Estratto dell’articolo di Ida Di Grazie per www.leggo.it
LELE MORA AI FUNERALI DI SILVIO BERLUSCONI
Lele Mora, personaggio televisivo e storico agente del mondo dello spettacolo, si è raccontato ai microfoni di “One More Time” di Luca Casadei. Figlio di contadini Mora si è trovato a vivere una vita da sogno, fatta di lusso estremo, fama, amicizie importanti, come quella con Silvio Berlusconi, fino al crollo con l'arresto per bancarotta e il tentato suicidio. […]
Un incontro fortunato gli cambierà la vita: «Ho conosciuto Giampiero Malena, il manager di Pippo Baudo, ma amico di tanti altri, che mi ha detto: “Guarda Lele, tu hai un carattere meraviglioso e puoi fare il lavoro che faccio io, hai più pazienza di me, sei più dolce, sei più attento, sei più delicato su alcune cose. Ti porterò con me in vari posti”. Così è successo e devo dire che Giampiero è stato il mio passe-partout per tutto quello che ho fatto.
lele mora mostra gli orologi su instagram
Sono riuscito a entrare a Mediaset a 22/ 23 anni, e la prima persona che mi ha presentato è stata Fatma Ruffini - che io chiamo: “la televisione”, perché grazie a lei io ho imparato a fare televisione – che mi ha dato il primo incarico: mi fece un contratto di varie puntate di “Scherzi a parte”».
«Tramite un’amica - prosegue Mora - ho conosciuto Giannina Facio, la moglie di Ridley Scott. Era venuta ad abitare addirittura a Verona, a casa mia. Lì io ricevevo tutti, da Stallone a Maradona a Pelè. Poi nella storia di “Scherzi a parte” ho fatto tanti scherzi a tante star internazionali. […]».
Sulla sua grande amicizia con Silvio Berlusconi: «Ho incontrato Silvio Berlusconi nei primi anni ’80. Mi ricordo che la prima volta che sono stato invitato a Villa Certosa in Sardegna ci siamo rivisti, io sono entrato dalla porta di servizio e lui mi è venuto incontro e ha detto: “finalmente rivedo Lele Mora. È un grande piacere”. Io ho risposto: “No, il piacere è mio perché incontro il Mio Presidente”. Io lo chiamavo “il mio presidente”, gli davo del Lei.
Nacque un’amicizia molto bella, molto vera e molto sincera che continuò per tanti anni. Ci sentivamo cinque, sei volte al giorno: “vieni a cena da me stasera, ci vediamo domani”. Ero molto lusingato di aver incontrato e di avere a che fare con uomo come lui.
Nel periodo in cui lo frequentavo, c’era tanta gente che mi chiedeva di venire ad Arcore a cenare con lui o a conoscerlo, però io non mi sono mai permesso di invitare nessuno perché la volevo tenere per me questa grande amicizia».
L'agente ha scoperto di essere in arresto tramite la tv: «Sono stato arrestato per bancarotta perché avevo un debito con l’ufficio entrate. Stavo trattando per pagare questo debito, ma non è stato possibile: ero già stato in tribunale per fare un accordo ma il giudice non aveva accettato la dilazione di pagamento che avevo prospettato.
Hanno emesso un mandato di cattura. Io ero seduto alla mia scrivania quel giorno e ho visto nel sottopancia delle televisioni: “Arrestato Lele Mora”. Dopo circa tre orette, è suonato il campanello: la Guardia di Finanza è entrata in ufficio con un mandato di arresto. Poi mi hanno accompagnato nel carcere di Opera e lì ho fatto dentro 407 giorni».
Sul tempo passato in carcere e sull’orto-terapia che lo ha aiutato ad andare avanti: «Ero in isolamento, con sorveglianza a vista e divieto di incontro per tutto il tempo. Quando uscivo dalla mia cella c’erano 7/8 guardie che mi accompagnavano a colloquio con l’avvocato o dai parenti. Vedevo girare per il carcere Riina senza guardie e io, invece, ero seguito da otto di loro.
Un mio vicino di cella era Olindo di Erba. Ho chiesto al comandante di poter creare un orto dietro il carcere. L’ho fatto pulire bene con dei detenuti che mi sono fatto dare e ho creato un orto meraviglioso: era “orto-terapia” e mi aiutava. […]».
Sul tentato suicidio in carcere: «Queste cose non si devono mai fare. Era la Vigilia di Natale, erano venuti i miei figli e vederli andare via dalla finestra mi ha fatto sentir morire. Sono tornato in cella, non ho più pensato a niente, solo: “Perché devo stare qua? Perché devo soffrire così tanto e far soffrire così tanto i miei figli? Se mi tolgo la vita, forse è la cosa più bella”.
LELE MORA PAPA GIOVANNI PAOLO II
Vicino al mio letto, c’era una lampada tutta incerottata, ho staccato tutto lo scotch, mi sono messo un asciugamano in bocca e mi sono incerottato. Penso di essere anche svenuto perché non respiravo più. È arrivato il poliziotto penitenziario, mi ha chiamato e io non ho risposto.
Subito mi hanno caricato e portato in ospedale. Per via di quel gesto, poi, ho avuto due ischemie brutte. Sono cose che non vanno fatte. Una notte poi mi sono addormentato e credo di aver avuto una visione di Padre Pio, mi ha detto: “stai sereno, stai tranquillo che nel giro di pochi giorni andrai a casa”».
Sulla sua bisessualità e su quando si è innamorato di una persona del suo stesso sesso: «Non amo l’altro sesso, ho delle attenzioni, che è diverso. A volte ci sono delle sensibilità verso un’altra persona, magari anche del sesso opposto. L’ho scoperto perché mi sono innamorato di qualcuno ed era la prima volta che mi succedeva.
Non ne ho parlato con i miei figli, lo avevano capito, ma non abbiamo mai affrontato l’argomento: sono molto riservati e molto attenti a queste cose. Può darsi avessero paura di ferirmi».
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