MIKE, ALTRO CHE “ALLEGRIA!” – IN ANTEPRIMA ALLA FESTA DI ROMA, LA MINISERIE SU MIKE BONGIORNO, INTERPRETATO DA CLAUDIO GIOÈ – IL RITRATTO DI UN UOMO TORMENTATO PRIMA DEL GRANDE SUCCESSO, CON UNA VITA PERSONALE COMPLESSA: LA RESISTENZA COME STAFFETTA PARTIGIANA, IL PADRE RITROVATO IN AMERICA, LA RADIO E GLI INIZI IN RAI, IL FLOP DI “GIOCHI IN FAMIGLIA” – IL LEGGENDARIO “ALLEGRIA!” ARRIVA SOLO ALLA FINE DELLA SECONDA PUNTATA… – VIDEO

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Estratto dell’articolo di Paolo Conti per il “Corriere della Sera”

 

claudio gioe' interpreta mike bongiorno in mike claudio gioe' interpreta mike bongiorno in mike

Un Mike intimo, spesso tormentato, con una vita personale complessa e dolorosa, costellata da amarezze, distacchi familiari e sentimentali, lunghe fatiche per approdare al successo: certo non l’archetipo del personaggio pubblico ricco, famoso, sempre felice, spensierato.

 

Il leggendario «Allegria!» arriva solo alla fine della seconda puntata, nella parte dedicata al «Rischiatutto», all’immenso consenso ritrovato nel 1970 dopo gli anni di crisi professionale e umana nati dal flop di «Giochi in famiglia», format accantonato dalla Rai dopo una unica stagione nel 1967 nonostante gli ottimi numeri, sull’onda di una crescente stanchezza dei dirigenti Rai di quel tempo intorno al modulo del quiz.

 

Il Mike Bongiorno raccontato nella miniserie tv «Mike», in onda in due puntate su Rai1 lunedì 21 e martedì 22 ottobre, e che verrà presentata in anteprima stasera alla Festa di Roma, è esplicitamente lontano dai facili effetti delle ricostruzioni bio-televisive. Il centenario della nascita di Mike e il 70° anniversario della Rai si intrecciano, è un capitolo di storia contemporanea italiana.

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La regia di Giuseppe Bonito (coproduzione Rai Fiction-Viola Film, soggetto e sceneggiatura di Salvatore De Mola) propone un Mike affidato, nella sua maturità, alla capacità mimetica di Claudio Gioè, capace di riproporre anche le cadenze italo-americane del vero Mike e la sua famosa pettinatura un po’ cotonata [...]

 

Il pretesto narrativo è una (inventata) intervista, quasi una lunga seduta psicoanalitica, al Mike degli anni d’oro di «Rischiatutto» che ripercorre gli inizi della sua vita divisi tra Stati Uniti e Italia, tra il padre italo-americano a New York e la madre altoborghese a Torino.

 

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Forse il grande pubblico ignora un pezzo importante dell’identità di Mike: la stagione in cui, appena ventenne, partecipa a Torino alla Resistenza come staffetta partigiana, utilissima per la sua perfetta conoscenza dell’inglese, e rischia la fucilazione da parte della Gestapo dopo l’arresto. Una radice fieramente antifascista che conserverà per tutta la vita.

 

Poi la stagione americana, dove ritrova un padre quasi dimenticato e scopre la vocazione radiofonica. La vicenda italiana comincia grazie a Vittorio Veltroni, grande protagonista prima dell’Eiar e poi della nascita della Rai, la nostra tv pubblica come primo direttore del Telegiornale (interpretato da Massimo De Lorenzo).

 

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Vittorio Veltroni ascolta Mike alla radio nelle trasmissioni per gli italo-americani, gli propone di tornare a Torino e di esordire nella prima trasmissione di intrattenimento, «Arrivi e partenze» cominciata il 3 gennaio 1954, poi lo sostiene per «Lascia o raddoppia» del 1955. [...]

 

Lo spiega Mike in un passaggio: «Per me era come un padre». Il film ricostruisce nel dettaglio ambienti americani e italiani dell’epoca: strade, abiti, musiche, abitudini. Ma l’altro filo narrativo è la costante presenza del personaggio di Daniela Zuccoli (moglie di Bongiorno dal 1972 alla sua morte nel 2009, madre dei suoi tre figli, nel film è produttrice associata, l’attrice è Valentina Romani): è lei, vuole dirci il film, che darà a Bongiorno quella famiglia che ha sempre cercato dopo la separazione dei genitori e due matrimoni falliti.

 

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C’è l’amarissima pagina del Festival di Sanremo 1967 con il suicidio di Luigi Tenco e le accuse a Bongiorno di insensibilità: il film racconta un’altra storia, una versione di Mike psicologicamente inedita, che contraddice i tanti articoli in cui venne attaccato per non aver sospeso il Festival. La fiction si ferma all’apice di «Rischiatutto». […]

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