Massimiliano Parente per “il Giornale”
Oggi viviamo in un’epoca in cui la censura sembra superata. Si pubblica tutto, i libri non vengono più messi all’indice, tantomeno si bruciano, nelle librerie troviamo tranquillamente testi estremi, dal marchese De Sade al Patrick Bateman di Bret Easton Ellis che fa a pezzi donne e uomini con accuratissime, crudissime descrizioni (mi riferisco a American Psycho, un capolavoro).
L’unico posto dove vige ancora la censura è Facebook, dove non solo non potete postare una Venere di Tiziano perché è un nudo (neppure la Chiesa è mai arrivata a tanto, a parte mettere i mutandoni ai nudi di Michelangelo), ma neppure delle righe di letteratura, come è accaduto ieri a Isabella Santacroce, che si è vista la pagina bloccata perché ha postato l’incipit del suo ultimo, bellissimo romanzo, La divina. Adesso la sua pagina rischia di essere definitivamente chiusa.
LA DIVINA - ISABELLA SANTACROCE
Incipit tra l’altro di una grande forza espressiva: «Quando un uomo si innamora di me vorrei tagliargli la gola, vederlo crepare davanti ai miei occhi, dargli fuoco. Il potere di una donna è nel disprezzo». È letteratura, ma questo Facebook non lo sa. «Mi hanno bloccato anche su Instagram, e su Twitter» mi dice Isabella Santacroce, «dove non posso più scrivere, per la stessa ragione, ma non mi sorprende, sono abituata, per i miei libri molte persone mi hanno anche minacciato di morte, e Fazi ritirò il mio V.M. 18 dal commercio sebbene vendesse molto».
Anche su Twitter. Dove ci sono profili di pornostar, come Valentina Nappi, che postano foto e video porno tranquillamente (e a me sta bene, chi vuole seguirle le segua) ma se posti una pagina di letteratura no. È probabile che non ci sia neppure una persona umana dietro queste scelte, ma un algoritmo. Un algoritmo che non distingue un romanzo da una dichiarazione di violenza. Un algoritmo a cui è stato insegnato a aver paura delle parole, decontestualizzandole. Un algoritmo ignorante, come però sarà ignorante chi lo ha programmato.
Insomma, è l’ultima censura rimasta (per un editore che ti censura ne trovi un altro che ti pubblica, o come la Santacroce ti pubblichi da solo), quella degli algoritmi cretini concepiti da cretini. Isabella Santacroce mi mostra il messaggio con cui è stata bandita, per incitazione alla violenza e pornografia. È come censurare la Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi per incitazione alla violenza.
L’origine del mondo di Courbet non postatela perché vi bloccano subito, come è successo anche al sottoscritto (e mi hanno bloccato anche per la copertina di un mio libro, perché c’erano delle svastiche sullo sfondo). Non potreste postare neppure moltissime pagine di Pier Paolo Pasolini, tantomeno di Doestoevskj, perché molti passaggi di Delitto e castigo sarebbero presi per istigazione all’omicidio, così come Pavese o Morselli hanno scritto molte istigazioni al suicidio.
Figuriamoci il premio Nobel Samuel Beckett, che in un libro scrisse «Uccidere un bambino è stroncare un disastro sul nascere». Ma la lista sarebbe lunga, la maggior parte della letteratura è per Facebook impubblicabile. Hanno bloccato Casa Pound perché fascista, ma i veri fascisti sono loro. Caro Mark Zuckerberg, va bene tutto, ma almeno chiamala Fasciobook.
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