in Italia incarno La vita spericolata». Vasco Rossi potrebbe cambiare la strofa: non più "come Steve McQueen" ma "come Lapo Elkann".
Giovanni Agnelli con Lapo e John Elkann
Il nonno lo sapeva? «Certo. Quando è morto io avevo già 26 anni. Ma non giudicava. E non soltanto perché mi amava: il nonno non giudicava mai nessuno». La religione vi divideva: «Io sono ebreo e amo il buddismo, lui era cattolico». Nella malattia, la fede lo aiutava? «Certo.
Ma non aveva con la sofferenza il rapporto che hanno i cattolici. Penso che lo aiutasse soprattutto la sua disciplina militare, il suo carattere combattivo».
Tu dov' eri? «Quando si ammalò ero in America a lavorare con Kissinger. Ho seguito tutta la parte americana della malattia, le cure che aveva tentato lì. Poi, quando a Torino si aggravò, gli feci sapere che volevo tornare.
Si arrabbiò: secondo lui dovevo restare in America. Ma volevo stargli vicino e lasciai il lavoro più bello della mia vita. Gli ultimi giorni furono duri, ma il nonno è morto, dico davvero, con un sorriso sulle labbra. Era un combattente. Ne ha viste tante pure lui. La filosofia militare è fatta di resistenza e di camaraderie: sempre dritto come un fuso, anche col bastone, ma sempre generoso. Non mancava mai alle riunioni con i suoi ex commilitoni.
E quelle erano le sue amicizie più forti. Ecco, io sono più sensibile e fragile del nonno, ma anche io so sorridere. Per il resto, scusa se lo ripeto: non sono come lui».
E invece un po' lo sei. E cominciamo da tutte quelle famose agnellerie: non c' era già quel marketing di cui tu hai fatto impresa e arte? Era un influencer?
«Senza volerlo. Lo amavano e lo spiavano».
C' era una schiera di intellettuali organici che aggiornavano il catalogo dell' agnellismo, vale a dire quella capacità di stare al mondo e di affrontare il disagio del mondo riempiendolo di distrazioni colte e di talento, di valorizzare tutto quello che non è scontato, sino ai dettagli estetici che esprimevano la voglia anarchica di difendere le ragioni dell' individuo fuori dagli schemi.
Nascevano così le futili leggende sul cioccolataio di avenue Montaigne a Parigi, il cravattaio di Genova, il camiciaio di New York, e poi sarti e profumieri, e ancora lo smoking del 1948 e le cravatte corte, l' orologio sul polsino «Era lo stile di un uomo che tutti potevano avvicinare perché sempre faceva sentire a proprio agio tutti quelli che incontrava. Ma che forse quanto più si avvicinava, tanto meno lo si conosceva». Ne era infastidito? «No, non ne era infastidito, ma era il contrario dell' esibizione».
john e lapo elkann con marella agnelli
Tu invece ne hai fatto un brand, ricordo il doppietto democratico, che sembra un ossimoro. E non hai solo lanciato la Cinquecento, il Garage Italia con Michele De Lucchi, e tutte le altre tue diavolerie. Hai inventato pure le felpe che hanno fatto la fortuna di Salvini. Chissà se te n' è grato: «Non mi piace Salvini, ma devo ammettere che con la comunicazione ci ha saputo fare più degli altri».
Sei stato accusato di praticare la solidarietà e la carità in modo spettacolare, molto italiano: la distribuzione dei soldi, i pacchi
«La Fondazione Laps in Italia fatica a far partire i progetti di solidarietà che altrove stanno andando benissimo, e allora ho fatto un po' di marketing, ben sapendo che sarebbero arrivate le critiche dei soliti falsi moralisti».
La comunicazione come costruzione di un' immagine tuo nonno non la praticava: «Era alla mano in modo naturale. Dovevi vederlo con gli operai».
Lo ricordo a chiacchierare con i tipografi del Corriere della Sera in crocicchio attorno a lui sullo scalone di via Solferino. Ce ne fu uno che gli passò un braccio sulla spalla, come si fa con gli amici. «È nato così il mito moderno dell' aristocratico della democrazia: era lo stile Italia».
Un' altra somiglianza devi ammetterla: l' amore per la velocità, nel passo e nel pensiero, la guida dell' auto come un quadro di Balla, una pericolosa avventura aeropittorica:
juventus sampdoria john e lapo elkann sugli spalti
«È vero, e infatti in Italia per un anno mi hanno ritirato la patente».
A lui, no. «No. Sapeva anche essere prudente. Io, come ci siamo detti prima, sono spericolato sempre».
Gli dico che, tra gli uomini che ho conosciuto, quello che più gli somigliava in questa capacità di mettere tutti a proprio agio era Carlo Caracciolo, che qui a Repubblica è stato come un fratello per Eugenio Scalfari. «Ho amato moltissimo mio zio Carlo, ma devo contraddirti. Era un uomo che si dava meno del nonno. Mi verrebbe da dire, ma con amore, che sapeva anche essere furbacchione. Per esempio, a tutti dispiace perdere, ma ricordo che lui si arrabbiava davvero quando giocavamo a carte io, lui e il nonno. Forse perché ci coalizzavamo contro di lui.
agnelli nipoti lapo john elkann
Una volta, eravamo in Corsica, ci piantò lì dicendo che avevamo la fortuna dei principianti».
«Neppure l' ideologia della fabbrica come universo di oppressione, che in quegli anni produsse le Br, venne mai associata al nonno. E ti ricordo che in quegli anni pericolosi, negli anni di piombo, quando i terroristi uccidevano e, come si dice, gambizzavano ogni giorno, il nonno non pensò nemmeno per un momento di lasciare l' Italia o di nascondersi». Eppure era il capitalista d' Italia: «Ti correggo: gli altri erano i capitalisti, lui è stato il capitale dell' Italia».
LAPO ELKANN MESSA PER IL NONNO GIANNI AGNELLI jpeg gianni agnelli jas gawronski foto di gianni agnelli gianni agnelli in copertina su il male andrea pazienza 1979
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