Antonio Monda per la Repubblica
truman capote black & white ball
La festa più esclusiva e leggendaria del Ventesimo secolo venne organizzata da un uomo nato nella miseria a New Orleans, il quale intuì che in quel momento, per conquistare il mondo, era necessario conquistare New York. A Truman Capote non bastava aver sedotto il mondo intellettuale, né aver pubblicato un meraviglioso bestseller come “A sangue freddo”.
tallulah bankhead black & white ball
Non gli era sufficiente neanche essere diventato lo scrittore prediletto dei ricchi e famosi, con i quali condivideva party, weekend e crociere: quello che voleva dimostrare era che soltanto lui, nato da genitori poveri e alcolizzati, avrebbe potuto organizzare l’evento più elegante e ricercato dell’epoca, decidendo nello stesso tempo chi fosse degno di parteciparvi.
shriver e eunice kennedy black & white ball
Il “Black and White Ball” che si svolse il 28 Novembre del 1966, cinquant’anni fa, è stato immortalato da fotografie memorabili e da un divertente libro a firma di Deborah Davis. Ma per comprendere realmente quello che successe nel salone da ballo dell’Hotel Plaza è necessario partire dall’approccio psicologico di Capote, che identificava quella serata con il momento della sua definitiva incoronazione.
I diritti del suo capolavoro gli avevano fatto guadagnare due milioni di dollari, una cifra enorme per l’epoca, e quella celebrazione era il modo di dimostrare che non aveva più bisogno di nessuno per vivere come aveva sempre sognato: in un primo momento dichiarò che la festa era costata 16mila dollari, poi 150mila: questa ultima cifra equivale al triplo di quanto aveva speso per l’appartamento di Manhattan. Imparò dai padroni dell’universo che era di pessimo gusto organizzare una festa in proprio onore, e così pensò bene di intestarla a Katharine Graham, vedova del proprietario del Washington Post, che si era suicidato poco tempo prima.
penelope tree black & white ball
Le disse che voleva tirarla su, e quando lei rispose che non ne sentiva alcun bisogno, ignorò completamente le sue resistenze: la Graham capì subito che Capote avrebbe organizzato comunque la festa. C’era un motivo importante, in quella scelta: era un nome che suscitava rispetto, ma non era abbastanza glamour da oscurare il vero protagonista. Avrebbe poi evitato il rischio di offendere, con una scelta singola, coloro che Capote definiva i suoi “cigni”: Lee Radziwill, Babe Paley, Marella Agnelli, Slim Keith, CZ Guest e Gloria Guinness.
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Fu in particolare la Paley che gli diede i consigli sull’allestimento: l’obiettivo era di superare in ogni dettaglio la festa più mitica del secolo precedente, organizzata per 400 persone da Mary Astor nella sua residenza sulla Quinta Avenue. Durante una crociera in Dalmazia sullo yacht di Gianni Agnelli, Capote riscrisse all’infinito la lista dei 540 privilegiati, divertendosi più a cancellare che a invitare: «Con la festa mi sono fatto 540 amici e 1.500 nemici », raccontò in seguito.
gianni e marella agnelli black & white ball
Impose un abito rigorosamente in bianco e nero, ispirato alla scena ideata da Cecil Beaton per il concorso ippico di My Fair lady, e chiese alle signore di indossare una maschera. Non ce ne fu neanche una che non rispettò l’indicazione: nel giro di pochi giorni fu chiaro a tutti che partecipare alla festa equivaleva a esistere.
L’onta di non essere stati invitati generò scene incredibili: molti tra gli esclusi decisero di andare all’estero, fingendo di avere un impegno improrogabile, e ci fu chi arrivò ad offrire cospicue somme in denaro a Capote, che rifiutava sdegnato, ma in realtà era deliziato per questo inequivocabile segno di trionfo. Perfino Robert Silvers, direttore della New York Review of Books, cercò di intercedere per la moglie di uno scrittore che minacciava il suicidio nel caso non fosse stata invitata, mentre abbondavano coloro che mentivano, dicendo di aver rifiutato l’invito: musica per le orecchie di Capote, che sbugiardò tutti gli impostori.
frank sinatra mia farrow black & white ball
Tra i 540 eletti c’erano nobili di ogni parte del mondo — i più ammirati furono il maraja di Jaipur e signora — finanzieri, pochi intellettuali e molte star tra cui Frank Sinatra, che entrò mascherato insieme alla moglie Mia Farrow, Henry Fonda, Greta Garbo e Candice Bergen. Memore della massima di Étienne de Beaumont, secondo cui una festa non si organizza per qualcuno, ma contro qualcuno, Capote inserì nella lista anche alcune persone di nessuna fama.
andy warhol black & white ball
E insieme ad Andy Warhol si divertì pazzamente a vedere i Vanderbilt e i duchi di Windsor che danzavano insieme a gente sconosciuta. Altra scelta al vetriolo fu quella di invitare Linda Bird, la figlia del presidente Johnson, ma non il compagno George Hamilton, considerato un attore di serie b. Fece poi in modo che si sapesse che tra gli esclusi c’erano l’ex amico Kenneth Tynan, che aveva stroncato A sangue freddo, e l’odiatissimo Gore Vidal, che conosceva quel mondo alla perfezione per la parentela con Jackie Kennedy.
Ogni dettaglio fu organizzato con cura maniacale. Le danze furono avviate da Lauren Bacall e Jerome Robbins, il coreografo di West Side Story. Furono pochissimi coloro che osarono rifiutare l’invito: il sindaco John Lindsay, Nelson Rockefeller e il ministro della Difesa Robert McNamara, preoccupati che si scatenassero polemiche per via della guerra in Vietnam, in quei giorni all’apice della violenza. Soltanto Norman Mailer, giudicato il meno elegante tra tutti gli invitati, osò parlare di politica durante la festa.
Fu quello il momento in cui Capote cominciò a coltivare il sogno di diventare il Proust americano, ma il progetto, a cui diede il titolo di Preghiere esaudite fu abortito sul nascere.
Troppo piacere per la mondanità, troppo poco tempo dedicato alla scrittura, e, soprattutto, troppa furia autodistruttiva. Dieci anni dopo pubblicò su Esquire un racconto intitolato La Côte Basque 1965, nel quale raccontò miserie e segreti del suo mondo, a cominciare dalla cerchia ristretta delle sue amiche altolocate (la vicenda è raccontata da Melanie Benjamin ne I cigni della Quinta strada, edito da Neri Pozza).
Ann Woodward, una delle protagoniste della vita mondana di New York, si riconobbe e si suicidò, e da allora Capote fu ostracizzato dalla società che era riuscito a conquistare. In un’intervista televisiva raccontò che abusava di sostanze stupefacenti per accelerare l’inevitabile momento finale, ma passarono altri anni prima della morte, e non ci fu giorno in cui non ricordò quella festa leggendaria: «Il momento più alto della mia carriera e della mia vita, molto più dei miei libri».
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