Estratto dell'articolo di Mirella Serri per “la Stampa”
Come mai in questi anni le più propense a denunciare le molestie sessuali sono state proprio le attrici? Se lo chiede Lucetta Scaraffia nel suo recente articolo su La Stampa, analizzando i dati dell'associazione Amleta secondo cui in Italia ben il 40% dei registi cinematografici ha insidiato l'altra metà del cielo. Come mai dunque proprio le attrici sono in prima linea nel Me Too italiano?
Scaraffia non ha dubbi: le donne di spettacolo cercano tutti gli escamotage possibili per conquistarsi le luci della ribalta e denunciano i molestatori «per ovvie ragioni di pubblicità». Siamo proprio sicuri che sia così?
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Un gran numero di signore e signorine si sono negate alle proposte indecenti. Qual è stato il loro destino? Che carriere hanno fatto? Di quali privilegi hanno goduto? Non lo sappiamo. Sappiamo per certo che quelle che hanno ceduto alle violenze fisiche e/o psicologiche spesso e volentieri non hanno avuto nulla o quasi nulla in questo scambio osceno, e si sono dovute rendere conto che neppure il sesso estorto è una via sicura per procedere spedite alla conquista di quattrini, benemerenze e poltrone. Il potere è potere e, in quanto tale, è spietato, non è detto che rispetti i patti espliciti o sottintesi. Per rimanere nell'ambito delle «donne di servizio», quanti libri abbiamo letto e quanti film abbiamo visto con protagonista la povera collaboratrice ingravidata e abbandonata?
Stessa regola può valere per le professioniste che, concedendo le loro grazie al capo, ne hanno ricavato solo umiliazioni. Da anni le donne più consapevoli combattono perché le molestate rendano pubbliche le sopraffazioni e per allungare i tempi previsti dalla legge (oggi pochi mesi) per presentare gli esposti. Al contrario adesso Scaraffia esorta: ragazze rassegnatevi! La lotta dei sessi è lotta di classe, rimanete a casa come le Sante e le Madonne d'altri secoli e se qualcuno vi molesta siategli grate! Forse, ma non è detto, farete carriera.
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