IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - PERDIAMO ANCHE OWEN ROIZMAN, 86 ANNI, UNO DEI PIÙ IMPORTANTI DIRETTORI DELLA FOTOGRAFIA DEGLI ANNI ’70, L’UOMO CHE SEPPE RIPRENDERE MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO GLI INSEGUIMENTI DI MACCHINE E LA METROPOLITANA DI NEW YORK NELLO STREPITOSO “THE FRENCH CONNECTION”/”IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE”, LE ATMOSFERE GOTICHE E FUMOSE DELLA PRESENZA DEL MALIGNO IN “L’ESORCISTA” E IL FREDDO MONDO DELLE SPIE IN “I TRE GIORNI DEL CONDOR”..

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Marco Giusti per Dagospia

 

owen roizman owen roizman

Ecco, perdiamo anche Owen Roizman, 86 anni, uno dei più importanti direttori della fotografia degli anni ’70, l’uomo che seppe riprendere meglio di chiunque altro gli inseguimenti di macchine e la metropolitana di New York nello strepitoso “The French Connection”/”Il braccio violento della legge” di William Friedkin, le atmosfere gotiche e fumose della presenza del maligno in “L’esorcista”, sempre di Friedkin, con gli interni raffreddati a temperature glaciali ogni mattina per avere l’effetto del respiro visibile, il freddo mondo delle spie in “I tre giorni del Condor” di Sydney Pollack, ma seppe anche illuminare le grandi commedie del tempo, “provaci ancora, Sam” di Howard Ross con Woody Allen, “Tootsie” con Dustin Hoffman, “Il rompicuori” di Elaine May. Amico e principale collaboratore di regista come Sydney Pollack, Lawrence Kasdan, William Friedkin, venne candidato all’Oscar ben cinque volte, la prima volta, con “The French Connection” era addirittura il suo secondo film, dopo cinque anni di pubblicità, e ne vinse uno alla carriera quando era da tempo passato il suo momento magico.

 

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Nato a Brooklyn nel 1923, figlio di un cameraman professionista, si laurea in matematica e fisica al Gettysburg College, e aiuta il padre nel suo lavoro. Dopo anni di pubblicità, girerà più di 1000 spot mettendosi in proprio produttivamente, fa il suo esordio nel cinema con il regista di culto afro-americano Bill Gunn nel 1970, in “Stop”, film di minima distribuzione della Warner, per poi incontrare Friedkin per “The French Connection” nel 1971. Friedkin lo scoprì proprio vedendo “Stop” e ne rimase impressionato. “The French Connection” è il film che oltra alla nomination (venne battuta da “Il violinista sul tetto”), gli aprirà le porte delle più grandi produzioni americane del tempo, non solo per i thriller newyorkesi. Per la scena dell’inseguimento, racconta in un’intervista del tempo, che gli erano servite due settimane di lavoro, cinque camere sincronizzate, due dozzine di auto, una dozzina di stuntman. L’effetto sullo schermo fu clamoroso. Fu la nascita del poliziesco moderno.

 

Girerà poi la commedia di gangster italo-americani “La gang che non sapeva sparare” di James Goldstone con Jerry Orbach, Lionel Stander e un giovane Robert De Niro, per poi girare con Howard Ross “Provaci ancora, Sam”, con Bob Fosse lo special tv “Liza with a Z”, per il quale verrà nominato agli Emmy. Il nuovo trionfo gli arriverà grazie alla New York magica e piena di ombre e nebbie di “L’esorcista” di Friedkin, presto seguito dal film girato tutto nella metropolitana di New York “Il colpo della metropolitana” di Joseph Sargent con Walter Matthau e Robert Shaw, che diventerà un thriller di culto. Come lo sarà del resto “I tre giorni del condor”, il primo film che girerà, sempre a New York, con Sydney Pollack. Lo troviamo anche in produzione diverse, come il fantascientifico “La fabbrica delle mogli” e il western “Il ritorno dell’uomo chiamato cavallo” di Irvin Kershner con Richard Harris.

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Un nuovo vero successo gli arriva con “Network”/“Quinto potere” di Sidney Lumet, a metà degli anni ’70, mentre incontra Ulu Grosbard col quale girerà due film importanti, “Vigilato speciale” con Dustin Hoffman e “L’assoluzione” con Robert Duvall e Robert De Niro, presentato a Venezia. Con Sydney Pollack gira l’oggi un po’ scordato, ma allora grande film civile “Diritto di cronaca” con Paul Newman e Sally Field, “Il cavaliere elettrico”, “Tootsie”, “Havana” con Robert Redford, mentre incontra Lawrence Kasdan negli anni ’90, “Ti amerò fino ad ammazzarti”, “Grand Canyon”, “Wyatt Earp”, “French Kiss”. Praticamente con lui finirà la sua lunga e fortunata carriera. Non tantissimi titoli, ma tutti ottimi titoli.

 

 

 

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