Giacomo Salvini, Carlo Di Foggia e Vincenzo Bisbiglia per il Fatto Quotidiano - Estratti
“Che cosa possiamo fare per poter scendere?”. È la frase con cui Francesco Lollobrigida, martedì scorso, si è rivolto al capotreno del Frecciarossa 9519, in ritardo siderale e fermo poco fuori dalla Capitale.
Si tratta di uno dei dettagli che, dopo la notizia pubblicata dal Fatto, emergono sulla vicenda della fermata ad personam alla stazione di Ciampino, richiesta e ottenuta dal ministro dell’Agricoltura, atteso a Caivano (Napoli) per l’inaugurazione del parco urbano e poi di nuovo a Roma per la registrazione dell’intervista alla trasmissione Rai Avanti Popolo, con Nunzia De Girolamo.
È andata così. Lollobrigida e almeno una persona del suo staff sono saliti a Roma Termini sul Frecciarossa proveniente da Torino e diretto a Salerno. La destinazione era Napoli Afragola. Il treno, già in ritardo di un’ora, ne ha accumulato ulteriore perché è stato dirottato dalla linea Tav – dove c’erano problemi tecnici – su quella ordinaria, dove ha dovuto dare la precedenza a un treno merci.
Un delay che è arrivato a toccare i 100 minuti. Ecco che giunti all’altezza del Gra, il ministro si è alzato e si è rivolto al capotreno: “Salve, sono il ministro Lollobrigida, mi aspettano alle 14:40 a Caivano, ho bisogno di scendere”. È lì che si è attivata la filiera autorizzativa.
Come conferma Trenitalia, il capotreno ha contattato la sala operativa facendo presente da chi arrivasse la richiesta. “La centrale – ha confermato Trenitalia – ha richiesto al Centro di Coordinamento della Circolazione di Rfi la fermata straordinaria presso la stazione di Ciampino, all’altezza della quale il treno si trovava”. Nella sua ricostruzione dei fatti, Lollobrigida ieri ha voluto spiegare che “la fermata straordinaria era disponibile alla discesa di tutti, come da annuncio diffuso sul treno, e non solo per me”.
Ma il punto è proprio questo. Alla fermata straordinaria poteva scendere chiunque. Vero. O meglio, sarebbe potuto scendere, perché fonti informali del Fatto vicine al personale di Stazione – le stesse che hanno confermato la notizia martedì – dicono che dal Frecciarossa sono andati via solo il ministro e i suoi collaboratori, saliti poi sull’auto di servizio. La domanda, a cui né il ministro né Trenitalia rispondono, è un’altra: la fermata straordinaria sarebbe stata accordata di fronte alla richiesta di chiunque? O solo davanti a “istituzioni alle prese con impegni istituzionali”, come affermato dalla società dei trasporti?
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FRANCESCO LOLLOBRIGIDA A CAIVANO
La sensazione, dunque, è che la spinta “istituzionale” abbia permesso alla centrale operativa di Trenitalia di utilizzare la discrezionalità – che le è concessa – per interpretare a maglie allargate il regolamento Ue. Di certo, della vicenda se ne occuperà anche la magistratura, visto che ieri il deputato di Avs, Angelo Bonelli, ha annunciato un esposto in Procura a Roma, denuncia che probabilmente verrà poi girata per competenza ai pm di Velletri, area dove ricade il comune di Ciampino.
LOLLOBRIGIDA
Estratto da open.online
Come ha fatto Francesco Lollobrigida a fermare un Frecciarossa in ritardo per scendere prima? Il giorno dopo la storia del treno 9519 Torino-Salerno in sosta straordinaria a Ciampino causa ministro in ritardo diventa più chiara. Comincia con il cognato di Giorgia Meloni che chiede: «Che cosa possiamo fare per poter scendere?».
Prosegue con qualcuno del suo staff che chiama l’amministratore delegato delle Ferrovie di Stato Luigi Corradi: «Siamo qui a Ciampino, vorremmo scendere qui che qualcuno ci viene a prendere in stazione». E si conclude con il capotreno che confessa ai colleghi: «Mi hanno chiamato dalla centrale». Con le Fs che si difendono: «Abbiamo fatto l’annuncio per tutti, chiunque poteva scendere». Ma l’auto blu fuori dalla stazione della cittadina c’era solo per Lollobrigida.
La fermata a chiamata
Nel protocollo di Fs esiste infatti la «fermata straordinaria». Si effettua, per esempio, in caso di gravi motivi di salute dei passeggeri. Repubblica fa sapere oggi che secondo i vertici ce ne sono state 207 quest’anno. Ma nessuna prevede uno stop and go in una stazione non prevista dal percorso. Nel 2023 sono avvenute per rotture dei treni o per stop dovuti a lavori sulla linea. Mentre l’unica ragione per fermare il treno e poi farlo ripartire sono i motivi di ordine pubblico. (...)
«Salve, sono il ministro Lollobrigida»
Quando il convoglio arriva all’altezza del Grande Raccordo Anulare entra in scena Lollobrigida e si rivolge al capotreno: «Salve, sono il ministro Lollobrigida, mi aspettano alle 14.40 a Caivano. Ho bisogno di scendere». Lì si attiva la filiera autorizzativa. La centrale chiede al Centro Coordinamento della Circolazione di Rfi la fermata straordinaria a Ciampino. Il quotidiano spiega che sì, la fermata era disponibile per tutti ma dal treno è sceso solo il ministro. Trenitalia rimanda al regolamento europeo 782 del 2021, che all’articolo 18 (Rimborsi e itinerari alternativi) dice che, di fronte a ritardi superiori a 60 minuti «offre immediatamente al passeggero la scelta tra le seguenti opzioni».
Il regolamento di Trenitalia
Ovvero: «Ottenere il rimborso integrale del biglietto, ritornare al punto di partenza iniziale e proseguire il viaggio o seguire un itinerario alternativo, a condizioni di trasporto simili (…) appena possibile (…) o a una data successiva a discrezione del passeggero». Si parla di «fermate straordinarie per coincidenza/riprotezione dei clienti derivanti da gestione anomala o circolazione perturbata». Intanto il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli annuncia un esposto in procura a Roma. La denuncia verrà girata per competenza a Velletri.
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