Lady Coratella per Dagospia
C'è poco da infiocchettare il lounge dell'Alitalia con quell'aura esclusiva minimal-chic, chiamando "eccellenze" le noccioline, i crostini di pane industriale e i vini di Astoria: con questi elementi in campo sarà dura scalare la classifica.
Chi viaggia e sosta spesso nelle sale d'attesa (che ricorderete di chiamare lounge perché fa più figo) può mettere a confronto i servizi e i comfort della nostra flotta (munita di business class in volo, ma non della prima classe, nemmeno sui collegamenti intercontinentali di lunga distanza) con quelli di Air Qatar, Emirates, Cathay Pacific e molti altri.
Addirittura Air China e Turkish Air, chi l'avrebbe mai detto? Il vino rosso cinese Great Wall servito a bordo e nelle aree lounge di Air China, fa un figurone al cospetto del cabernet-sauvignon di Astoria che nella retro etichetta scomoda astutamente il termine "bordolese" solo perché utilizza un vitigno che nella pregiata zona di Bordeaux produce i blend più buoni del mondo.
Le sedute nell'area di Fiumicino, realizzata da pochi anni con una veste nuova che è un capodanno di mestizia, hanno una concezione del relax tutta particolare e si distinguono, nella loro genesi creativa, per sistemarvi la schiena da una parte e le gambe dall'altra, in diagonale. Una visione sghemba del comfort difficile da spiegare, ma se vi fidate sulla parola eviterete una brutta scoliosi.
Nelle lounge Alitalia non è facile trovare disponibile uno dei gettonatissimi divani bianchi in ecopelle (bonus). Tuttavia potete godere, in piedi, di quel trionfo di panini gommosi come palle antistress che non a caso un tempo furono concepite solo per uso manuale; pare infatti che l'adattamento mandibolare renda bruxisti e nevrastenici. Per deglutire quel bolo scende in campo, all'uopo e senza farsi pregare, un calice di Astoria che prepara la cavità orale al secondo friendly-match, con quella gondola che si crede un tramezzino.
Alitalia si presenta con questo bel biglietto da visita ai numerosi turisti stranieri, scegliendo di giocare un campionato minore rispetto a quello dei veri competitor. Non si propone all'altezza di una meta turistica come l'Italia e finisce per fare a sportellate con le compagnie low-cost, che sulla politica dei prezzi sono molto più aggressive e convincenti.
Anche per questo le compagnie di volo concorrenti, sopracitate, hanno una maggiore cura dei servizi e servono Dom Perignon e vini di Bordeaux come Lynch-Bages ad esempio che, badate bene, non ricevono in omaggio.
Alitalia propone alle aziende produttrici di vino forniture in cambio di un'azione promozionale. Un vero e proprio ‘’offset sales’’. Ovvero: il vino, anche quello di fascia alta, viene valutato all'acquisto intorno ai 3 euro, prezzo medio inaccettabile per un produttore di qualità che rispetti l'ambiente più che può.
Infine quei 3 euro Alitalia non li pagherà. Emetterà una fattura dello stesso importo per i servizi prestati: la visibilità del marchio sui menù dei propri velivoli e nelle bellissime, confortevoli e prestigiose sale lounge.
Facile no? Non fa una piega.