Giancarlo Dotto per Diva e Donna
A 56 anni, ora sì, può darsi una tregua dopo aver passato gran parte della sua vita a dover dimostrare qualcosa, a se stesso prima che agli altri. I suoi vantaggi sono stati i suoi handicap. Figlio di Vincenzo, imprenditore di successo, papà carismatico e ingombrante, figlioccio di Gianni Agnelli, sodale fraterno di Montezemolo. Assai bello e sufficientemente facoltoso per beccarsi diffidenze e sarcasmi di ogni tipo.
giovanni malago gianni letta franco bernabe
Uomo che piace a donne e gay (di cui è testimonial istituzionale), vende e vive lussi, con una marcata vocazione che sembra quella di piacere ma che è, invece, a conoscerlo meglio, di non dispiacere, differenza per nulla banale. Uomo tutto da perquisire, oltre le apparenze. Giovanni Malagò è uno di quei rari casi in cui spogliare un uomo (striptease dell’anima) è più interessante che spogliare una donna.
lucrezia lante della rovere rudi garcia giovanni malago
Impresa non facile. Il presidente (lo è, da quasi vent’anni, anche del Circolo Aniene, il più esclusivo della capitale) è troppo calato nel mondo per avere il tempo o anche la voglia di calarsi in se stesso. Tra le scale e i corridoi del palazzo guizza un’energia alchemica che trasforma tutto ciò che incontra. Stracciata la pompa magna dei suoi predecessori, il Coni è oggi un ambiente di manager in perenne stato di erezione mentale. Lui, infaticabile, alla guida. In partenza per ogni dove, ora Londra, domani la Malesia e un’ossessione conficcata nella mente, portare le Olimpiadi a Roma nel 2024.
Da due anni e mezzo presidente del Coni. Com’è cambiata la tua vita?
“E’ cambiata molto, anche se resto, nell’irregolarità, un grande abitudinario”.
Irregolarità?
giancarlo dotto e giovanni malago
“Dormo poco, mi sveglio alle 6 e mezzo e ho da sempre giornate strapiene. La differenza è che prima mi occupavo di altro”.
Oggi?
“Salvo passare all’Aniene per un primo caffè, vivo di media 14 ore qui nel mio ufficio al Coni, quando non sono in giro”.
Non lo riconosco più questo ufficio.
“Ho cambiato tutti i mobili. E’ un po’ la mia stanza dei giocattoli. Appena arrivato, mi sono detto: “Io qui ci sto da volontario, non ce la faccio a vivere in un posto così”.
Troppa ridondanza?
“La stanza ricordava un Palazzo Ruspoli di serie b, dal lampadario alla scrivania, la sedia di velluto damascato da cui spuntavano gli angioletti, il marmo a terra, l’acquasantiera. Una roba da pazzi”.
E tu?
“Tutto quello che vedi l’ho acquistato con i miei soldi, a cominciare dai mobili Frau”.
Quelli di prima che fine hanno fatto?
“L’ho ricollocati nella sala dei miei predecessori. Un giorno, se il mio successore vorrà, potrà recuperarli”.
Il tuo umore al risveglio. Ti capita mai di chiederti: chi me l’ha fatto fare di salire su questa giostra folle?
“Mai. Sono un ottimista inguaribile. Mi sveglio di buon umore perché vado a fare una cosa che, spero, di saper fare e sono felice di fare”.
Cosa distingue Malagò dai suoi predecessori, al di là del gusto per gli arredi?
“Sono uno che sdrammatizza tutto. Desidero quello che faccio anche quando sono stanco, verso la sera o in certi momenti dell’anno. Non mi passa mai per la testa di mollare”.
Vocazione a sdrammatizzare, congenita o acquisita?
“So di essere una persona fortunata, non faccio pesare mai i miei problemi. Non sopporto i vittimisti dal lamento permanente”.
Come te lo aggiusti il dolore privato?
“Penso in automatico a chi sopporta con grande dignità dolori peggiori dei miei”.
Quel tatuaggio sul braccio?
“Il mio primo, a 56 anni. E’ Mu, il mio cane morto da poco. Come un figlio. Un dolore che non hai idea. Da quando mi sono separato con Lucrezia (ndr. Lante della Rovere), 27 anni fa, non ho più convissuto con nessuna donna. Vivo e dormo con i miei cani”.
GIOVANNI MALAGO' BACIA LA MANO A PAPA BERGOGLIO
Una scelta?
“Dopo la separazione, le mie due figlie decenni hanno deciso di vivere con me. Quindici anni insieme, io, Ludovica, Vittoria e i cani. Ho continuato così anche dopo che hanno spiccato il volo”.
Autosufficiente ai confini dell’egoista?
“Non credo. Ho trovato così il mio equilibrio e la serenità. Credo anche che questa modalità aiuti a valorizzare la storia e i momenti che condividi con la tua donna”.
Scelta irreversibile?
“Oggi è così e funziona. Non tutti gli uomini necessitano di qualcuna che tutte le sere lo abbracci quando torna a casa”.
Dormi bene anche senza una donna nel letto?
malago conte foto mezzelani gmt005
“Dormo come un bambino. Anche perché prendo da tanti anni un induttore del sonno. Torno a casa che sto a mille, l’adrenalina alta. Quella pillola mi fa stare in grazia di Dio. Dormo sei ore vere, filate, senza muovermi e russare”.
E quando hai voglia di fare sesso o passare la notte con la tua donna lo fai.
“Esatto. Ti confesso che, ad accompagnarmi verso l’oblio, mi aiuta anche dormire con la televisione accesa, quasi sempre sintonizzata sul rullo di Sky Sport…”.
(entra Francesco Soro, capo di gabinetto del Coni)
“Ti presento l’ex fidanzato storico di Ilaria D’Amico”.
L’altro sei tu?
“Mai avuto niente a che fare con Ilaria”.
Bugiardo?
“Mai, piuttosto scantono”.
Altri rituali domestici antistress?
“Un calice di bollicine italiane, un Giulio Ferrari per un sigaro cubano dopo cena. Non aspiro, ma mi piace l’odore. Mi rilassa il gesto”.
Torniamo alle tue radici. Metà cubano da parte di madre.
“Mia madre Livia discende da una famiglia de L’Avana. Donna di classe, di una Cuba molto lontana, degli anni splendidi”.
GIOVANNI MALAGO DANIELA MARZANATI
Ci sei mai andato?
“Nel 2007 per le nozze d’oro dei miei. Hanno voluto festeggiare nella stessa chiesa di L’Avana, con gli stessi testimoni e gli amici dell’epoca. Prima non potevamo, siamo stati quasi quarant’anni nella lista di proscrizione”.
Richiami del sangue?
“Quando svelo che sono per metà cubano, non si sorprende nessuno. Sarà il colore della pelle, le movenze. La cosa, confesso, mi piace”.
Hai subito da sempre cliché pesanti. Pariolino, figlio di papà, lobbista, raccomandato.
“Come tutte le cose non vere, alla fine sono i fatti che sistemano tutto”.
La tua dedizione al lavoro ha del fanatismo.
“E’ il senso maniacale del dovere. Lo devo a mio padre. Mi ha sempre detto: “Sei libero di fare tutto quello che vuoi, ma quando c’è un impegno non ci sono scuse”.
E’ il lascito di tuo padre?
“Assolutamente. E cerco di trasmetterlo ai miei. Fiducia a tutti, uomini e donne, ma guai a chi mi tradisce”.
Ti è successo?
“Sì, anche da parte di persone cui ho voluto e voglio bene, ma che non coinvolgerò mai più nelle mie cose”.
La porta del tuo ufficio è sempre aperta.
“Voglio che sia tutto fluido e allegro, ma non regalo niente. Non sono tenero con nessuno. Pancia a terra e smile. Siamo una squadra, non voglio personalismi”.
Atmosfera che si percepisce già dai corridoi. Quanto durerà?
“Fino a quando ci sarò io, sicuro. Due mandati, dice la legge. Dunque fino al 2020, se sarò rieletto”.
Così non arriviamo all’eventuale Roma olimpica del 2024.
“Al momento no, ma magari le cose cambiano”.
Dici pubblicamente che Roma ha il 20 per cento di possibilità di farcela. In privato?
“Niente percentuali. Ti dico che ce la facciamo”.
Boston si è chiamata fuori.
“Ma potrebbe entrare Toronto. Brutto cliente”.
L’amico Montezemolo è ottimista quanto te?
“Lui è più altalenante rispetto a me. Io sono più costante”.
Ti ha turbato la brutalità con cui Marchionne lo ha liquidato dalla Ferrari?
“Si può non essere d’accordo sul modo, ma lo scontro di personalità era molto forte dunque inevitabile”.
Il fango anche internazionale su Roma città non ti aiuta.
“Vero, ma si stanno creando le premesse per cambiare pagina”.
L’amica comune Irene Ghergo dice che sei uno dei pochi uomini a non avere una parte femminile.
“Ha ragione, ma ti dico una cosa. Fossi nato donna, avrei fatto le stesse cose che ho fatto da uomo. Mi piacciono da morire, anche sessualmente, le donne in carriera”.
Esempi?
“Marissa Mayer, la Ceo di Yahoo. Donna fascinosissima. Anche Elizabeth Holmes, il geniaccio che ha inventato un sistema innovativo e indolore di prelievo sanguigno”.
Che altro ti cattura nelle donne?
“L’eleganza, che vuol dire lo stile anche indossando un paio di jeans. Sono un malato dei dettagli. La prima cosa che guardo in una donna sono le scarpe”.
La scarpa è più importante del piede?
“Se lo tiri fuori, il piede, devo sperare che sia perfetto, altrimenti si va in rotta di collisione. Trovo imperdonabili le donne che non si curano”.
Don Giovanni, tuo omonimo e grande seduttore, contava le donne.
“Lo trovo cafonissimo. Magari non le ricordo, ma se ne incrocio una dopo trent’anni mi ritorna tutto. Posso dirti una cosa?”.
Dimmela.
“Sono rimasto in rapporti strepitosi con tutte le mie ex e questo mi rende felice”.
Come ci riesci?
“L’onestà su tutto. Non vendersi mai per quello che non sei. Ho amici con cui mi ammazzo dalle risate, che pur di conquistare una donna giurano qualsiasi cosa, incluso l’amore eterno. Questo con me non può succedere”.
Tre storie importanti, le due mogli e Daniela, la compagna attuale?
“Più di tre, ma mi fermo qui”.
Tu e Daniela. Cosa vi tiene insieme?
“Mi capisce. Sa stare con me. Non è per niente facile”.
Il soprannome “Megalò”?
“Me lo diede Suni Agnelli, rilanciato da Dagospia. All’inizio non ho gradito poi, considerando cosa tocca agli altri, lo devo ringraziare Dago”.
I tuoi miti sportivi.
“Fausto Coppi e Pietro Mennea. Sconvolgente esempio di dedizione che trasforma un fisico gracile in un eroe”.
Da tifoso della Roma?
“Francesco Totti”.
Corruzione, violenza, lotte di potere. Il calcio è sempre più marcio.
“Non potete capire il mio imbarazzo. Passo la mia vita a parlare con i legali per capire cosa posso fare di più, al di là della vigilanza e dell’indignazione…”.
Niente da fare?
“Ci sono persone che nascono geneticamente “sola”, farabutti per i non romani. Bisogna cominciare con il togliere di mezzo i dirigenti con precedenti penali”.
Cosa ti farebbe vibrare ai Giochi di Rio tra un anno?
“Federica Pellegrini sul podio. L’oro di Tania Cagnotto e delle squadre di pallavolo, il suggello di una storia. L’oro di Alessia Trost, la saltatrice, cui ho pronosticato una grande carriera”.