Elvira Serra per il “Corriere della Sera” - Estratti
Qual è stato il momento più brutto?
«Quando mi hanno portata in sala operatoria per la quadrectomia: ero in barella e tremavo tutta, non riuscivo più a gestire l’ansia. Ho chiesto subito di farmi l’anestesia».
Sabrina Salerno si racconta nello studio della sua casa a Mogliano Veneto. Non ama piangersi addosso, non è proprio nel suo Dna. Però ci sono dei momenti, in questa lunga conversazione, nei quali ha bisogno di fermarsi per trattenere la commozione. Del resto, quello che le è successo non se lo aspettava. Ammette: «Pensi sempre che a te non possa accadere mai. Anche se nella mia famiglia tutte le donne avevano avuto un tumore: mia mamma, mia zia, mia nonna. Nessuna, però, al seno».
Il 18 settembre ha annunciato al suo milione e 300 mila follower che stava per sottoporsi a un intervento chirurgico a causa di un nodulo maligno. Ha già cominciato la terapia ormonale. E giovedì ha ripreso il tour in Francia, dove sono previsti 21 concerti, al termine dei quali, il 9 dicembre, inizierà la radioterapia. Partiamo dall’inizio: la mammografia di controllo.
«L’ho fatta il 24 luglio, per stare più tranquilla prima di partire per gli Stati Uniti, dove avevo in programma nove concerti. Da quando avevo 35 anni faccio la mammografia ogni anno, anche se in genere si raccomanda dopo i cinquanta».
Le hanno detto subito che c’era qualcosa che non andava?
«Sì, mi hanno chiamata per fare la biopsia e ho capito che era una cosa seria. All’appuntamento mi ha accompagnato una cara amica. Poi la sera abbiamo cenato con mio marito e mio figlio. Ricordo che mi sentivo trasparente».
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C’è chi ha commentato che voleva solo farsi pubblicità.
«È stato l’1 per cento delle donne. Il 99 per cento, invece, è stato solidale e affettuoso.
All’inizio, in maniera presuntuosa, pensavo di far cambiare idea a queste persone; poi ho capito che ti devi arrendere, perché non cambieranno mai. Chi è felice e ha una vita soddisfacente non insulta gli altri».
Ha ricevuto messaggi che non si aspettava dal mondo dello spettacolo?
«Tanti e commoventi: dopo averne letto alcuni mi sono messa a piangere. Ma non dirò mai di chi sono, questa è una cosa personalissima».
Ha riflettuto sul fatto che il tumore ha colpito una parte del suo corpo strettamente legata alla sua figura di sex symbol?
«Sì, certo. Ma la prima cosa che ho detto, facendo ridere tutti, è che forse era la volta buona per fare l’intervento di riduzione del seno che sogno da sempre. Al di là delle battute, l’estetica in questi casi passa in secondo piano. Per adesso, i medici dell’ospedale di Treviso hanno pensato di farmi seguire un percorso che dopo l’intervento prevede la radioterapia: soltanto per un punto mi sono risparmiata la chemio. Ma ovviamente navigo a vista. E se in futuro avrò una recidiva e sarà necessario, farò la mastectomia».
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Pensa alla morte? La teme?
«Sì e no. No, perché fa parte della vita. Anzi, mi sembra un momento più facile rispetto alla nascita, che ha bisogno dell’allineamento di altre due persone. Certo, mi addolora il pensiero di lasciare le persone che amo, di non vedere più mio marito, mio figlio, i miei cani. Di pensare che loro soffriranno. Io voglio che siano felici».
Come sarà l’aldilà?
«Da quando mi hanno diagnosticato il tumore, io e mio marito parliamo di spiritualità, e non lo avevamo mai fatto. Ero credente fino alla nascita di mio figlio, poi sono diventata agnostica. Adesso sono confusa. Ho ricominciato a pregare, ma lo faccio quando sto bene, non quando sto male. Sto leggendo le vite dei santi, come santa Rita. Questo mi serve a capire, me stessa e gli altri. Ora riesco a vedere cose che prima non vedevo».
Per esempio?
«Beh, ho capito chi sono i veri amici e chi si informa solo per morbosità».
Considera il tumore l’esperienza più dura della sua vita?
«No. Cioè, sul piano fisico sì. Ma il rapporto con mio padre, che sono riuscita a sistemare pochi mesi prima che morisse, mi ha tormentato per decenni».
Chiuderà l’anno con la radioterapia. E poi?
«Questo 2024 era cominciato malissimo, con la rottura del crociato in Spagna, dove ero nel cast di Baila como puedas . Anche lì, non so cosa mi ha spinta a continuare a ballare, chissà cosa volessi dimostrare e a chi. Forse è stato il narcisismo di cui noi artisti soffriamo. Di fatto, non ho voluto ascoltare i segnali del mio corpo. Ho imparato, invece, che bisogna anche capire quando è giusto mollare, proteggersi e dire dei no».
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