1 - “TRANQUILLO E SICURO DI SÉ, BASHAR SEMBRA SALDO IN SELLA”. MONICA MAGGIONI NELLA VILLA DEL PRESIDENTE A DAMASCO: “NIENTE A CHE VEDERE CON I DITTATORI SCONFITTI DELLA STORIA”
Monica Maggioni per “La Stampa”
monica maggioni intervista bashar al assad
L’uomo più controverso al mondo, il Presidente più discusso, quello che doveva essere bombardato dagli americani, obiettivo ideale dell’Isis, degli oppositori al regime e di un buon numero di Paesi confinanti, abita ancora oggi, dopo quattro anni di guerra, in un quartiere borghese di Damasco. Nessun bunker né nascondiglio sotterraneo: il cinquantenne Bashar passa parte della sua giornata qui in centro, in mezzo ai palazzi grigi e normali, in una villa appena più grande delle altre, circondato da appartamenti ordinati e balconi attraversati da file di panni stesi ad asciugare.
monica maggioni intervista bashar al assad
Credevamo di incontrarlo a Palazzo, come due anni fa. Ci avevano dato appuntamento nell’edificio massiccio sulla cima della collina alla fine del viale ordinato, gli alberi curati, che delimitano giardini rimasti senza fiori.
Non c’è più traffico in questo pezzo di mondo di sopra, sigillato dai check point. Giù sotto, ai piedi della collina, si agita in una pretesa normalità la città vecchia. È rimasta una specie di isola in una cartina attraversata dalla guerra. Donne velate con le sporte di plastica, ragazze truccate con i capelli sciolti sfiorano le vetrine dei negozi con pochi abiti in mostra. Quasi più nessuno fermo ai caffè e solo un minuscolo residuo della folla di un tempo anima le strade del vecchio bazar.
monica maggioni intervista bashar al assad
Gli abitanti del microcosmo del centro di Damasco fingono una vita accettabile sapendo che russi e francesi bombardano a Raqqa, che un’autobomba può scoppiare a ogni istante, che la normalità, quella vera, è sparita da tempo visto che persino a un chilometro da qui sventolano le prime bandiere nere del Califfo e molti degli amici, dei parenti dei vicini hanno tentato di inventarsi un pezzo di vita in Europa o altrove.
Credevamo di vederlo là sopra, Assad. Isolato e distante. Solo quando siamo arrivati in cima alla salita semideserta abbiamo capito che, questa volta, la nostra destinazione finale non era il Palazzo. Lì, in questi giorni, sta lavorando solo una parte dello staff: l’incontro con il Presidente sarà in città. Riscendiamo allora verso le strade normali, le vie con le auto parcheggiate, una signora con la borsa della spesa, e due vecchi che entrano nell’androne del Dr. Sharis Hospital.
ARIA BRITISH E DISTESA
Pochi passi, guardiola, sbarra e tutto lì. Nessun altro dispositivo di sicurezza. Siamo davanti alla scalinata bianca della casa di Assad. Lui ci viene incontro a sorriso disteso. Aria british, tranquilla. Si informa di come vanno le cose in Italia, il lavoro, la politica. Serve uno sforzo per ricordarsi di essere a Damasco, in mezzo alla guerra, conversando con Bashar Al Assad. Eppure è così.
Mi chiede di salire per qualche minuto al primo piano mentre di sotto un piccolo esercito di tecnici prepara il set dell’intervista per Marco Clementi del Tg1. Riusciamo a parlare di quello che sta succedendo. Di come è questo pezzo di storia visto da Damasco. Bashar Al Assad sente che tre fattori chiave hanno cambiato uno scenario che due anni fa sembrava avvicinare il crollo totale della Siria: la minaccia globale dell’Isis, la riammissione dell’Iran ai tavoli internazionali e l’azione di Putin.
Sull’Isis è chiaro. «È ancora estirpabile, non è ancora entrato in profondità nella società siriana, ma il rischio è grande, se la loro presenza si cronicizza non ce ne libereremo».
Definisce incomprensibile la politica occidentale che ha destabilizzato la regione, qualche volta supportato i gruppi armati e poi non ne ha controllato le conseguenze ultime. «Al Qaeda fu creata dagli americani basandosi sull’ideologia wahabita e i soldi sauditi. L’Isis e al-Nusra sono un’emanazione di Al Qaeda». E dice che solo l’intervento di Putin sta permettendo di avere più controllo.
2 - ANZALDI (PD): OPPORTUNO MAGGIONI IN SIRIA PER INTERVISTA ASSAD? "COSA C'ENTRA CON IL SUO RUOLO?"
(askanews) - "Intervista ad Assad: opportuno che addirittura presidente Cda Rai sia andata in Siria in zona di guerra? Che c'entra con il suo ruolo? Presidente Fico?". Lo twitta il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi.