Alessio Poeta per “Chi”
Il 27 febbraio Paul Bradley Couling, meglio conosciuto come Mal, compirà 80 anni. «Un traguardo» rivela, divertito ed emozionato, mentre ,è in viaggio da Lugano verso Pordenone. «Sto preparando due nuovi album perché, come diceva qualcuno il futuro appartiene a quelli che credono ancora alla bellezza dei sogni
Domanda. Quindi Mal è un sognatore...
Risposta. «Secondo mia moglie, sì. Del resto sono del segno dei Pesci, che per gli appassionati di astrologia sembrerebbe essere il segno più romantico che ci sia».
Renata non è ancora sua moglie, o sbaglio?
R. «E vero, commetto sempre lo stesso errore».
D. Potrebbe risolvere sposandola...
«Non sono un fan del matrimonio: mi sembra un contrattino fine a se stesso».
D. Renata è della stessa idea?
R. «Ma no, si figuri! Lei sogna l'abito bianco, le fedi, la chiesa, la grande festa. Magari un giorno, per via degli aspetti legali, lo faremo anche... ma intanto garantisco sulla mia fedeltà».
D. Mi parli di lei: come vi siete conosciuti?
R. «Lavoravo in un locale vicino a Treviso. Venne a vedermi e, sul finire, si mise sotto il palco chiedendomi di cantare Furia. La invitai a salire sul palco a cantare con me: non se lo fece ripetere due volte e oggi eccoci qua. Io, lei e i nostri due figli: Kevin Paul
e Karen Art».
D. E lei, che compagno di vita è stato?
R. «Lo dovrebbe chiedere a Renata: io credo di essere perfetto, ma le donne, si sa, la pensano sempre diversamente».
D. Che differenza d'età avete?
R. «Ventisette anni».
D. Si dia un voto come padre.
R. «Secondo Renata non sono stato molto presente, ma nelle occasioni importanti posso garantirle che non sono mai mancato.
Sono diventato padre che ero già grande, molto grande».
D. Sta tergiversando....
(…) D. Che periodo della sua vita è questo?
R. «Un periodo di accetta-zione: ho capito che non sono un ragazzino e sto facendo i conti con la realtà del tempo che passa. Nel frattempo sono diventato anche presidente dei cantanti musicisti golfisti»
D. Mi dica che cosa ha cercato di più nella vita....
R. «Il presente. Non ho mai pensato al domani, ho sempre vissuto alla giornata. Ho avuto un'infanzia difficilissima, sono del '44, c'era ancora la seconda guerra mondiale e mai avrei immaginato che un giorno, dal nulla, non sarei più riuscito a uscire di casa: autografi, foto, giornali-sti, poster. Se solo ci fossero stati i social, ai tempi...».
D. Ci pensa mai?
R. «Avrei avuto milioni e milioni di follower!».
D. Come i Maneskin! A proposito, le piacciono?
R. «Non particolarmente, anche perché non hanno inventato niente di nuovo: fanno quello che noi facevamo cinquant'anni fa, con la differenza che non eravamo tatuati, nudi e truccati. Al contorno io ho sempre preferito il talento. La mia storia artistica è totalmente diversa».
D. Storia diversa, infanzia difficile... ma la svolta quand'è che è arrivata?
R. «Quando, a Londra, mi selezionarono Alberigo Crocetta (proprietario del Piper Club di Roma, ndr) e Gianni Boncompagni. Erano lì per cercare nuovi artisti da portare con loro in Italia.
Debuttai con i Primitives al Piper di Viareggio nell'estate del 66, per poi passare in autunno al Piper di Via Tagliamento a Roma».
D. Il suo successo più grande, tra i tanti, resta Furia. Più croce o delizia?
R. «I suoi colleghi hanno scritto e detto di tutto, ma io devo molto a quel brano. Poi... che per stare dietro al successo di quel periodo abbia rinunciato ad andare a Sanremo nel '77 con Bella da morire, che poi ha vinto il Festival, beh, quella è davvero un'altra storia».
D. Oggi tornerebbe a Sanremo?
R. «Subito, anche come super ospite, alla bisogna!» (ride, ndr).
D. Vuole fare un appello ad Amadeus?
R. «Sì: "Ama salva la musica italiana tu che puoi. Non badare ai follower, ai like, ai talent. Pensa alla musica, al bel canto. Riporta nel mondo le nostre melodie"».
D. C'è così tanta differenza tra gli artisti di ieri e quelli di oggi?
R. «Altroché: oggi si vive di computer, auto-tune, social... Una volta c'era la gavetta, lo studio: ora solo e soltanto marketing.
(…)