Stefano Mannucci per ''il Fatto Quotidiano''
L' orchestra del Dolby Theatre suonava Quando quando quando alla cerimonia per gli Oscar, mentre Parasite faceva incetta di statuette. Se chiedete al regista Bong Joon-ho come gli sia venuta l' idea di piazzare nella scena clou In ginocchio da te (ancor prima utilizzata da Canet per Blood Ties) vi risponderà che suo padre possedeva una vasta collezione di 45 giri italiani. Lui è andato a cercare Gianni Morandi sul web, e ha scoperto che la canzone era anche un fortunato "musicarello" girato a Napoli nel '64.
La scatola sudcoreana del gioco di memorie cinemato-pop contiene una domanda: nel mondo hanno più considerazione per la nostra musica leggera della Golden Age di quanta ne abbiamo noi? Le produzioni internazionali, hollywoodiane e non, ripescano volentieri per le colonne sonore i classici vintage del Belpaese.
Prima che la Carrà fosse incoronata da Sorrentino, A far l' amore comincia tu tambureggiava su Gocce d' acqua su pietre roventi di Ozon e in una puntata di Doctor Who; Scorsese omaggiava Paoli con Il cielo in una stanza su Quei bravi ragazzi; Meravigliosa creatura e la Nannini spuntavano in Festen di Netzer e il Jovanotti di Una tribù che balla faceva capolino in Un boss sotto stress di Ramis; Gloria echeggiava dentro The wolf of Wall Street, ma Tozzi era un must (con Stella stai) nel soundtrack di Spiderman: Far From Home; Mina è musa per Almodóvar in Tacchi a spillo (reinterpretata da Bosè) e in Dolor y Gloria. Spiazzano i Ricchi e Poveri e la loro Sarà perché ti amo ne L' effrontée di Miller, per non dire de Il mondo di Jimmy Fontana in Questione di tempo di Richard Curtis.
A proposito di Oscar, il polacco Ida rilanciava 24mila baci e Guarda che luna. "Noi italiani siamo provinciali, troppo critici sul patrimonio della nostra canzone. Ci siamo vergognati pure di Sanremo", riflette Mara Maionchi: "Ma in quelle storie di tre minuti ci ritrovavamo tutti, era una condivisione culturale duratura, grazie anche alla loro cantabilità. C' erano arrangiatori come Morricone o Bacalov, e poeti che mettevano le parole giuste sulle melodie. Lo spirito nazionale induceva all' ottimismo, al sogno. Un vento che è soffiato poi oltre i nostri confini".
Mario Lavezzi, autore di successi per tutto il pattuglione di big tricolore, ora in tour per il suo box E la vita bussò, spiega: "All' estero amano i nostri evergreen perché riverberano un' era in cui avevamo valori molto più solidi, non solo nella musica: design, moda, auto, cucina. Noi emulavamo gli anglosassoni, ma a Sanremo Wilson Pickett cantava per Battisti. Come catturavamo la magia? Io suonavo la chitarra davanti allo specchio, senza registrare. Avevo imparato a non arrendermi dopo che ero stato costretto a lasciare i Camaleonti per la naja. La svolta, al ritorno, fu Il primo giorno di primavera".
Alberto Salerno, penna illustre su Io vagabondo, Terra Promessa o Lei verrà, sottolinea: "Certe canzoni hanno bucato tempo e spazio perché erano davvero popolari, alla portata di tutti. Sono state rivalutate negli anni, mentre allora si approvavano solo le cose d' autore, più complesse e intellettuali. A noi ragazzi dei 60 servivano motivetti per baciare le ragazze, e nei 70 per capire chi eravamo. Mi commossi sentendo intonare Io vagabondo da una folla di giovani ai funerali di Muccioli a San Patrignano. All' Oscar non ci sono arrivato: giusto uno spot per il brodo Knorr con uno scampolo di Donne".
Ma qualcuno, anche se per vie indirette, può rivendicare un piccolo merito sul trionfo italiano del 1965, quando Ieri oggi e domani fu scelto dalla Academy come miglior film straniero. Racconta Edoardo Vianello: "La sera in cui conobbi la Loren mi presentai: ero l' autore de La partita di pallone, che il suo personaggio canticchiava a cappella prima dello spogliarello. Sophia sorrise. Mi disse che non ne sapeva nulla ma meritavo di essere citato, e che avevamo qualcosa in comune. 'Anche mio figlio si chiama Edoardo', spiegò".
Vianello ha firmato brani che hanno venduto 60 milioni di copie, sigle indelebili delle estati senza fine dei 60, "un' epoca di innocenza in cui il juke box ci aiutava a rimorchiare, a vivere le cotte". Lo hanno saccheggiato in tanti: da Dino Risi ai Vanzina, e Totò lo ha parodiato. "Due anni fa, nella serie tv Usa Masters of none Alessandra Mastronardi accennava a Guarda come dondolo. Per un paio di settimane quel mio pezzo è rientrato, mezzo secolo dopo, nella top ten americana. Un miracolo: visto da qui appare inspiegabile".
edoardo vianello canta per i suoi amici foto di bacco (1) pippo baudo edoardo vianello foto di bacco edoardo vianello canta per i suoi amici foto di bacco (6)