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(Adnkronos) - Decidere o delegare. Pare che l'ad Rai abbia deciso di delegare. Non alla politica che, a suo dire, non bussa più alle porte della Rai come ha precisato nell'intervista rilasciata a fine ottobre.
E neppure ai consiglieri di amministrazione che, anzi, sarebbero irritati proprio in ragione di un loro scarsissimo coinvolgimento. Delegare direttamente a Palazzo Chigi che si sarebbe ritrovata col cerino in mano. E, quindi, con la responsabilità, non cercata sia ben chiaro, di dire la propria e di 'aiutare' l'ad Rai a districarsi nella sua relazione con la politica che forse potrebbe aver bisogno di una messa a punto.
E, a quanto apprende l'Adnkronos, anche con gli stessi consiglieri di amministrazione che gli avrebbero chiesto di scrivere nero su bianco in un documento sui criteri che intende seguire per nominare i nuovi direttori delle testate Rai e delle Direzioni di Genere. Documento che l'ad Rai potrebbe consegnare proprio domani ai consiglieri alcuni dei quali, però, troverebbero più sensato un rinvio delle nomine, proprio per dare valore al documento dell'ad e, banalmente, per poterlo leggere con attenzione prima di ritrovarsi il menù editoriale del Servizio Pubblico italiano bello che servito. L'importante, si dice, è vincere, non partecipare.
Ecco, vorrebbero almeno partecipare.
Infiliamoci ora nello scivoloso toto nomine che, come ad ogni vigilia o antivigilia che sia (il Cda si terrà a Napoli dopodomani), è sempre un passaggio inevitabile quanto soggetto a cambiamenti dell'ultima ora. Tg1: Monica Maggioni sarebbe la giornalista individuata per guidarla sebbene il Pd non la senta così vicina e sebbene nella redazione della testata ammiraglia già si senta un brusio di fondo e si veda più di un naso storto. Tg2: Giorgia Meloni avrebbe mostrato perplessità sulla riconferma di Gennaro Sangiuliano alla guida del telegiornale, ma il sostegno convinto di Lega e Forza Italia avrebbe dato forza alla riconferma. Tg3: se Mario Orfeo fosse disponibile ad un cambiamento che lo porti, per esempio, a guidare una Direzione di genere, sarebbe Simona Sala (attuale direttrice Radio 1 e Gr Radio Ra) a prendere il suo post per la gioia del Partito democratico che fa il tifo per lei in quel ruolo.
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E a timonare la Radio ammiraglia potrebbe essere nominato Nicola Rao, attuale vicedirettore della Tgr molto gradito a Giorgia Meloni. E ora, appunto, la Testata Giornalistica Regionale: Alessandro Casarin resterebbe esattamente dove si trova o al massimo il suo posto poterebbe essere assegnato al condirettore Roberto Pacchetti. Tradotto: la Lega ha tenuto duro e, aiutata da Forza Italia nella difesa del duo molto stimato, ha vinto. Rai Parlamento nessuna nuova: dovrebbe restare saldo sul ponte di comando Antonio Preziosi.
LA PARTITA DELLE NOMINE
Mario Ajello per il Messaggero
Il cosiddetto Partito Rai contro Palazzo Chigi. Le indiscrezioni crescenti sul possibile sbarco alla guida del Tg1 di una professionista esterna all'azienda di Viale Mazzini - Sarah Varetto, provenienza Sky - ha scatenato l'altolà da parte del sindacato interno. Un non vi azzardate indirizzato ai consiglieri di Draghi che sponsorizzano l'arrivo di una papessa straniera e anche all'amministratore delegato Fuortes in continua interlocuzione con il governo, azionista della Rai, per la nomina nel tiggì più importante del servizio pubblico.
Insomma, l'Usigrai fa muro di fronte alla possibilità Varetto, non per un fatto personale naturalmente ma in linea di principio: spazio alle risorse interne! Di fatto, i curricula dei candidati alla guida dei tiggì arriveranno oggi entro le 11,30 sul tavolo dell'ad, cioè 24 ore prima della riunione del Cda di domani a Napoli.
E intanto la barricata Usigrai è così concepita: «Non serve nessuna salvatrice - si legge in una nota del potente sindacato - e nessun salvatore della patria che arrivino dall'esterno. Sarebbe uno schiaffo assestato a una intera azienda».
E così, sembra che per il Tg1 - ma le sorprese possono arrivare fino alla fine e la carta esterna è ancora cara a Palazzo Chigi dove c'è' chi dice: «Ma da quando nelle aziende comandano i sindacati?» - sia terreno di derby tra due interne: Monica Maggioni e Simona Sala.
Molti fanno notare che quest' ultima avrebbe alcuni punti a suo vantaggio: libererebbe il posto alla guida del giornale radio per Carboni (ma non è automatico che il direttore del Tg1 uscente debba essere ricollocato immediatamente), è area dem ma con ottimo gradimento nei 5 stelle più influenti (Di Maio la sostiene e a lui non dispiace anche la Maggioni, mentre Conte ancora si impunta su un nome solo che è quello di Carboni) e rispetto alla collega che è stata anche presidente Rai è considerata una figura di maggiore novità.
Ma fino a tarda sera, ieri, il puzzle era ancora da definire. Circolava all'ora dell'aperitivo questo schema da tutti maneggiato però con molta cura («Non è che è una boiata o un depistaggio?», alcuni dei commenti): al Tg1 la Maggioni, al Tg2 la conferma di Gennaro Sangiuliano, al Tg3 la Sala qualora Mario Orfeo dovesse traslocare alla direzione di genere degli Approfondimenti informativi (ossia coordinamento dei talk) con Nicola Rao destinato alla guida di RadioUno. Trattative serratissime, ricerca di una difficile quadra che non scontenti i vari partiti. Il nodo politico è anzitutto quello dei 5 stelle. La perdita del Tg1 sarebbe per Conte uno smacco e lo smacco ci sarà, magari attenuato - ma non tanto per l'ex premier quanto per gli stellati tendenza Di Maio - dall'avvicendamento con la Sala. Oltretutto anche Rai3, casella finora ritenuta da M5S sicura nelle mani di Franco Di Mare, visto il prossimo pensionamento del direttore tornerà in ballo. Ma forse ancora più clamorosa è la difficoltà del centrodestra.
SCONTRO INTERNO Sulle nomine Rai, nell'incontro Salvini-Meloni dell'altro giorno c'è stata spaccatura. Matteo ha detto a Giorgia: «Il Tg2 resta a Sangiuliano, punto. E' un professionista che rappresenta l'intera coalizione, e quindi anche voi». La pensa così anche Forza Italia. La Meloni, che avrebbe ben visto in quella direzione Nicola Rao, non ha forzato sul Tg2, ma ha ribadito con molta forza - ancora scottata dal «vulnus democratico» della cacciata dal Cda Rai di Giampaolo Rossi e «l'opposizione è stata silenziata nel servizio pubblico, roba da regimi totalitari» - che FdI deve avere, «per un fatto di pluralismo e non di lottizzazione», la guida di una testata giornalistica.
Quindi? Spaccatura tra centrodestra di governo (Lega e Forza Italia) e di opposizione (FdI). E comunque: se FdI non riuscirà a far passare il principio che non si può estromettere l'opposizione dal servizio pubblico, è pronta a lanciare un referendum contro il canone non considerando giusto che lo paghino tutti gli italiani ma una parte di essi sarebbe privata di veder rappresentati i propri orientamenti politici e culturali nella tivvù di tutti. Intanto la direzione del TgR per Casarin (quota Lega) non sarà toccata così come quella del Tg2, a RaiSport dovrebbe andare Alessandra De Stefano, del Tg1 s' è detto e la casella FdI potrebbe essere ricavata così: per Rao, giornalista parlamentare di lungo corso all'Adn e poi nell'approdo al Tg2 e alla TgR come vice, la direzione di Rai Parlamento con l'attuale direttore (area forzista) Preziosi che va in America come corrispondente al posto dell'attuale Di Bella destinato alla direzione Approfondimenti informativi. Ma oggi si saprà con certezza quanto degli schemi aziendali e dei desiderata partitici diventerà dato di fatto.