Paola Italiano per "la Stampa"
«SE telefonando potessi dirti addio, te lo direi, se guardandoti negli occhi potessi dirti basta, te lo direi». E invece no: c'è chi non riesce a farlo, e non lo fa. Sono quelli che spariscono, che non chiamano perché non sanno dire, non parlano perché non sanno spiegare, evitano perché non sanno affrontare la fine di una storia.
Un dissolvimento che prende il nome di «ghosting»: e che oggi si manifesta nelle molteplici forme che può avere un'assenza: non esserci vuol dire non farsi vedere, non chiamare, ma anche non rispondere alle email, rendersi invisibile sui social, nelle chat, bloccare qualcuno impedendogli l'accesso a ogni istante della vita che si decide di condividere online.
Morgan ne parla il sabato sera su Rai 1: e se accendere un faro sul fenomeno è importante, si tratta però di materia da maneggiare con cura, perché si entra nel territorio della medicina, della depressione e dei disturbi della personalità. «Il ghoster sparisce da un momento all'altro, senza un motivo evidente, magari anche dopo anni di relazione», spiega Tiziana Corteccioni, psichiatra e psicoterapeuta. E bisogna subito mettere dei paletti.
Il ghoster non dà nessuna spiegazione: non è una persona che dice «è finita, non ti amo più, ora smettila di cercarmi». Non dice proprio nulla. E da qui nasce la prostrazione della vittima: «Si prova una profonda rabbia, ci si sente impotenti perché non si riesce a dare una spiegazione: e allora scatta il meccanismo per cui la vittima si attribuisce la colpa di questa sparizione, comincia a pensare di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato».
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La vittima si sente il carnefice, e questo provoca un'ansia che può diventare depressione, e allora serve un aiuto medico per venirne fuori. «Io finché non l'ho vissuto - ha detto Morgan sabato sera - non avrei mai immaginato che le ripercussioni potessero essere anche dei danni fisici. L'idea di non poter parlare a una persona a cui vuoi parlare ti fa mancare il fiato».
È un terreno scivoloso e se ne rende conto poco dopo la trasmissione Roberta Bruzzone, la criminologa opinionista di Ballando con le Stelle che commenta così:
«La sofferenza per essere stati lasciati non legittima la persecuzione di chi ha deciso di non voler più avere a che fare con noi/voi. Ci sono ottimi Professionisti della salute mentale a cui rivolgersi per evitare di trasformarsi in stalker o anche peggio».
Ma capita davvero che la vittima del ghosting, non facendosene una ragione, si trasformi in stalker? «Nella mia esperienza no- risponde la psicoterapeuta -: se succede è perché anche la vittima ha a sua volta una fragilità».
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E la cosa peggiore che può accadere a una vittima che cerca di reagire è lo «zombieing»: il fantasma riappare, torna, magari dopo anni. Quasi sempre viene riaccolto, quasi sempre sparisce di nuovo senza dire ba. Dare spiegazioni vuol dire assumersi una responsabilità. Significa trovarsi a dover gestire angoscia e rabbia. Morgan dice «Non dimenticare che hai detto ti amo a una persona, anche se non la ami più», lamentando il silenzio opposto da chi sparisce:
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e nessuno può dargli torto, se non fosse che a chi sparisce in questo modo non si può chiedere un comportamento razionale, perché spesso alla base ci sono disturbi della personalità. «È un comportamento tipico del narcisista - dice Corteccioni - il cui tratto distintivo è l'assenza di empatia e quindi non considerare minimamente cosa proverà l'altra persona». Insomma, il ghoster con il suo comportamento fa molti danni, ma è anche una persona che ha bisogno di un percorso terapeutico. Morgan parla anche di allarme ghosting tra i giovani: «È vero. È un fenomeno molto comune, anche perché molto di più trai ragazzi le relazioni sono digitali.
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E il ghosting è uno degli effetti collaterali negativi: se da un lato diventa molto più facile incontrarsi, se stare dietro una tastiera toglie molte paure e insicurezze, dall'altro diventa anche molto più facile sparire. Il problema però è più ampio: quello che manca è un'educazione relazionale, l'insegnare come si può costruire una relazione sana che rispetti i bisogni propri, ma anche quelli dell'altro».
2 - MORGAN REPLICA AI POST DELLA CRIMINOLOGA ROBERTA BRUZZONE
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Luca Dondoni per "la Stampa"
«Credo che su Rai1 e in prima serata non si fosse mai parlato di "ghosting" e mi fa piacere essere stato il primo. La verità è che bisogna maneggiare questo tema con delicatezza, evitando di farne uno strumento di polemica».
Ma dove c'è Morgan c'è (spesso) polemica e le parole del musicista nella clip di presentazione di una esibizione nei panni di ballerino concorrente al programma della Carlucci sono state Ballando sulle Stelle era una semplice clip per presentare un'esibizione è diventato oggetto di dibattito. In studio alla trasmissione di Rai 1 c'era la criminologa Roberta Bruzzone, opinionista del programma.
Non ha detto nulla in diretta, ma successivamente ha postato sui social: «La sofferenza per essere stati lasciati - ha scritto Bruzzone - non legittima la persecuzione di chi ha deciso di non voler avere più nulla a che fare con voi/noi. Ci sono ottimi professionisti per non diventare stalker o peggio».
Il riferimento non è diretto, ma è implicito: Morgan è stato denunciato da una sua ex per stalking. La procura di Monza aveva chiesto per l'artista il rinvio a giudizio, ma le carte sono passate per competenza territoriale a Lecco. Il musicista si è sempre proclamato innocente.
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«La verità - è la controreplica di Morgan a Bruzzone - è che bisogna maneggiare questo tema con delicatezza, evitando di farne uno strumento di polemica. Se si contrappongono i pregiudizi ci rimette un attimo anziché aiutare le vittime di ghosting, acutizzare le drammatiche laceranti sofferenze di chi si trova devastato ad affrontare un'esperienza traumatica non prevista, spaventosa, che all'improvviso massacra una vita normale. Il ghosting può diventare una catastrofe dalla quale spesso, chi ci cade, non emergerà più».
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«Sabato a "Ballando con le stelle" - aggiunge ancora l'artista - ho proposto con delicatezza, poeticità, umiltà un momento di tv culturale che può essere socialmente utile. La dottoressa Bruzzone dovrebbe essere anche lei infastidita dal ghosting perché quando penso al modo in cui finiscono certi rapporti mi vengono in mente bruttissime sensazioni di violenza e di infelicità.
Dico alla dottoressa Bruzzone che rimango disponibile per affrontare insieme a lei se fosse interessata il tema che possiamo chiamare la "violenza del silenzio" o ancora meglio il "silenzio punitivo del narcisista. Nessuno - conclude Morgan - giustifica chi opera dello stalking, ma ne indaga l'origine per evitarlo e prevenirlo. Nel caso del ghosting se si chiama "stalker" una persona che ha bisogno e vuole parlare con chi lo ha lasciato mentre invece non si indaga il fatto che possa essere ferito e disperato anche qui si fa un errore».
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