Elena Stancanelli per la Repubblica
Lo stesso giorno muoiono il cantante dei Prodigy e Dylan di Beverly Hills.
E anche quelli distratti, anche quelli che non si accorgono di simboli e metafore nemmeno se gli fanno il disegnino, sobbalzano: addio agli anni Novanta. Addio a due protagonisti di un mondo diventato vecchissimo alla velocità della luce. Mai nella storia un decennio si è dissolto con tanta decisione e nessun rimpianto, travolto dal più grande successo planetario di tutti i tempi. È arrivato internet, chi se ne frega dell' electro punk, dei college americani, dei jeans a vita alta. Ma noi che c' eravamo, che siamo coetanei di entrambi (anno più anno meno) da cosa ci congediamo, davvero? Non certo dalla nostra giovinezza, che se n' è andata da un po'. Ma da un mondo che, provo a dirlo come meglio posso, procedeva più o meno alla stessa velocità del tempo.
Beverly Hills andava in onda e poi in replica, ma per guardarlo dovevi essere lì, davanti al televisore.E noi c' eravamo, tanto più che dall' America arrivavano ancora le sorprese, i vestiti che qui non si trovavano, certe sfumature di biondo che nessun parrucchiere italiano sapeva riprodurre.
Erano gli anni in cui non avevamo ancora imparato la smarginatura: le serie tv le vedevamo in unico modo, i personaggi si esprimevano soltanto con le battute della sceneggiatura.
C' erano le riviste, per scrutare nelle vite degli attori, ma quando uscivano sbronzi dai locali non c' erano i telefonini a fotografarli.
Né c' era più nessuna via Veneto dove andarli a pizzicare.
Non era tanto una questione di immedesimazione, ma di esattezza. E seppure Dylan era epigono di James Dean e delle gioventù bruciate, persino nel modo di tenere la testa e strizzare gli occhi, la sua dannazione minima ci seduceva di nuovo.
Perché avevamo abbastanza tempo, perché non c' era un altro tempo accanto con cui distrarci.
Perché il tempo, negli anni 90, andava in un' unica direzione, e qualche volta si bloccava anche.
In quegli anni, un giorno, camminavo per Palermo. Mi ferma un uomo, adulto, mi guarda un po' torvo, chiama i suoi amici, adulti. E mi indica: Kelly! Kelly di Beverly Hills! Dico no, guardi, si sbaglia. Sì sì: Kelly. Insistono anche i suoi amici adulti, indicandomi. Dico no, davvero, oltretutto mi sente: sono italiana, come faccio a essere Kelly?
Non capisce, ma a malincuore mi lascia andare. Ecco com' eravamo: scemi. Ma perfettamente piantati nella nostra scemenza. E anche di questo si può avere nostalgia.
elena stancanelli kelly di beverly hills DYLAN CON BRENDA E KELLY ELENA STANCANELLI AL PREMIO STREGA